TIMPANARO, Sebastiano
TIMPANARO, Sebastiano. – Nacque a Parma il 5 settembre 1923 da Sebastiano sr. (1888-1949) e da Maria Cardini (1890-1978).
Il padre, fisico con ampi interessi filosofici e artistico-letterari, fu costretto per le sue convinzioni antifasciste a interrompere la carriera universitaria cominciata a Parma; insegnò nelle scuole Pie fiorentine prima di essere nominato nel 1942, per iniziativa di Giovanni Gentile, direttore della pisana Domus Galilaeana. La madre, insegnante di materie letterarie nelle scuole medie, si era laureata in filologia classica a Napoli con Alessandro Olivieri e fu in gioventù vicina alla poesia dadaista; ebbe incarichi amministrativi e si impegnò nella riorganizzazione del sistema scolastico pisano dell’infanzia dopo la guerra.
Timpanaro studiò all’Università di Firenze, dove seguì tra gli altri i corsi di Giorgio Pasquali, Giacomo Devoto e Giuseppe De Robertis, che lo indirizzò verso i successivi studi leopardiani. Si laureò in lettere nel 1945 con Nicola Terzaghi come relatore, con una tesi su Ennio, ma il suo vero maestro rimase Pasquali, alle cui lezioni e seminari, oltre che a Firenze, partecipò come esterno anche presso la Scuola normale superiore di Pisa, città in cui la famiglia si era trasferita a seguito della nomina del padre alla direzione della Domus Galilaeana. Dal 1945 al 1959 insegnò materie letterarie in diverse scuole medie inferiori della provincia di Pisa, prima come incaricato e poi come docente di ruolo. Partecipò sempre alle attività accademiche a Pisa e a Firenze, in particolare ai seminari di Eduard Fraenkel, Augusto Campana, Alessandro Perosa. La sua produzione ebbe un notevole impatto, sia quella filologica classica sia quella sul materialismo e sulla psicanalisi. Dal dopoguerra militò nell’ala sinistra del partito socialista italiano, vicino alle posizioni di Lelio Basso e Rodolfo Morandi, e passò poi nel Partito socialista italiano di unità proletaria e nel Partito di unità proletaria. Pur senza ricoprire cariche di vertice, partecipò attivamente alla vita politica pisana, per rimanere sempre un acuto osservatore dei fenomeni politici e ideologici (fu un attento lettore di Quaderni piacentini) e un convinto sostenitore del marxismo, in particolare di ispirazione engelsiana.
A partire dai fondamentali articoli giovanili enniani, Timpanaro può essere considerato uno dei più importanti filologi classici della seconda metà del Novecento. I suoi contributi non si limitano alla letteratura latina arcaica, ma riguardano anche Lucrezio, Virgilio, Seneca, Lucano, così come autori più tardi (Frontone, Servio, Macrobio, Festo e i grammatici, l’Anthologia latina), arrivando fino all’umanesimo italiano. Importanti anche alcuni saggi eschilei e l’edizione divulgativa con ampio commento del De divinatione di Cicerone (Milano 1988, ed. rivista 1998). La sua filologia, prevalentemente ‘formale’, in quanto razionale e collegata a una lettura analitica dei testi, si esprime – come avviene anche nell’amato Giacomo Leopardi – per lo più in studi puntuali, in adversaria filologici (in gran parte raccolti in Contributi di filologia e di storia della lingua latina, Roma 1978; Nuovi contributi di filologia e storia della lingua latina, Bologna 1994; Contributi di filologia greca e latina, a cura di E. Narducci, Firenze 2005).
I contributi specifici costituiscono la dimensione privilegiata della sua ricerca, che mira al raggiungimento dell’oggettivo ‘vero filologico’ ed è lontana dalla critica letteraria estetica e da un giudizio di valore, anche se non è indifferente all’aspetto ‘ludico’ della ricerca erudita. Il percorso induttivo tipico della filologia più rigorosa gli consente di allargare lo sguardo dal singolo passo e dato concreto verso fenomeni o considerazioni più ampie. Queste caratteristiche si riflettono nello stile espositivo, sempre molto chiaro ed efficace e lontano da raffinate esibizioni linguistiche: predomina il momento ‘didascalico’, non privo di un valore politico-ideologico, e con i lettori si instaura un confronto franco, come si trattasse di un «seminario scritto» (Santangelo, 2014, p. 57), cui corrispose un atteggiamento personale di modestia e la grande disponibilità nei confronti degli altri studiosi che si rivolgevano a lui, in particolare verso i più giovani.
