MATURI, Sebastiano
Pensatore, nato ad Amorosi (prov. di Benevento) il 17 gennaio 1843, morto a Napoli il 15 febbraio 1917. Scolaro, a Napoli, di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera, ne fu iniziato alla conoscenza del Hegel, al cui pensiero rimase sostanzialmente fedele tutta la vita: e se dallo Spaventa trasse l'esigenza di un approfondimento critico dei problemi hegeliani, dal Vera attinse la particolare religiosità, e l'interesse profondo e quasi esclusivo per la cultura germanica. Laureatosi in legge nel '66, fu nel '69 nominato uditore giudiziario: ma preferì la carriera dell'insegnamento, e fu professore di filosofia nei licei di Trapani, Chieti, Messina, Avellino e Napoli, e infine anche libero docente di filosofia hegeliana presso l'università di quest'ultima sede. Solitario e sdegnoso di popolarità, il M. scrisse poco, avuto riguardo alla larghezza e profondità dei suoi studî filosofici.
Nel suo primo studio, Soluzione del problema fondamentale della filosofia (Napoli 1869), egli si propose di mostrare in che modo lo spirito pervenga alla conoscenza assoluta. I due seguenti (La filosofia di Giordano Bruno, Avellino 1878, e L'ideale del pensiero umano ossia la esistenza assoluta di Dio, Avellino 1882) nacquero da discorsi tenuti ai licei di Trapani e Avellino: il primo è tra i migliori saggi bruniani apparsi dopo quelli dello Spaventa. Di più vasto respiro il libro Uno sguardo generale sulle forme fondamentali della vita (Napoli 1888), e, dopo due saggi minori (L'Idea di Hegel, Napoli 1891, prelezione al suo primo corso di libera docenza, e La filosofia e la metafisica, in Atti dell'Accadenia di scienze morali e politiche, XXVII, Napoli 1894), i Principii di filosofia, di cui apparvero però solo le due prime puntate (Napoli 1897-98: ristampate da G. Gentile col titolo Introduzione alla filosofia, Bari 1913). In quest'ultima opera appare più chiaro l'orientamento che il M. tendeva a dare al suo hegelismo, concependo l'unità del pensiero e dell'essere, della natura e dello spirito come manifestazione di un'"unica attività fondamentale", in cui l'idea hegeliana del divenire dialettico si riavvicinava a quella fichtiana dell'eterna "azione", onde nasce ogni realtà.
Bibl.: G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, III, ii, Messina 1923, pp. 185-92; e v. anche la prefazione e la nota bibliografica nella citata sua ristampa dell'Introduzione alla filosofia, Bari 1913.