CECCARINI, Sebastiano
Figlio di Carlo Antonio e di Maria Lavinia Fanelli, nacque a Fano il 17 maggio 1703. Orfano di padre all'età di tredici anni, fu allevato dallo zio don Giuseppe Fanelli, parroco, che lo mandò a studiare presso il pittore Francesco Mancini.
Alla fine del 1724 il C. seguì il maestro a Roma dove si trattenne sino al maggio 1729. Dai documenti da lui presentati all'epoca del matrimonio (Roma, Arch. storico del Vicariato, Not. Basilius Quintilius, posizione matrimoniale del 14 ott. 1738) è possibile ricostruire i suoi successivi movimenti: fu a Roma dal febbraio 1731 al marzo 1735, quando intraprese un viaggio di istruzione a Pesaro, Urbino, Perugia, Bologna, Venezia, Firenze, e qui sposò la nobile Candida Marini, romana, il 14 ott. 1738.
Da questo matrimonio nacquero, in Roma, undici figli, alcuni periti in tenera età: dei sopravvissuti Giuseppe e il meno famoso, Nicola (1741-1812), pittore figurista, seguirono, senza molto successo, le orme del padre collaborando con lui, e Reginalda (1753-1835), bellissima, gli servì da modella per diversi quadri (Castellani) e nel 1773 si fece monaca carmelitana nel convento di S. Teresa a Fano, dove sono tuttora conservate numerose opere del Ceccarini. Nella Pinacoteca civica di Fano è conservato un Autoritratto del Ceccarini mentre dipinge la figlia monaca, ca. 1773; mentre un Ritratto di lei è nella coll. Cantucci di Arezzo. Il C. rimase a Roma con la sua famiglia fino al 1754, come testimoniano gli stati d'anime della parrocchia di S. Maria in Via Lata nei quali i Ceccarini sono registrati fino a quell'anno dal 1744. Dal 1755 in poi i suoi soggiorni si divisero tra Roma e Fano: più lunghi nella città natale dove tra il 1757 e il 1762 copiò su quindici tele (Fano, Pinacoteca civica) e restaurò gli affreschi del Domenichino nel duomo di Fano danneggiati dall'incendio del 1749 (Biagiotti, pp. 78 s., docum.); a Fano si trovava nel 1767 quando gli morì la moglie. In quel periodo abitava con la famiglia nella vecchia casa paterna di, S. Antonio; ma da vedovo si stabilì con i tre figli maggiori in un'altra abitazione della cura di S. Marco, trasferendosi successivamente, nel 1780, nella cura di S. Paterniano (Paolucci, 1938, pp. 28 s.). Nel 1771 il C. era a Roma, quando scrisse una lettera al magistrato della sua città, chiedendo e ottenendo per sé e per i figli Carlo, Giuseppe e Nicola la cittadinanza onoraria come compenso a due sue opere (Servolini, p. 24).
L'artista lavorò attivamente, aiutato dai figli, sino a tardissima età. Morì a Fano il 26 ag. 1783, e fu sepolto nella chiesa di S. Paterniano accanto alla moglie: aveva fatto testamento il giorno prima (Servolini, pp. 28 s.).
Già nel 1724 il comune di Fano gli aveva ordinato una tela con la Madonna ed i santi protettori della città (oggi nella pinacoteca civica), che il C. mandò da Roma due anni dopo e, che gli fece ottenere, oltre a una ricompensa di 36 scudi, la cittadinanza onoraria per il maestro Mancini (Servolini, p. 33).In questa tela, come in quella successiva del 1732 con la Vergine e s. Rocco (Fano, Pinacoteca civ.), si notano riprese dal Reni e dal Maratta (Busiri Vici, p. 263).
A Roma, dove il C. era protetto da nobili ecclesiastici tra cui lo stesso pontefice Clemente XII, poco è rimasto rintracciabile della sua produzione. Si conserva un Miracolo di s. Francesca Romana (Roma, Galleria naz. d'arte antica), anteriore al 1763 (Catalogo acquisti, doni, lasciti del Palazzo Barberini, Roma 1970, n. 5). Piùnumerosi sono i ritratti (cfr. Busiri Vici), quasi tutti eseguiti a Roma, di cui il primo noto cronologicamente è quello dell'abate camaldolese Francesco Zaghis (1739)nella Pinacoteca Manfrediniana di Venezia (G. Moschini, La chiesa e il Seminario di S. Maria della Salute in Venezia, Venezia 1842, p. 123).All'anno 1748 risale l'Allegoria dei cinque sensi (Parigi, Galleria Pardo: cfr. Busiri Vici), di cui l'artista si servì per rappresentare un gruppo di fanciulli di una nobile famiglia romana non identificata. Collocabile intorno al 1750 è il ritratto del Cardinale di York (Hartford, Conn., Wadsworth Athenaeum) di impostazione marattiana (Busiri Vici, p. 266).Seguono un ritratto del Cardinale Fabrizio Spada (Roma, Galleria Spada) per il quale l'artista ottenne 100 scudi (1754),le coppie dei ritratti di Giovanni Antonio Gabuccini, cavaliere di Malta, e di sua moglie Maddalena Ferretti (Fano, Pinacoteca civ., non datati) e (1761) dei coniugi Carlo Maria Ferretti, marchese di Norcia e Chiara Gasparri (Roma, propr. Samuelli Ferretti).
