CONCA, Sebastiano
Pittore, nato a Gaeta intorno al 1680, morto a Napoli nel 1764. Allievo di Francesco Solimena a Napoli, passò a Roma nel 1706, dove operò, con una breve interruzione, fino quasi alla morte. Nelle prime opere romane - ricordiamo un affresco e una pala d'altare in S. Clemente, del 1714 - manifesta tosto un temperamento esuberante, placato tuttavia dagl'inevitabili contatti col "marattismo". L'influsso moderatore della pittura romana, visibile ancora nel soffitto di S. Cecilia (1725), viene però meno, col passare degli anni, nelle opere de vivace e fecondissimo pittore, per dar luogo a un'arte sempre più meridionale, napoletana: il bel quadro dipinto a Roma per la chiesa dei Ss. Luca e Martina, risente del Giordano, anticipa il Giaquinto. Sempre più sfumate appaiono le forme, iridati i colori; e nel colorito è frequente un accordo azzurro e viola. Questo sviluppo formale non eleva gran che la qualità della pittura del C.; l'artista però, nonostante la sua palese superficialità, diviene, dotato com'è di tecnica e di gusto, uno dei migliori decoratori del suo secolo, sicuro prospettico, avveduto scenografo, facile animatore di grandi masse pittoriche; come attesta il bellissimo affresco con la figurazione della Piscina Probatica, nell'Ospedale della Scala a Siena (1732). Nei dipinti su tela, e di più modeste dimensioni, il pittore indulge sempre più alle grazie raffinate del secolo. Creato cavaliere da Clemente IX, e già dal 1719 dell'Accademia di S. Luca, fu altamente apprezzato come insegnante. Chiamato a Napoli nel 1751 vi dipinse, nel 1753, il soffitto di S. Chiara, ma fece opera, in confronto con le romane, disgregata e scadente.
Bibl.: F. Noack, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912; J. v. Derschau, in Monatsh. f. Kunstw., IX (1916), pp. 161-69; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino 1924, pp. 381 segg. e 619 segg.