Dal maestro Pasquali deriva il nesso inscindibile tra filologia e storia della lingua, che si associa anche all’interesse per la linguistica come momento di avvicinamento tra storia e scienza, natura e società: il linguaggio è una «formazione in qualche modo intermedia tra le formazioni naturali e le istituzioni sociali» (Sul materialismo, Pisa 1975, p. 32). La componente fortemente razionale e scientifica della linguistica permette inoltre di riconoscere gli elementi biologici e materialistici delle diverse lingue, inquadrate storicamente. Di qui l’attenzione anche per gli studi di linguistica teorica, sebbene i suoi contributi siano soprattutto di storia della disciplina (molti dei più rilevanti sono raccolti in Sulla linguistica dell’Ottocento, Bologna 2005): negli anni Cinquanta emerse, infatti, una forte propensione per la storia della filologia e della linguistica.
Il suo primo libro, La filologia di Giacomo Leopardi (Firenze 1955, Roma-Bari 1978, 1997), riscoprì l’attività di filologo e classicista del poeta, indipendente da quella letteraria e filosofica, e costituisce un importante tassello della storia della filologia classica italiana tra Sette e Ottocento. Negli studi sul pensiero di Leopardi, conseguenti a quelli di Cesare Luporini e Walter Binni che ne accentuarono i caratteri ‘eroici’ e progressivi, Timpanaro insisté sul suo materialismo sensistico, coniugato a un profondo pessimismo, una posizione filosofica peraltro assai vicina a quella personale del critico, tanto da rendere possibile solo astrattamente la distinzione tra la sua attività di ‘leopardista’ e il suo spirito ‘leopardiano’. La sua valutazione di Leopardi nel quadro della storia culturale dell’Ottocento non fu accolta senza polemiche per il portato politico di tale giudizio in una fase di riflessione della sinistra italiana (si veda in particolare Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana, Pisa 1982).
Interrotto l’insegnamento secondario a causa delle crescenti difficoltà provate nell’affrontare gli ascoltatori («una fobia del parlare in pubblico», scrisse di sé nel curriculum vitae presentato ai Lincei nel 1989), dal 1960 fino al pensionamento nel 1983 ebbe l’incarico di redattore presso la casa editrice fiorentina Nuova Italia di Tristano Codignola. Prese parte al seminario di Antonio Rotondò a Firenze sulla critica neotestamentaria settecentesca (1983-85), per due anni come docente a contratto della facoltà di lettere.
Gli interessi per la storia della filologia culminarono nella ricostruzione storico-metodologica di La genesi del metodo del Lachmann (Firenze 1963, Padova 1981, 1985, rist. Torino 2003, tradotto in tedesco, inglese e francese), un volume di notevole impatto, la cui diffidenza, frutto dell’insegnamento pasqualiano, verso le rigidità di applicazione del metodo stemmatico suscitò ulteriori interventi e discussioni e anche qualche ripensamento. Le ricerche condotte sulla storia degli studi classici e su Leopardi portarono Timpanaro al recupero e alla rivalutazione della corrente classicistica italiana di ispirazione illuminista e dei suoi aspetti progressisti e gettarono luce su molte figure ottocentesche di filologi e linguisti: si vedano soprattutto i saggi, poi raccolti in Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano (Pisa 1965, 1969, rist. Firenze 2011), Aspetti e figure della cultura ottocentesca (Pisa 1980) e Nuovi studi sul nostro Ottocento (Pisa 1994), che riguardano numerose personalità (Pietro Giordani, Carlo Cattaneo, Graziadio Ascoli, Friedrich Schlegel, Giacomo Lignana, Theodor Gomperz, Domenico Comparetti, Angelo Mai), ma anche personaggi meno rilevanti e di altro ambito (per esempio, Pietro Canal, Francesco Cassi, Antonio Cesari, Giuseppe Fischetti, ma anche il rivoluzionario antiromantico livornese Carlo Bini, o il patriota Pietro Gioia). Da citare anche il quadro descritto in Il primo cinquantennio della “Rivista di filologia e d’istruzione classica”, in Rivista di filologia e di istruzione classica, C (1972), pp. 387-441, e i vari interventi sui filologi più recenti (Nicola Terzaghi, Giuseppe De Robertis, Giuseppe Pacella), compresi Girolamo Vitelli e Pasquali, alla cui produzione ‘stravagante’ lo avvicinano la vastità di interessi intellettuali, l’avversione per lo specialismo e la capacità di spaziare in campi differenti da quelli di formazione, ampliati da Timpanaro in conoscenze di linguistica e storia della linguistica.
