PARRINI, Sebastiano (detto Epifanio d’Alfiano)
– Non sono molte le notizie su questo incisore, meglio conosciuto con il nome di Epifanio d’Alfiano dal nome del piccolo paese piemontese della provincia di Alessandria nel quale nacque nel 1564.
Divenuto monaco presso l’abbazia di Vallombrosa (nel comune di Reggello, Valdarno Superiore) nella quale entrò il 23 maggio 1579, fu «abilissimo incisore in rame, e scrittore di caratteri stampatello» (Sala, 1929, p. 122). La fonte più completa per questa e altre, brevi, notizie biografiche su Parrini è costituita principalmente dal Dizionario di scrittori, letterati ed artisti dell’ordine di Vallombrosa, pubblicato dall’abate Torello Sala nel 1929 raccogliendo notizie nei diversi archivi della Congregazione religiosa. Presumibilmente, l’attività incisoria di Parrini ebbe inizio proprio all’interno della stessa abbazia nella quale divenne allievo e collaboratore di Domenico Vito di Vallombrosa (di cui si hanno notizie per gli anni 1576-1588), altro monaco esperto nell’arte del bulino, conosciuto soprattutto per la collaborazione con Scipione Ammirato (1531-1601).
Quest'ultimo, stabilitosi a Firenze dal 1569, fu da subito impegnato – per incarico di Cosimo de’ Medici divenuto in quell’anno primo granduca di Toscana – nella stesura Dell’Istorie Fiorentine libri venti, dal principio della Città infino all'anno MCCCCXXXIV, nel quale Cosimo de Medici il vecchio fu restituito alla patria, opera vasta e molto ambiziosa di cui solo una porzione vide la luce una prima volta nel 1600, un anno prima della morte di Ammirato; gran parte dei suoi scritti furono infatti pubblicati nel secolo successivo con l’attenta cura dell’erede delle sue carte, Scipione Ammirato il Giovane.
La vasta mole di materiale raccolto da Ammirato nel corso dei decenni fu anche utilizzato nella preparazione degli alberi genealogici Delle famiglie nobili napoletane − testo pubblicato a Firenze per i tipi dei Marescotti nel 1580 − e Delle famiglie nobili fiorentine, edito postumo a Firenze, dai Giunti, nel 1615. Per l’illustrazione delle genealogie dinastiche Ammirato si affidò alla mano dei due monaci vallombrosani. Per le famiglie fiorentine Parrini, in particolare, eseguì a bulino l’Albero genealogico della famiglia Ricasoli di Meleto nel 1584; nel 1591 incise quello della famiglia Ricci (Thieme - Becker, 1907; Sala, 1929, p. 122) e, nello stesso anno, il celebre albero dei Lorena, in onore di Cristina, sposa di Ferdinando I de’ Medici, terzo granduca fiorentino (esemplare della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Nencini F.9.7.4; cfr. Berti, 2009). La tavola, che reca la seguente iscrizione «D. Epiphanius de Alfiano Monachus Vallimbrosanus incidebat. Florentiae 1591», fu certamente un omaggio alla dinastia che, con il matrimonio di Ferdinando de’ Medici, s’intrecciava stabilmente con quella medicea, divenendo la più prossima nella linea della successione. Tuttavia, esso dovette forse far parte di un progetto genealogico di più ampio respiro nel quale Ammirato avrebbe desiderato includere anche le famiglie regnanti in Europa. Per Ammirato Epifanio Parrini incise infatti, pochi anni dopo (1596), l’albero genealogico dei sovrani Sassoni (siglato «Dvces, Et Electores Saxoniae, Firenze Epiphanius de Alfiano incideb.», cfr. Baroni, 2011, p. 20, n. 134) e quello dei dodici Cesari, inciso a Roma nel 1603 in pendant con quello delle matrone romane (firmato in basso a sinistra verso il centro «D. Epiphanius de Alfiano Ord. Vallombrose incidebat Romae») con la dedica a Cristina di Lorena e la data 1603, forse aggiunta dall’erede dello storico. Un esemplare delle tavole citate è contenuto nel volume della Biblioteca Riccardiana di Firenze (Grandi Formati 33, cc. 20, 34, 53, cfr. Baroni, 2011, p. 20, n. 134).
È certo che la collaborazione con Ammirato dovette far guadagnare a Epifanio d’Alfiano un certo credito a corte, perché forse proprio per suo tramite egli fu coinvolto in una delle più spettacolari imprese incisorie dei primi decenni del principato mediceo, ossia la traduzione in stampa degli apparati decorativi e scenici allestiti in occasione delle nozze tra Ferdinando e Cristina di Lorena (1589).