Due dipinti laterali, di soggetto imprecisato, eseguiti per la cappella di S. Michele in S. Francesca Romana a Roma (Titi, p. 205), sono andati perduti probabilmente durante i lavori di restauro cui fu sottoposta la chiesa agli inizi del secolo. Sono anche disperse, sempre a Roma, una pala con S. Urbano, s. Chiara, la Vergine e angeli, eseguita per l'altare maggiore della chiesa di S. Urbano sulla via Flaminia (Angeli, p. 596)e una tavola con S. Nicolò da Rupe per la cappella degli Svizzeri, ora soppressa, nel palazzo del Quirinale, dipinta prima del 1740(Titi, p. 305). Il Servolini (p. 48) cita pure un ovale con S. Leone inginocchiato davanti alla Vergine col Bambino collocato nella basilica di S. Maria Maggiore; si sono perse le tracce pure di un S. Giuseppe Calasanzio nella chiesa di S. Maria del Suffragio citato dall'Angeli (p. 392).
Altri lavori il C. eseguì a Perugia, ad Arcevia (dispersi) e a Savignano di Romagna (Forlì), dove nella omonima chiesa si conserva un Martirio di s. Lucia del 1764circa (Servolini, p. 49).Dei numerosi dipinti conservati a Fano si ricordano: una Assunta (dat. al 1749)in duomo; una Natività del Battista (1782) nella chiesa di S. Pietro, in Valle; nella chiesa di S. Antonio una Sacra Famiglia con i ss. Gioacchino ed Anna, eseguita su commissione del conte Giacomo Ferri; nella chiesa di S. Paterniano una Gloria del santo (affresco); il Busiri Vici (p. 270) ricorda pure una tela con Cristo sostenuto dagli angeli (propr. Adanti, 1770 circa).
Anche il Museo munic. di Fano, come è testimoniato dalle fonti, conservava opere la cui esistenza è oggi difficile verificare; tra esse vanno ricordati alcuni dipinti di soggetto biblico come: Giuditta che taglia la testa ad Oloferne; Eliezer e Rebecca; Davide ed Abigaille (Tomani Amiani). In collezioni private a Fano sono conservati quadretti con frutta, fiori, animali che, insieme con le quattro Nature morte su tavole ottagonali della Pinacoteca civica di Fano, testimoniano la versatilità del Ceccarini.
Carlo, fratello del C., secondo la tradizione familiare (Castellani, 1920, p. 6) era ecclesiastico. Avrebbe studiato disegno a Roma, e avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita come insegnante di lettere a Parigi: manca, però ogni documentazione, mentre sono andate disperse la sua biblioteca e le notizie artistiche sulla sua famiglia, da lui raccolte e legate al Comune di Fano. Sole documentazioni della sua attività di incisore sono: la "macchina" illustrata nel volume Per la gloriosa esaltazione al Pontificato di N. S. Papa Clemente XIII…, Fano 1759; (dal tenore del testo a p. XIII si arguiscono precedenti esperienze di Carlo in questo campo: "...l'incisore ha dovuto operarvi affrettatamento attorno, laonde non ha potuto con quella esattezza, di cui per altro è capace, ritrarvi lo spirito con cui disegnò quella [macchina] e dipinse M. Scandelara..."; la veduta del Giardino del Belvedere ed abitazione pontificia (1765) eseguita su disegno di F. Pannini (lastra nella Calcografia nazionale di Roma); la serie di sessantasette tavole oltre al frontespizio (Carlo vi è quasi sempre indicato come disegnatore e incisore) degli Avanzi delle antichità di Pozzuoli..., "già pubblicati ... dal P. Paolo Antonio Paoli... al presente ... disegnati e incisi in piccolo dall'Abate Carlo Ceccarini...", Napoli 1775 (si tratta d'incisioni nitide, chiare, ben ombreggiate e soprattutto i paesaggi denunciano il gusto del tempo).
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., VI, pp. 251 (per Carlo), 252 s., si v.: Macerata, Biblioteca comunale Mozzi Borgetti, Miscellanea D: A. Ricci, Catalogo delle migliori pitture ... di Fano; F. Titi, Descrizione delle pitture... in Roma, Roma 1763, pp. 205, 265, 270, 305, 362; P. Zani, Enciclopedia metodica ... delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 113 (per Carlo); Ch. Le Blanc. Manuel de l'amateur d'estampos, I,Paris 1854, p. 622 (per Carlo); C. Grossi, Degli uomini illustri di Urbino, Urbino 1856, p. 264; S. Tomani Amiani, Alcuni dipinti di S. C., Santarcangelo 1893; D. Angeli, Le chiese di Roma, Roma 1912, pp. 322, 392, 557, 596; L. Castellani, Una famiglia fanese di artisti …, Fano 1920 (anche per Carlo); C. Selvelli, Fanum Fortunae, Fano 1921, pp. 53, 60, 66, 70, 80, 84 s., 101, 112, 121 s.; L. Serra, Le gall. com. delle Marche, Roma 1925, pp. 168, 169, 170; R. Paolucci, Il pittore S. C. e la sua fam., in Studia Picena, XIII(1938), pp. 28-30; 41 (per Carlo); L. Servolini, S. C. ..., Milano 1959; A. Busiri Vici, Ritratti di S. C., in Palatino, IV(1968), 3, pp. 263-273; E. Capalozza, Brevi note su S. C.,in Fano, V(1969), 4, p. 31; F. Borroni Salvadori, Le esposizioni d'arte a Firenze dal 1674 al 1767, Firenze 1974, p. 45; S. Biagiotti, S. C. ..., tesi di laurea, Univ. di Urbino, anno accademico 1975-76 (con catal. delle opere).