Negli anni Settanta, di fervida passione politica, prevalse l’attenzione per i fenomeni politico-sociali e di storia culturale (gli scritti politici sono raccolti in Il verde e il rosso. Scritti militanti 1966-2000, a cura di L. Cortesi, Roma 2001). I saggi del volume Sul materialismo (Pisa 1970, 1975, Milano 1997, tradotto in varie lingue) sostengono, innestandolo nella tradizione marxista, un materialismo illuministico ed edonista a cui non sarà stato estraneo l’interesse ‘familiare’ per la scienza e l’apprezzamento del positivismo per lo stimolo al progresso delle conoscenze scientifiche e appunto per il materialismo di fondo che lo caratterizza. Da una posizione di convinto ateismo e antiteodicea, Timpanaro vide nell’idealismo rischi di soggettivismo antimaterialista e criticò l’ispirazione idealista del marxismo storicista e dialettico e più in generale la tendenza ‘giustificazionista’ dello storicismo, fonte di innumerevoli trasformismi e opportunismi politici. Il suo pessimismo e il suo ‘materialismo volgare’ mostrano una chiara influenza leopardiana, tanto che più volte parla del suo come una sorta di ‘marxismo-leopardismo’ (per es. in Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, cit., p. VIII). Questo spiega anche l’avversione per gli aspetti spiritualisti e anti-illuministi del romanticismo, senza però implicare una condanna generica e indifferenziata del movimento culturale e una sua identificazione con la reazione e il bigottismo contrapposti schematicamente al progressismo classicista.
Una confutazione del carattere scientifico della psicanalisi, condotta in maniera brillante, sulla base dei principi della critica testuale, mediante l’esame serrato dei suoi metodi e dei suoi procedimenti concreti, fu proposta da Timpanaro in Il lapsus freudiano. Psicanalisi e critica testuale (Firenze 1974, tradotto in inglese e spagnolo): sullo sfondo la volontà di dimostrare l’inconciliabilità tra psicanalisi e marxismo e la denuncia della piega psicologistica presa dalla dottrina freudiana dopo un inizio più decisamente positivista e materialista.
Socio corrispondente (1963) e poi effettivo residente (1986) dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, fu Corresponding fellow della British Academy dal 1975, socio corrispondente (1989) e poi nazionale dell’Accademia dei Lincei (1999). Fu inoltre socio ordinario dell’Accademia dell’Arcadia e della Società Torricelliana di scienze e lettere di Faenza.
Sposò nel 1968 l’archivista e storica della cultura settecentesca Maria Augusta Morelli (nata a Pisa nel 1938).
Morì a Firenze il 26 novembre 2000.
Opere. Per la bibliografia di Timpanaro: L’opera di Sebastiano Timpanaro 1923-2000, a cura di M. Feo, in Il Ponte, LVII (2001), 10-11, monografico: Per Sebastiano Timpanaro, a cura di M. Feo, aggiornata in Il filologo materialista. Studi per Sebastiano Timpanaro, editi da R. Di Donato, Pisa 2003, pp. 191-293; Bibliografia degli scritti di Sebastiano Timpanaro, a cura di E. Narducci - A. Russo, in S. Timpanaro, Contributi di filologia greca e latina, cit., pp. 473-504.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi, Lettere, Registro carriere degli studenti, vol. XXIII n. 22; Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Archivio, Tit. IV, b. 28, f. Timpanaro Sebastiano (contiene il curriculum vitae presentato in occasione della elezione a socio corrispondente dell’Accademia nel 1989, a stampa in S. T. e la cultura del secondo Novecento, a cura di E. Ghidetti - A. Pagnini, Roma 2005, pp. 85-88).