Non sappiamo se le stampe furono realizzate come dono di nozze alla granduchessa da parte del suo sposo (cfr. Castelli, 2009, p. 68) o, più probabilmente, commissionate da Cristina stessa o dalla corte come souvenir e ricordo visivo del complesso apparato decorativo rimasto a lungo nella memoria della corte medicea (cfr. Baroni, 2011, p. 21). Su esse troviamo i nomi di Agostino Carracci, di Orazio Scarabelli e di Epifanio Parrini d’Alfiano che lavorò soprattutto alla traduzione in stampa degli allestimenti scenici degli Intermedi musicali della Pellegrina (commedia del senese Girolamo Bargagli, allestita su disegno di Bernardo Buontalenti con le indicazioni sceniche del compositore Giovanni de’ Bardi), firmando le seguenti acqueforti: II Intermedio. La Contesa tra le Muse e le Pieridi, firmata e datata 1592; IV Intermedio. La profezia dell’età dell’oro. La regione dei demoni: scena d’Inferno; V Intermedio. Il mito di Arione; VI Intermedio. Gli déi donano all’uomo l’Armonia e il Ritmo (cfr. anche gli esemplari della Biblioteca Marucelliana di Firenze, rispettivamente Inventario I, 400 e I, 399; Gaeta Bertelà - Petrioli Tofani, 1969).
Nonostante l’onere di nuovi importanti incarichi nell’ambito della Congregazione vallombrosana (divenne infatti priore claustrale nel convento di Passignano e poi governatore delle monache di S. Spirito a Firenze), Epifanio non tralasciò la sua attività artistica: nel 1597 pubblicò a Firenze una riedizione illustrata della Geografia moderna di tutta la Italia […] G. de Gastaldi cosmografo. D. Epiphanius de Alfiano Ord. Vallisumbrosse incidebat; nel 1598 firmò la pregevole incisione a bulino e acquaforte con l’immagine di S. Giovanni Gualberto inserita in E. Acerbi, De vita diui Ioannis Gualberti panegyricus […], Florentiae 1599, su disegno di Michelangelo Cinganelli (cfr. anche Savioli - Spotorno, 1973), dedicata a Marco da Palago generale di Vallombrosa. Secondo Sala (1929, p. 120), Parrini si era a lungo dedicato all’agiografia del santo fiorentino sul quale aveva anche redatto un codice pergamenaceo, in 4°, «scritto da lui in carattere bastardello romano con una precisione tale che pareva stampato».
Nel 1607 illustrò con quarantaquattro tavole a bulino l’opera di Giuseppe Segaro che fu pubblicata postuma dal figlio di questi Giovan Battista a Genova nel 1624, intitolata Dell' idea dello scriuere / di Giuseppe Segaro genovese; intagliata per lo molto reuerndo d. Epifanio dal Fiano Vallombrosano, priore dello Spirito Santo di Firenze, l'anno 1607 (cfr. Gori Gandellini, 1771; Osley, 1972, p. 139).
Spostatosi infine in Friuli, dove ricoprì la prestigiosa carica di priore abbaziale del monastero di Sesto, Epifanio d’Alfiano Parrini vi morì nel 1616 all’età di cinquantadue anni.
Fonti e Bibl.: G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl’intagliatori, I, Siena 1771, p. 388; P. Zani, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle belle arti, II, Parma 1819, p. 48; U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, I, Leipzig 1907, p. 279; T. Sala, Dizionario storico biografico di scrittori, letterati ed artisti dell’Ordine di Vallombrosa, II, Firenze 1929, pp. 120-122; Feste e apparati medicei. Da Cosimo I a Cosimo II (catal.), a cura di G. Gaeta Bertelà - A. Petrioli Tofani, Firenze1969, nn. 39, 41; A.S. Osley, Luminario. An introduction to the Italian writing-books of the sixteenth and seventeenth centuries, Nieuwkoop 1972, p. 139; A. Savioli - P. Spotorno, Incisioni di cinque secoli per s. Giovanni Gualberto, Vallombrosa 1973, pp. 63 s. n. 17; F. Berti, Scipione Ammirato, Epifanio d’Alfiano e l’albero genealogico del 1591 dedicato a Cristina di Lorena, in Medicea, 2009, n. 2, pp. 58-63; S. Castelli, Narrare per immagini: l’album di nozze di Cristina e Ferdinando, in Ferdinando de’ Medici 1549-1609. Maiestate Tantum (catal., Firenze), a cura di M. Bietti - A. Giusti, Livorno 2009, pp. 68-77, n. 2.; A. Baroni, I ‘libri di stampe’ dei Medici e le stampe in volume degli Uffizi. Inventario generale delle stampe. 3, Firenze 2011, pp. 20 s.