AYALA, Sebastiano d'
Nato di nobile famiglia a Castrogiovanni in Sicilia il 28 febbr. 1744, entrò giovanissimo, nel 1759, nella Compagnia di Gesù. Compiuti gli studi a Palermo, fu mandato a Malta professore di retorica. I tempi avversi alla Compagnia lo spinsero prima a Roma, dove nel Collegio romano completò la preparazione, teologica, e poi, nel 1767, mentre nei domini borbonici si inasprivano le misure di rigore contro l'Ordine, a Vienna, dove la presenza dell'astronomo Massimiliano Hell costituiva un potente richiamo per il giovane gesuita, già cultore appassionato di matematica. Il collegio teresiano l'avrebbe accolto nel 1772, alla vigilia della soppressione dell'Ordine; e nella sua quiete, tra potenti protezioni e affettuose amicizie (il cancelliere Kaunitz, il Metastasio, più tardi l'ambasciatore napoletano marchese di Gallo, il romano principe Ruspoli, per un certo tempo rappresentante imperiale a Napoli, cui si deve la prima traduzione italiana della sua opera politica contro la Rivoluzione francese), l'A. trovò l'ambiente propizio ai prediletti studi di matematica e di astronomia, destinati poi a cedere il passo ai sopravvenuti interessi letterari e politici.
Il 22 maggio 1775 fu nominato dal Senato di Ragusa agente della Repubblica presso la corte imperiale.
La nomina fu sollecitata dalla baronessa Questenberg-Kaunitz, sorella del cancelliere austriaco, e gli fu confermata, in virtù dei potenti appoggi, il 13 luglio 1776. L'A. non si mostrò contento dello stipendio, né della qualifica di semplice agente: il 19 nov. 1782 ottenne l'avanzamento a incaricato d'affari e il 25 ag. 1797 a ministro, mentre lo stipendio gli venne progressivamente aumentato.
Come rappresentante diplomatico della piccola Repubblica adriatica e nel corso quindi di quasi un trentennio (lasciò la carica il 6 genn. 1804), l'A. non ebbe compiti di particolare impegno. Le relazioni tra la Repubblica e la corte cesarea erano infatti abbastanza cordiali, né lasciavano adito a questioni di men che modesta importanza: l'attività dell'A. al servizio della Repubblica fu quindi quella di informatore diplomatico.
Assai bene introdotto negli ambienti diplomatici viennesi e in quelli della corte, l'A. era nelle migliori condizioni per seguire da un osservatorio di tanta importanza le vicende politiche europee, delle quali riferiva puntualmente al Senato di Ragusa. La sua qualifica di rappresentante raguseo lo portava certo a riservare nei suoi dispacci un posto di particolare rilievo alle questioni orientali, ma, con lo scoppio della Rivoluzione francese, le vicende rivoluzionarie e soprattutto le relative reazioni delle corti europee attrassero sempre più la sua attenzione. L'esame della sua corrispondenza diplomatica relativa agli anni dell'esplosione rivoluzionaria in Francia e del suo progressivo espandersi in tutta Europa non offre elementi di eccezionale interesse. Preoccupato soprattutto d'informare, l'A. era in generale molto cauto nei suoi rari commenti, che tradivano la consueta educazione del cortigiano ancora prigioniero degli schemi della vecchia tradizione politico-diplomatica dell'Europa dell'ancien régime. Egli tuttavia avvertì assai presto la portata europea della Rivoluzione (il 16 ag. 1791 osservò per esempio che i disordini di Francia "potrebbero successivamente comunicarsi a tutti gli Stati monarchici") e si mostrò in generale piuttosto sensibile, come suggeriva la sua formazione di ex-gesuita e l'abito del pubblicista controrivoluzionario, ai moventi ideologici degli avvenimenti.
Sotto questo aspetto, maggiore importanza ha il libro De la liberté et de l'égalité des hommes... che l'A. scrisse per confutare "le massime francesi", con il consueto proposito di incoraggiare e di appoggiare i sovrani d'Europa, nella loro crociata controrivoluzionaria, mobilitando l'opinione pubblica a loro sostegno. L'opera, che, stampata a Vienna nel 1792, ebbe un grande successo editoriale, risentiva chiaramente delle direttive segnate al pensiero politico controrivoluzionario europeo dalle Reflections on the Revolution in France del Burke, che ebbero ampie e immediate ripercussioni negli ambienti politici e culturali viennesi. L'accettazione dell'impostazione generale del Burke dovette maturare nell'A. sul terreno di una seria meditazione sull'opera del Montesquieu che egli utilizzò abilmente in senso controrivoluzionario.
La difesa dell'ancien régime e della concezione corporativa della società, contro l'individualismo dissolutore dei philosophes e dei rivoluzionari, venne argomentata così, nel quadro dell'impostazione relativistica e organicistica mutuata dal Montesquieu e dal Burke, con il caratteristico ricorso al valore dei "sentiments", dei "préjugés" e delle "habitudes d'éducation". In tal senso l'esperienza dell'assolutismo illuminato veniva sostanzialmente coinvolta nella generale condanna controrivoluzionaria, mentre l'esperienza costituzionale inglese emergeva in piena evidenza come la sola perfettamente fedele all'organico sviluppo della società nella quale era maturata. La critica controrivoluzionaria dell'A. non aveva, né poteva avere, coerentemente con le sue premesse ideologiche, alcuno sbocco costituzionale e liberale. L'esperienza inglese infatti non poteva valere per la realtà politico-sociale dell'Europa continentale, nella quale il vecchio assolutismo (senza "lumi", s'intende), più o meno temperato dai corpi intermedi a seconda delle tradizioni locali, rappresentava, secondo l'A., anche in questo in perfetto accordo col Burke, la sola forma di governo storicamente giustificata e quindi politicamente valida.