La sua tesi di laurea, Per una nuova edizione critica di Ennio, fu pubblicata in Studi italiani di filologia classica, XXI (1946), pp. 41-81; XXII (1947), pp. 33-77, 179-297; XXIII (1948), pp. 5-58, 235; e successivamente con modifiche in S. Timpanaro, Contributi di filologia e di storia della lingua latina, cit., pp. 623-681. I suoi libri e il suo archivio sono stati donati alla Biblioteca della Scuola normale superiore di Pisa. Da segnalare il ricchissimo epistolario: dalle lettere con i numerosi corrispondenti (oltre 1500 per più di 10.000 missive: v. l’Elenco dei corrispondenti dell’archivio S. T. disponibile in quella biblioteca e on-line: htpp://opendlib.sns.it/ODLUI_BIBSNS/CARTEGGI/Timpanaro-Junior/corrispondenti-Timpanaro_junior.pdf, 21 giugno 2019) emerge un quadro che conferma la vastità dei suoi interessi e il ruolo svolto nel dibattito culturale del secondo Novecento. Alcuni scambi epistolari sono stati pubblicati: S. Timpanaro - F. Orlando, Carteggio su Freud (1971-1977), Pisa 2001; C. Cases - S. Timpanaro, Un lapsus di Marx. Carteggio 1956-1990, a cura di L. Baranelli, Pisa 2004, 2005, 2015; S. Timpanaro - G. Ramires, Carteggio su Servio (1993-2000), a cura di G. Ramires, prefazione di F. Stok, Pisa 2013; M. Feo, Il carteggio tra Augusto Campana e S. T., in Campi immaginabili, LII-LIII (2015), pp. 368-452. Lettere sparse o gruppi di lettere sono stati pubblicati in miscellanee e articoli vari; in corso di pubblicazione presso la Scuola normale superiore di Pisa il consistente epistolario con l’amico fraterno Scevola Mariotti.
E. Narducci, S. T., in Belfagor, XL (1985), pp. 283-314; S. Rizzo - V. Fera - M. Feo, Per S. T., in La Rassegna della letteratura italiana, C (1996), pp. 110-122; Per S. T., in Il Ponte, cit.; Per S. T., monografico di Allegoria, XIII (2001), 39; P. Parroni, S. T. (1923-2000), in Res publica litterarum, XXIV (2001), pp. 105-108; P. Anderson, On S. T., in London Review of books, XXIII (2001), 9, pp. 8-12, poi in Id., Spectrum. From right to left in the world of ideas, London 2005, pp. 188-209 (trad. it. Su S. T., in Quaderni materialisti, XI-XII (2012-2013), monografico: Per S. T., a cura di M. Cingoli, pp. 11-23); G. Orlandi, S. T., in Maia, LIV (2002), pp. 129-152; A. Perutelli, S. T.†, in Gnomon, LXXIV (2002), pp. 649-655; S. T. e i Virgilianisti antichi, Firenze 2002; Il filologo materialista, cit.; Per S. T. Il linguaggio, le passioni, la storia, a cura di F. Gallo - G. Iorio Giannoli - P. Quintili, Milano 2003; La morte di Spinoza. Scritti di e su S. T., a cura di M. Feo, monografico di Il Ponte, LX (2004), 10-11; S. T. e la cultura del secondo Novecento, cit. (in partic. A. Rotondò, S. T. e la cultura universitaria fiorentina della seconda metà del Novecento, pp. 1-88); M. Mazza, S. T. junior: la visione del mondo antico, in Studi romani, LIII (2005), pp. 225-254; V. Di Benedetto, Come ricordo S. T. jr. (2002), in Id., Il richiamo del testo. Contributi di filologia e letteratura, Pisa 2007, pp. 103-110; Da Tortorici alla Toscana: percorsi della famiglia Timpanaro. Atti del Convegno, Tortorici... 2003, a cura di P. de Capua - M. Feo - V. Fera, Messina 2009; La lezione di un Maestro. Omaggio a S. T., a cura di N. Ordine, Napoli 2010; G. Arrighetti, Pasquali visto da T., in Eikasmós, XXIII (2012), pp. 399-416; Per S. T., in Quaderni materialisti, cit.; Omaggio a S. T., a cura di W. Lapini, monografico di Sileno, XXXIX (2013); C. Pestelli, L’universo leopardiano di S. T. e altri saggi su Leopardi e sulla famiglia, Firenze 2013; P. Mari, Timpanariana e altri saggi di metodo filologico, Roma 2013. Al centro degli studi di Timpanaro è stata la sua filologia, che affronta