MAGGI, Sebastiano
Nacque a Brescia nel 1414 da Falco o Folco della nobile e potente famiglia Maggi del ramo di Cadignano (nella bassa pianura bresciana), discendente da Federico, fratello di Berardo, vescovo di Brescia tra il 1275 e il 1308, e dal 1298 signore della città. Battezzato con il nome di Salvatico, assunse quello di Sebastiano quando entrò nell'Ordine dei frati predicatori.
La vita e l'opera del M. coincidono con lo sviluppo e l'affermazione del movimento domenicano osservante. Il primo impulso alla riforma in Italia venne dal maestro generale dell'Ordine Raimondo da Capua, che tra il 1391 e il 1393 promosse la restaurazione della disciplina in due conventi veneziani, a Chioggia e a Città di Castello; nel 1393 nominò vicario generale dei riformati italiani Giovanni Dominici (Giovanni Banchini). Lo sviluppo e l'istituzionalizzazione del movimento osservante conobbero vicende alterne nella prima metà del XV secolo; in particolare la Congregazione osservante lombarda ebbe definizione istituzionale con gli statuti emanati nel 1459 da Pio II.
Nel 1429 il M. - che probabilmente studiò a Padova - entrò come religioso nel convento riformato di S. Domenico di Brescia. Secondo alcuni biografi tra il 1450 e il 1454 fu priore di S. Domenico di Brescia, mentre Guerrini lo dice priore di S. Stefano di Bergamo tra 1456 e 1460. Negli anni 1463-66 è documentata la sua presenza come subpriore nel convento riformato di S. Domenico di Bologna.
Mentre era priore del convento riformato di S. Luca di Mantova, nel maggio 1470, intervenne al capitolo della Congregazione riunitosi per cercare la riunificazione alla Congregazione stessa dei conventi di S. Maria degli Angeli di Ferrara, S. Domenico di Modena e S. Domenico di Reggio e, nel luglio dello stesso anno, si appellò con altri nove priori di conventi riformati al pontefice per contestare la deposizione del vicario della Congregazione lombarda, fra Tommaso da Lecco, decretata dal capitolo generale dell'Ordine, riunito ad Avignone.
Tra il 1475 e il 1479 il M. fu probabilmente priore nel convento di S. Domenico di Brescia, dove il suo priorato è documentato con sicurezza per il 1477. Il periodo di maggiore importanza per l'attività del M. si apre tra la fine del 1479 e il 1480 con il primo priorato nel convento milanese riformato di recente fondazione di S. Maria delle Grazie, quando la Congregazione di Lombardia conobbe una grande espansione nel territorio del Ducato anche grazie all'appoggio degli Sforza e a essa si unirono numerosi conventi dei frati predicatori passati all'Osservanza.
Il M. intervenne in molte riforme e tentativi di riforma di conventi attuati nell'area lombarda durante la seconda metà del secolo e, soprattutto, come osserva Fasoli, in coincidenza con il ventennio di governo del duca Ludovico Sforza detto il Moro. Fu stimato dal Moro, che lo scelse quale suo confessore e che inoltrò supplica alla Congregazione riunita in capitolo a Brescia, probabilmente nel 1486, perché il M. fosse nuovamente nominato priore di S. Maria delle Grazie. Durante il suo primo priorato il 26 giugno 1480, anche grazie al sostegno di Beatrice d'Este, moglie di Ludovico, si iniziò la costruzione della chiesa di S. Maria della Rosa, un ospizio direttamente dipendente dal convento delle Grazie, fondato dai frati per poter disporre di un luogo di predicazione nel centro della città. L'edificio sorgeva infatti all'interno delle mura, presso la chiesa del S. Sepolcro.
L'11 nov. 1480, mentre era ancora priore del convento milanese, fu postulato, nel capitolo straordinario tenutosi a Mantova, vicario generale della Congregazione di Lombardia e fu confermato il 26 novembre successivo. Rimase in carica fino all'aprile 1483, quando il capitolo della Congregazione, riunitosi a Vicenza, nominò il suo successore.
Fu un vicariato particolarmente lungo, che superò i due anni previsti dagli statuti della Congregazione del 1459 e del 1464, in forza di un privilegio di Sisto IV del 24 giugno 1481, che permetteva al vicario, eletto per morte o malattia del predecessore da un capitolo convocato fuori dell'abituale periodo, cioè le prime settimane dopo Pasqua, di rimanere in carica oltre il biennio fino al successivo capitolo elettivo ordinario. Nel maggio 1482 il M. presiedette il capitolo di Reggio nell'Emilia che approvò la proposta di aggregare alla Congregazione lombarda il monastero di S. Sabina di Roma, la cui unione alla Congregazione fu definita da Sisto IV con breve dell'8 nov. 1482.