A Vienna l'A. tenne anche, tra il maggio del 1782 e il maggio del 1786, la rappresentanza diplomatica della Valacchia e mantenne rapporti cordialissimi e pressoché ininterrotti con la corte di Napoli, alla quale soleva prestare, dietro lauti compensi, i suoi uffici di informatore diplomatico e di consigliere politico. Un suo memoriale, steso nello stile classico dei "consigli politici" di schietta tradizione italiana, contiene un'esortazione a Ferdinando per attuare l'unificazione della penisola o comunque un ingrandimento dei Borboni fino al Po. Se si considera la data di composizione (agosto 1796), il memoriale dell'A. appare essenzialmente dettato da mero opportunismo di cortigiano, e si rivela un vero e proprio monumento di machiavellismo gesuitico, retorico e libresco.
L'attività diplomatica dette particolare risalto alla personalità dell'A., ricca di vitalità e di finezza, sì che non meno dei diplomatici minori, che gli facevano corona quasi a primus inter pares, loricercarono i dotti viaggiatori stranieri nelle loro soste viennesi. Ma vera fama, in campo internazionale, l'A. acquistò dalla sua fiera critica ai principi della rivoluzione francese e, in campo letterario, dall'edizione delle opere postume del Metastasio, al quale era stato legato da affettuosa amicizia.
Dell'ingegno versatile e fervido suo e dei vincoli che sino all'ultimo lo strinsero alla terra d'origine sono testimonianza altresì le minori fatiche. Più duraturo merito gli assicura l'edizione delle lettere del Metastasio, che occupa quasi per intero i tre voll. delle Opere postume,e che fu giudicata con favore dal Carducci e dall'Antona Traversi.
L'A. morì il 29 dic. 1817, forse a Vienna, ma certamente non a Ragusa, come inesattamente riportato in Wurzbach, diventata intanto, con l'intera Dalmazia, dominio austriaco. A Vienna, dove la sua compiuta raccolta di aldini era già andata ad arricchire la biblioteca dei conti Apponyi, di lui restò a lungo ricordo, ravvivato, tra l'altro, da una sorprendente somiglianza col pontefice Pio VI.
Scritti principali: Lettera apologetica della persona e del regno di Pietro il Grande contro le grossolane calunnie di Mirabeau, s. l.né d.; De la liberté et de l'égalité des hommes et des citoyens avec des considérations sur quelques nouveaux dogmes politiques,Vienne 1792 (ebbe, nel 1793,due nuove edizioni, di cui una a Pavia, e tre traduzioni italiane, nella stessa Vienna, a Torino e nel Milanese, e una tedesca a Vienna: complessivamente otto edizioni in un anno); Dei difetti dell'antico vocabolario della Crusca, che dovrebbero correggersi nella nuova edizione,Vienna s. d.; Opere postume del Sig. Ab. Pietro Metastasio,Vienna 1795, voll. 3.; Vita di Metastasio,Vienna 1803(nuova edizione del Ristretto della vita di M.,in Opere postume, III, pp. 310-348).
Fonti e Bibl.: I dispacci dell'A. al Senato di Ragusa si conservano nell'Archivio di Stato di Dubrovnik, Acta et Diplomata saec. XVIII;cfr. poi Haus-Hof- u. Staatsarchiv Wien: Staatskanzlei, Index 1777, 1782, 1790, 1792, 1797, 1804; Staatskanzlei, Moldau-Walachei,Fasz. 26; G. Nuzzo, Per l'unificazione della penisola. Un'esortazione a Ferdinando IV di Napoli, in Rass. stor. napoletana, II(1935), pp. 107-115 (pubblica il memoriale dell'A. dell'agosto del 1796); Aus den Tagebüchern Friedrich Münters, a cura di Ø. Andreasen, I, Copenhagen und Leipzig 1937, pp. 66, 104 s.; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel sec. Decimottavo, III, Palermo 1827, pp. 194 s., 417 s.; E. De Tipaldo, Biogr. degl'italiani illustri, I, Venezia 1834, p. 26; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, I, Wien 1856, pp. 97 s.; M. Landau, Die italienische Literatur am österreichischen Hofe, Wien 1879, p. 94; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, pp. 710 s.; T. Navarra Masi, La Rivoluzione francese e la letteratura siciliana, Noto 1919, pp. 59 s.; B. Krizman, Diplomati i konzuli u starom Dubrovniku, Zagreb 1957, pp. 188-190; S. Rota Ghibaudi, La fortuna di Rousseau in Italia (1750-1815),Torino 1961, pp. 194-198. Per la maggiore benemerenza letteraria dell'A.: G. Carducci, Lettere disperse ed inedite di P. Metastasio, Bologna 1883 (prefaz., poi, in Opere, ediz. naz., XV, pp. 295 s.); C. Antona Traversi, Lettere disperse e inedite di P. Metastasio,Roma 1886, p. XXXVIII; P. Metastasio, Tutte le Opere,a cura di B. Brunelli, Milano 1943-1954, III, p. 1175 (cfr. ancora IV, pp. 684 s.; V, p. 817).