tutti gli aspetti del testo, compresi quelli più tecnici della storia della lingua e della metrica greca e latina, con una particolare sensibilità alla valutazione, o rivalutazione, della tradizione manoscritta, soprattutto quella indiretta (esemplari i suoi volumi Per la storia della filologia virgiliana antica, Roma 1986, seconda ed. con una postfazione di P. Parroni, Roma 2002, e Virgilianisti antichi e tradizione indiretta, presentazione di P. Parroni, Firenze 2001). In proposito si veda in partic. V. Di Benedetto, La filologia di S. T. (2003), in Id., Il richiamo del testo, cit., pp. 111-190 e M. De Nonno, T. tra filologia e storia della lingua latina, in S. T. e la cultura del secondo Novecento, cit., pp. 101-121; e inoltre: P. Mari, Il contributo di S. T. al metodo critico filologico, in Per S. T. Il linguaggio, le passioni, la storia, cit., pp. 27-62, poi in Id., Timpanariana, cit., pp. 33-65; G.W. Most, Osservazioni sugli stemmi bipartiti, in Belfagor, LXI (2006), pp. 452-465 (con E. Montanari, L’abbozzo incompiuto di T. in replica a Reeve, in Omaggio a S. T., cit., pp. 303-338); P. Parroni, T. e la filologia, in La lezione di un Maestro, cit., pp. 57-70; sul metodo v. da ultimo A. Pagnini, T., la filologia, la medicina, la psicanalisi: per un’epistemologia delle ‘scienze inesatte’, ibid., pp. 37-56; cfr. anche R. Castellana, T. o l’etica del saggio, in Per S. T., monografico di Allegoria, cit., pp. 40-51; e ancora: F. Santangelo, «Voler ‘capire tutto’». Appunti sullo stile di S. T., in Anabases, XX (2014), pp. 49-67. Per i rapporti della filologia con la storia della filologia cfr. la sua introduzione alla ristampa della Preistoria della poesia romana di Giorgio Pasquali («in tutte le opere di Pasquali filologia e storia della filologia sono strettamente congiunte», Firenze 1981, p. 38) e G. Cambiano, Su T. e la storia degli studi classici, in S. T. e la cultura del secondo Novecento, cit., pp. 91-100. Con i suoi studi leopardiani è da ricordare anche l’edizione degli Scritti filologici (1817-1832), a cura di G. Pacella - S. Timpanaro, Firenze 1969. Sugli studi su Leopardi cfr. L. Blasucci, Sugli studi leopardiani di T., in Il filologo materialista, cit., pp. 105-130; Id., Su T. leopardista, in La lezione di un Maestro, cit., pp. 95-112. Con il saggio sulla psicanalisi (in nuova ed. a cura di F. Stok, Torino 2002) va ricordato anche La ‘fobia romana’ e altri scritti su Freud e Meringer, Pisa 1992 (ristampato a cura di A. Pagnini, Pisa 2006) e Carteggio su Freud, cit.; sul tema cfr. in particolare la introduzione di F. Stok alla nuova edizione di Il lapsus freudiano, e sempre di F. Stok, T. tra Lachmann e Freud (note sul ‘Lapsus freudiano’), in Per S. T. Il linguaggio, le passioni, la storia, cit., pp. 95-121; inoltre si veda G. Corlito, T. e la psicanalisi, in Per S. T., monografico di Allegoria, cit., pp. 52-72; R. Dombroski, T. in Inghilterra. Alcune considerazioni sulle letture di Charles Rycroft e Raymlond Williams, ibid., pp. 122-131; P. Anderson, T. among the Anglo-Saxons, in Il filologo materialista, cit., pp. 177-190; A. Pagnini, S. T. su psicoanalisi e scienza, in S. T. e la cultura del secondo Novecento, cit., pp. 301-315. Per completare il quadro dell’attività di Timpanaro sono da citare le ricerche di storia della cultura che vanno incontro all’impegno politico e ideologico: Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura del ‘Primo Maggio’ (Verona 1984) e le traduzioni con commento del Buon senso di Paul Henri Thiry d’Holbach (Milano 1985, rist. 2005 e 2006), di La fortune des Rougon (Milano 1992, rist. 2017) e La conquête de Plassans di Émile Zola (Milano 1993, rist. 2011 e 2018).