MONACO, Sebastiano
MONACO (Lo Monaco), Sebastiano. – Nacque a Catania verso la metà del XVIII secolo, da Corrado e da Giuseppa Strano.
Non si hanno notizie sulla sua formazione, se non quella, riportata da Agostino Gallo, che lo dice forse allievo di Ludovico Svirech, artista dalla personalità ancora poco definita, di probabile origine d'Oltralpe. Sempre secondo Gallo, sarebbe stato poi allievo di Matteo Desiderato, pittore nativo di Sciacca (Agrigento), che operò prevalentemente a Catania dopo essersi formato a Roma presso Mariano Rossi.
Allo stato attuale delle conoscenze, la prima opera documentata del M. è l'Immacolata, quadro a olio per la chiesa di S. Benedetto a Catania, per il quale fu pagato nel 1780.
Tale dipinto rivela un moderato allontanamento dai cliché compositivi del linguaggio pittorico locale, generalmente improntato su formule derivate dal barocchetto romano, formule che il M. raffrena con scelte di inclinazione classicista.
In assenza di riscontri documentari, a questo riguardo Siracusano (La pittura del Settecento in Sicilia, 1986, p. 380) avanza l'ipotesi di un probabile viaggio di studio a Napoli, forse al seguito di Ignazio di Paternò, principe di Biscari. Nella città partenopea avrebbe quindi avuto modo di aggiornarsi sugli esiti pittorici e decorativi in particolare di Fedele Fischetti e Francesco Celebrano, artisti attivi attorno agli anni Settanta presso la corte di re Ferdinando di Borbone, aperta alle suggestioni «austriacizzanti in pieno rispondenti alle esigenze di gusto di Maria Carolina».
Ricco di questa esperienza, raggiunse il risultato più felice della sua carriera in palazzo Biscari a Catania, che agli inizi degli anni Ottanta Ignazio di Paternò aveva iniziato a decorare creando un vivace cantiere in cui erano confluiti artisti e maestranze locali. Nonostante il programma decorativo dell'insieme si debba all'estro compositivo di Luigi Mayer, il M. non partecipò ai lavori della decorazione ad affresco come semplice esecutore. Gli interventi a lui attribuibili rivelano, infatti, un ruolo di primaria importanza fra quanti furono chiamati alla realizzazione dell'impresa.
L'abilità di tocco e l'uso personale della tavolozza si rivelano, in particolare, nella volta traforata del salone centrale ove è rappresentato il Trionfo della famiglia Biscari, oltre che negli scomparti minori, in cui campeggiano Figure allegoriche di elegante bellezza. Al suo pennello sono, inoltre, da assegnare Le quattro stagioni e dei Putti nella volta e nelle pareti della galleria che fiancheggia il salone. Perduta, invece, è la decorazione ad affresco della cosiddetta Sala Rossa con Le tre Grazie. Gallo gli ascrive anche le Storie di Don Chisciotte, scene che impreziosiscono la Sala di Conversazione e che sono la trasposizione ad affresco di quelle realizzate dalla Reale Arazzeria napoletana su cartoni di artisti coordinati da Pietro Duranti fra il 1758 e il 1779, a completamento di una serie della manifattura di Gobelins acquistata da re Carlo di Borbone. Non concorda pienamente con tale attribuzione Siracusano (ibid.), che vi vede, piuttosto, l'intervento di un artista napoletano.
Il 19 apr. 1781 il M. sposò Francesca Vinci e si trasferì a Sortino. Da quel momento, pur continuando ad avere contatti con la sua città natale, svolse gran parte della propria attività nella provincia della Sicilia sud-orientale, con scelte formali uniformate dalla volontà di accontentare il gusto di una committenza locale che prediligeva soluzioni tardo barocche, in cui le volte degli edifici religiosi si aprivano con suggestivi squarci di cielo e nubi popolati da personaggi sacri.
A Sortino pose mano agli affreschi, di incerta datazione, della chiesa del monastero di Montevergine con l'Adorazione dei pastori e Gesù caccia i mercanti dal tempio. Nella volta a botte, al centro, dipinse il Trionfo della Religione e, alle due estremità, la Speranza e la Carità. Ancora a Sortino, per la chiesa di S. Leonardo eseguì gli affreschi con S. Leonardo, s. Francesco e putti. Per il cappellone della chiesa di S. Sofia, sempre ad affresco, le Storie della Madonna, delle quali oggi resta soltanto la Presentazione di Maria al tempio.
Si tratta di opere che ripetono, in molteplici varianti, modelli compositivi ai quali il M. rimase fedele nel corso dell'intera sua attività.
Il 20 marzo 1782 firmò il contratto per la realizzazione dell'apparato decorativo ad affresco (perduto) di alcune sale di palazzo Guttadauro di Reburdone a Catania, opera che si può plausibilmente supporre fosse concepita secondo il modello seguito nell'apparato decorativo di palazzo Biscari (ibid.).
A Siracusa, nella chiesa di S. Maria dell'Immacolata Concezione, un tempo parte di un complesso di monache benedettine di clausura, affrescò fra il 1786 e il 1787 la volta con l'Immacolata in gloria, al centro, e Figure allegoriche e S. Benedetto alle estremità.
Nel riquadro centrale il M. adottò soluzioni di ardito sottinsù nel ricco gioco di nubi con i patriarchi che, alla base, sembrano drammaticamente fuoriuscire dai confini della cornice, per occupare lo spazio interno della chiesa. Gli scorci paesaggistici dei riquadri minori, invece, rivelano una dolcezza idilliaca nella serena distesa del cielo trascolorante in morbidi trapassi di luci. Per questa stessa chiesa il M. realizzò a olio una Madonna, oggi perduta.
