FIORI (Flori, Florio), Sebastiano
Non sono note le sue date di nascita e morte; le notizie che lo riguardano sono comprese tra il 1541 e il 1584. La sua città natale, Arezzo, si desume dalla firma apposta dal F. stesso al ciclo di affreschi nella cappella della S. Croce in S. Francesco a Terni, nonché dalla definizione di "aretino" datane da G. Vasari (1568) di cui fu allievo.
Nel dicembre del 1541 il F. raggiunse Venezia al seguito del Vasari, assieme a G.B. Cungi e C. Gherardi, forse compiendo il viaggio via terra in compagnia del maestro mentre Cungi e Gherardi giungevano via mare (Vasari [1568] 1881, VI, p. 223). Si è ipotizzato che il F. fosse quello stesso artista definito come "Fiorentino Aretino", che il Vasari ebbe con sé a Bologna nell'ottobre del 1541, e che raccomandò in una lettera a Pietro Aretino, poco prima di raggiungere Venezia (Frey, 1923). A detta del Vasari il F. e gli altri due allievi parteciparono all'allestimento dell'apparato per la Talanta dell'Aretino rappresentata a Venezia dalla compagnia dei Sempiterni per il carnevale del 1542. Non è comunque da escludere che abbiano coadiuvato il maestro anche in altre opere da questo eseguite durante il soggiorno veneziano.
Il F. è nuovamente citato dal Vasari (VII, p. 681) quale suo aiuto in relazione alla decorazione della sala dei Cento Giorni, affrescata nel 1546 nel palazzo della Cancelleria di Roma con Storie di Paolo III e commissionata dal cardinale A. Farnese. Ma, essendo il F. nominato solo genericamente assieme ad altri aiuti operanti nella sala, quali Giovan Paolo dal Borgo, B. Bagnacavallo, G. Becerra e R. Spagnolo, non è possibile precisarne il contributo individuale.
Nel 1565 il F. firmava a Terni con i canonici del capitolo un contratto per alcuni interventi di ristrutturazione della cattedrale (Moroni, 1996). Nel 1570, ancora in questa città, si impegnava a realizzare una cappella sepolcrale decorata con affreschi e stucchi per gli eredi di Nicola Tassini Spada nella chiesa di S. Lorenzo (oggi distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: Secci, 1994).
Il 4 sett. 1574 il capitolo del duomo di Rieti gli commissionò la decorazione ad affreschi e stucchi della cappella di S. Barbara nel duomo stesso (Sacchetti-Sassetti, 1968), decorazione di cui non rimane traccia e che non è provato sia mai stata eseguita.
Nel 1575 il F. eseguì la decorazione ad affresco e stucco della cappella della S. Croce in S. Francesco a Terni con Storie di Elena e Costantino.
L'autografia in questo caso è confermata da una iscrizione posta in calce agli affreschi che riporta il nome del F. e la data dell'opera (Guardabassi [1872], 1968). Della decorazione, colpita nel 1945 dai bombardamenti che distrussero parte della chiesa, rimangono oggi solo pochi frammenti. L'attività del F. a Terni è testimoniata inoltre dalla decorazione ad affresco, attribuitagli dall'Angeloni ([1646], 1878), ma senza alcuna indicazione di data, delle lunette nel chiostro del convento di S. Pietro, recanti gli stemmi dei cittadini illustri di Terni.
Il Martinori (1930) attribuisce al F. l'Incoronazione della Vergine al cospetto di santi francescani, nell'abside di S. Francesco a Narni, firmata e datata 1577, oggi distrutta, e gli affleschi nella chiesa di S. Egidio del Castello di Monte nel territorio di Narni, sopravissuti ma in uno stato assai frammentario e lacunoso.
Per individuare oggi la cultura artistica del F. rimane centrale l'analisi della decorazione della cappella della S. Croce in S. Francesco a Terni, ricostruibile integrando i pochi frammenti rimasti in loco con alcune fotografie che la riproducono prima della distruzione e dei successivi restauri.
I soggetti si ispiravano alla esaltazione della Croce, poiché la cappella ne ospitava una reliquia ed era affidata alla Confraternita della Santa Croce oltreché alla famiglia Camporeali. La decorazione ricopriva tre pareti e la volta con un insieme ricco ed articolato di scomparti ad affresco e sculture in stucco dorato. Vi erano riprodotti alcuni episodi della Leggenda della Croce narrata da lacopo da Varazze nella sua Legenda aurea, completati da altre figurazioni volte ad esaltare la croce. I frammenti ancora oggi visibili in quella che è diventata la sagrestia della chiesa, sono costituiti da una frazione di parete con decorazioni in stucco e un grande riquadro assai lacunoso raffigurante Il ritrovamento delle tre croci ad opera di s. Elena, fiancheggiato da riquadri minori illeggibili. La parete di fondo comprende invece alcuni riquadri a fresco illegibili e due statue in stucco di imperatori romani, una delle quali raffigura Costantino, com'è desumibile dalla didascalia leggibile in una fotografia precedente i bombardamenti. In questa parete vi era anche un riquadro maggiore con Il miracolo della vera croce, come testimonia la stessa fotografia. Un'altra fotografia ci consente di ricostruire parzialmente la decorazione della volta, dove, in una ricca cornice di stucchi, erano quattro riquadri di cui due raffiguranti Il sogno di Costantino e La battaglia di ponte Milvio, quattro figure angolari di Sibille, probabilmente le Tre virtù teologali e alcuni medaglioni raffiguranti Angeli con i simboli della Passione.
Il riquadro superstite con Il ritrovamento delle tre croci mostra un linguaggio semplice e monumentale più vicino alla pittura "riformata" toscana di quegli anni che alla cultura manieristica, con un gusto per i fondali con ampie architetture ascrivibile forse a ricordi veneziani. Di grande interesse l'uso assai ricco degli stucchi che, può aver creato a Terni un precedente significativo per le decorazioni seicentesche.
L'ultima notizia riguardante il F. è dovuta ad una recente riscoperta da parte della soprintendenza per l'Umbria degli affreschi, firmati e datati al 1584, nella chiesa della Ss. Trinità a Miranda, frazione di Terni.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Vite... (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1881, VI, p. 223; VII, pp. 670, 681; Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, a cura di K. Frey, München 1923, pp. 111, 117; F. Angeloni, Storia di Terni (1646), Pisa 1878, pp. 328, 330; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria (1879), Bologna 1968, p. 314; L. Lanzi, Terni, Bergamo 1910, p. 73; E. Martinori, Cronistoria narnese [1930], Roma 1987, pp. 466 s.; P. Grassini, Antiche chiese scomparse e chiese restaurate nel dopoguerra in Terni, in Bollettino della Deputaz. di storia patria per l'Umbria, LVII (1960), pp. 87 s.; A. Sacchetti Sassetti, Il duomo di Rieti, Rieti 1968, p. 38; Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1974, V, p. 11; Giorgio Vasari (catal., Arezzo), Firenze 1981, p. 112; A. Cicinelli, Appunti per uno studio della chiesa di S. Francesco e degli affreschi attribuiti a Bartolomeo di Tomaso (sec. XV) nella cappella Paradisi in Terni, in Arte sacra in Umbria, Todi 1987, p. 30; G. Sapori, in La pittura nell'Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1994, p. 93; L. Secci, Il pittore S. F. a Terni, in Indagini, 1994, n. 67, pp. 51 s.; M.L. Moroni, S. F. aretino…, ibid., 1996, n. 73, pp. 5 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 1.