Nell'ottobre 1482 il maestro generale Salvo Cassetta affidò al M. la riforma del convento milanese di S. Eustorgio. L'intervento, che non ebbe successo, era stato fortemente sollecitato fin dall'agosto dello stesso anno dal Moro, ma le intenzioni del duca non trovarono un appoggio convinto nel maestro generale dell'Ordine, che solo dopo alcuni mesi, su esplicito suggerimento dello stesso duca, decise di affidare l'incarico al M., revocandolo tuttavia già un mese dopo in seguito all'opposizione dei frati di S. Eustorgio al passaggio del loro convento alla Congregazione osservante. Secondo Domaneschi, nel 1484 il maestro generale dell'Ordine B. Comazzo da Bologna inviò a Cremona il M., in qualità di vicario, perché promuovesse la riforma del convento, caldeggiata anche in questo caso dal Moro, e ne diventasse poi priore. La riforma, affidata nel 1457 da Callisto III, a quanto pare senza successo, al vicario generale dei riformati lombardi Antonio da Vercelli, fu rapidamente realizzata dal M. che quindi, dal 1485 al 1489, fu priore del convento, ne ripristinò l'antica disciplina, favorì l'ingresso di nuovi frati e si dedicò al restauro e all'ampliamento degli edifici sacri.
Tra settembre 1489 e giugno 1491 il M. fu per la seconda volta priore di S. Maria delle Grazie. L'inizio del suo priorato coincise con la decisione di Innocenzo VIII, assunta con breve del 26 ag. 1489, di affidare al vicario generale della Congregazione di Lombardia il monastero femminile milanese di S. Maria della Purificazione detto delle Vetere, sottraendolo al controllo del convento di S. Eustorgio.
Giungeva così a compimento la riforma che il papa aveva sollecitato con il breve del 1 sett. 1486. Nei primi mesi del suo priorato intervenne con altri frati di S. Maria delle Grazie nella riforma del convento di S. Domenico di Lodi, che, avviata nel 1488 anche per iniziativa degli stessi frati lodigiani, fu completata nel 1490 con il decisivo appoggio del Moro. Nel 1490 il M. fu a Como come priore di Milano e definitore in quel capitolo della Congregazione lombarda che ribadì la volontà, già espressa dal capitolo dell'anno precedente, di non aggregare alla Congregazione lombarda alcuni conventi della provincia Regni, come desiderato invece dal re di Napoli, Ferdinando I d'Aragona. Il re riuscì però a ottenere nel 1493 da Alessandro VI l'imposizione alla Congregazione lombarda di riformare e aggregare undici conventi della Terra di Lavoro. L'opera di riforma si rivelò tuttavia difficile, anche per l'opposizione dei "conventuali" e del vicario generale della provincia Regni.
Lo stesso M., divenuto nel 1495 vicario generale della Congregazione lombarda, intervenne fermamente presso il papa, appoggiato forse dal Moro, e riuscì con ogni probabilità a ottenere che la Congregazione fosse sollevata dall'obbligo, che pure era stato ribadito dallo stesso Alessandro VI con breve del 10 febbr. 1496, di aggregare i citati conventi: nell'ottobre 1496 i lombardi avevano abbandonato tutti i conventi del Regno di Napoli, tranne quello di Arienzo.
Tra la fine del 1491 e il 1493 il M. fu probabilmente priore nel convento di S. Corona a Vicenza, mentre Taurisano lo dice priore a Piacenza nel 1493. Quindi, nel 1494-95 fu priore a Bologna.
Qui nel 1494, sollecitato da frati del suo convento e da alcuni cittadini, incaricò fra Antonio d'Olanda, ospite dello stesso convento, di promuovere la formazione della "Compagnia dei procuratori dei poveri vergognosi", istituzione simile ad altre fondate dai frati predicatori in diverse città italiane, che cominciò a operare nel marzo 1495.
Nel capitolo della Congregazione di Lombardia, celebrato a Ferrara tra la fine di aprile e l'inizio di maggio 1495, fu per la seconda volta eletto vicario generale della Congregazione e confermato il 16 maggio successivo.
Nel gennaio del 1496 intervenne, nominando suoi procuratori in Curia fra Giovanni da Milano e fra Nicola da Milano, entrambi del convento delle Grazie, per risolvere una questione beneficiaria relativa all'ospedale di S. Rocco o S. Enrico di Voghera, che la Comunità aveva messo a disposizione dei frati osservanti, impegnati nella costruzione del convento dedicato a S. Maria della Pietà.
Con breve del 9 sett. 1495 Alessandro VI nominò il M. giudice nel procedimento avviato contro G. Savonarola.
Nello stesso breve il papa raccomandava, inoltre, al M. di impegnarsi per riunire nuovamente alla Congregazione lombarda i conventi di S. Marco di Firenze e S. Domenico di Fiesole, separatisi per opera del Savonarola, il primo nel maggio 1493, il secondo nel 1494, dei quali il papa aveva sancito, anche su pressione del Moro, la riunione alla Congregazione. Benché Savonarola avesse sollevato obiezioni contro la nomina a giudice del M., il giudizio di questo non fu probabilmente del tutto negativo, se il papa con breve del 16 ott. 1495 sospese in parte i provvedimenti presi contro il frate. La riunione alla Congregazione riformata lombarda dei due conventi toscani, punto cruciale della causa, non fu tuttavia confermata.
Il M. morì a Genova poco dopo il 31 ag. 1496, durante una visita a S. Maria di Castello. Il processo di beatificazione, iniziato nel 1753, si concluse il 15 apr. 1760 con decreto di Clemente XIII.
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