Nel 1788 affrescò la sacrestia della chiesa di S. Sebastiano, a Melilli, con figure di Profeti. Firmati e datati 1793 sono gli affreschi della cupola della chiesa di S. Giuseppe a Ragusa Ibla, con la Gloria dei ss. Giuseppe e Benedetto. A questo stesso periodo possono essere ascritti quelli della chiesa di S. Agrippina, a Mineo, con S. Agrippina che scaccia i Saraceni, le Vergini Paola, Bassa e Agatonica che trasportano l'urna di s. Agrippina, Cristo affida a s. Agrippina la custodia di Mineo. Campeggiano nella cupola S. Agrippina in gloria fra putti e Angeli musici, mentre nei peducci, come da tradizione, le Virtù teologali. Ancora a Mineo, nella chiesa di S. Pietro, Parisi (2003) gli attribuisce la tela con la Ss. Trinità, benché nelle figure secondarie vi veda un largo intervento di aiuti.
Per la chiesa di S. Anna a Monterosso Almo il M. dipinse la Sacra famiglia con i ss. Anna e Gioacchino, pala d'altare che firmò e datò 1798. Si tratta di un'opera della tarda maturità, in cui l'esuberanza delle composizioni precedenti si stempera in una retorica più composta.
A Lentini, nella chiesa della Ss. Trinità e S. Marziano eseguì sia due oli, raffiguranti rispettivamente La lavanda dei piedi e una Scena della vita di s. Chiara, che l'affresco della volta, firmato e datato 1799, con La gloria della ss. Trinità e i ss. Marziano, Chiara e Benedetto. Si tratta dell'ultimo lavoro documentato dell'artista.
Si deve, quindi, supporre che il M. sia morto proprio sullo scadere del XVIII secolo oppure nei primi anni di quello successivo.
Fra le sue opere si ricordano, inoltre, gli affreschi con S. Francesco e putti nella chiesa dei Minori Riformati a Biancavilla e quelli, attribuitigli da Mazzola, con La cacciata di Eliodoro dal tempio e L'Adorazione dell'Agnello nella volta della navata centrale della chiesa dello Spirito Santo di Siracusa. Relativamente a questi ultimi, l'impiego di elementi compositivi che riecheggiano quelli dell'artista dei primi anni Novanta, inducono a proporre una datazione proprio attorno a questo periodo. La staticità dell'insieme, un certo raggelamento delle figure in forme convenzionali, oltre ai contorni e ai colori eccessivamente marcati, porterebbero, però, a formulare ipotesi diverse. Potrebbe, cioè, trattarsi di un affresco del M. pesantemente ridipinto a seguito dei danni subiti dalla struttura nel 1797, oppure del lavoro di un suo epigono, o, ancora, dell'intervento di un'altra mano che, sopraggiunta la morte dell'artista, avrebbe concluso l'opera lasciata da lui incompiuta.
Al M. è stata anche attribuita «per evidenti tangenze stilistiche con la sua sicura produzione» (Parisi, 2003) la tela raffigurante L'Immacolata con i ss. fondatori dell'Ordine francescano, nella chiesa madre di Sortino dedicata a S. Giovanni Evangelista. Non si hanno, invece, più notizie né di una copia di un quadro del Cinquecento che avrebbe eseguito per la chiesa di S. Maria dell'Aiuto a Catania (Policastro, p. 325), né dei dipinti che de Portal da Biancavilla (1839) ricorda «nella casa del mercadante Reitano» e «nella sala del dottor Giuseppe Zappalà Gemelli» sempre nella città etnea.
Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca centrale della Regione siciliana A. Gallo, Mss., XV.H.18-19, cc. 783-786; Ragguaglio del bellissimo dipinto a fresco nella cappella del Ss. in Siracusa per Giuseppe Politi, in Giornale di scienze, lettere e arti per la Sicilia, XV, (1837), 57, p. 127; S. de Portal da Biancavilla, Intorno ad alcuni artisti di Catania ed altri siciliani, ed esteri di cui avvi opere in quella città e sua provincia, ibid., XVII (1839), 65, pp. 122 s.; V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia, I, Palermo, 1855, p. 302; G. Policastro, Catania nel '700, Torino 1950, pp. 324-326, 335 s.; G. Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria a oggi, Firenze 1963, pp. 163, 183, 252; C. Siracusano, Su alcuni bozzetti catanesi inediti del Settecento, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna (Università di Messina), 1986, nn. 7-8, p. 53; Id., La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 58, 122, 124, 128, 130, 245, 374, 380-383 (con bibl.); E. Ascenti, S. M. pittore catanese del XVIII secolo, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna (Università di Messina), 1987, n. 11, pp. 67-83 ; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, in La pittura in Italia, II, Il Settecento, Milano 1989, pp. 528, 799; L. Giacobbe, Esordi di Sebastiano Monaco, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna (Università di Messina) 1989, n. 13, pp. 65-79; M.G. Mazzola, in Opere d'arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa, II, 1989, a cura di G. Barbera, Siracusa 1991, pp. 95-99, 106-112; M. Vitella, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, a cura di M.A. Spadaro, II, Palermo 1993, pp. 302 s.; C.F. Parisi, Pittori e dipinti nella Sicilia sud-orientale, Catania 2001, pp. 13, 50, 52; Id., Pittori e dipinti del Settecento siciliano nei centri tra l'alta valle dell'Anapo e la Piana di Catania, in AmpeloScordia, IV (2003), 2, pp. 30, 39 s.; Id., Pittori del Settecento nel Val di Noto: conferme e proposte per Giovanni Tuccari, Ludovico Svirech, Matteo Desiderato e S. M., in AmpeloScordia, VIII (2007), 2, pp. 123-125.