FERRARIS, Sebastiano Augusto (Arrigo Frusta)
Nato a Torino il 26 nov. 1875 da Vittorio e da Olimpia Perussia, seguì inizialmente le orme del padre - notaio come già il nonno e il bisnonno - e si laureò in giurisprudenza; ma, dopo qualche anno appena, intraprese la professione di giornalista e divenne redattore della Gazzetta del popolo. Nel 1901, con lo pseudonimo di Arrigo Frusta che lo accompagnerà poi per tutta la vita, pubblicò a Torino la sua prima opera letteraria, Favarosche. Rime piemonteise (con prefazione di E. A. Berta).
Il 1908 segnò per il F. l'inizio dell'attività nell'allora nascente industria cinematografica. Entrato in contatto con Rinaldo Arturo Ambrosio, che aveva fondato a Torino nel 1905 la Film Ambrosio e C. - una tra le prime e più importanti case di produzione cinematografiche italiane -, vi fu assunto quale consulente letterario e artistico, in sostituzione di E. M. Pasquali, anche lui giornalista alla Gazzetta del popolo, divenuto regista per la Ambrosio e poi produttore in proprio.
Posto a capo dell'ufficio soggetti, il F. si impegnò a ideare per la società - dietro compenso di lire 300 mensili - tre soggetti cinematografici al mese, oltre a revisionare e controllare i progetti in corso di lavorazione.
Il primo, grosso successo del F. fu il film Spergiura!, diretto nella primavera del 1909 da L. Maggi ed interpretato da Mary Cléo Tarlarini, A. A. Capozzi e lo stesso Maggi.
Ispirato alla Grande Bretèche di Balzac, rappresentò un salto di qualità nella produzione della società torinese, e ne inaugurò la "serie d'oro", etichetta con cui da allora l'Ambrosio presentò i suoi film di maggiore impegno. Come ricorda il F., i primi drammi dell'Ambrosio erano stati per lo più "in tono minore, dolciastro, latte e miele"; Spergiura! fu invece caratterizzato da un inedito realismo: ambienti veri sostituirono i fondali e le quinte dipinte, allora usuali nel cinema; e celebre resta il primo piano della mano della Tarlarini che giura sul Vangelo.
Nel 1910, accompagnato da uno dei migliori operatori di quegli anni, G. Vitrotti (che aveva sostituito all'Ambrosio R. Omegna), il F. si spinse con la macchina da presa a 4.000 metri sul monte Bianco, realizzandovi tre documentari, tra i primissimi d'alta montagna nella storia del cinema: Da Courmayeur al Colle del Gigante, Escursione sulla catena del monte Bianco e Sulle dentate, scintillanti vette. Lo stesso anno scrisse la sceneggiatura de Il granatiere Roland, poi diretto dal Maggi, in cui interpretò altresì, con colorita caratterizzazione, la parte di Napoleone Bonaparte. Abbandonando il chiuso mondo delle scenografie, che si riteneva indispensabile per le produzioni in costume, Il granatiere Roland fu girato tra le nevi delle Alpi, e il risultato si giovò dell'ottima fotografia del Vitrotti.
Ancor maggiore fu il successo nel 1911 di Nozze d'oro, accorata rievocazione, tra cavalcate e battaglie, del Risorgimento italiano. Il soggetto era stato appositamente ideato dal F. per il concorso cinematografico indetto dall'Esposizione intemazionale dell'industria e del lavoro, organizzata a Torino per commemorare il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Realizzato dal Maggi, il film vi vinse il primo premio (di 25.000 lire), e venne proiettato al cospetto della regina Margherita nel castello di Stupinigi. Nondimeno, nel dicembre 1911 il ministero degli Interni ne vietò la proiezione, perché lesivo dello spirito dell'alleanza che dal 1882 legava Austria e Italia. Provvedimenti giudiziari coinvolsero anche il film Pianoforte silenzioso, prodotto dalla Ambrosio nel 1912 e interpretato da Maggi, Lidia De Roberti, Capozzi ed E. Vaser. Lo scrittore E. Checchi querelò la società torinese per il plagio del suo bozzetto Vigilia d'armi (pubblicato su IlSecolo XX di Milano), e nel gennaio 1913 la corte d'appello condannò il F. al pagamento di 200 lire di danni.
Complessivamente tra il 1908 e il 194 il F. scrisse quasi trecento tra soggetti e sceneggiature, contribuendo a gran parte delle migliori produzioni della Ambrosio nell'anteguerra. Con notevole, prolifica versatilità, egli attraversò i diversi generi cinematografici: dagli storici Nerone (1909), Lo schiavo di Cartagine (1910), La regina di Ninive e Delenda Carthago (1914), ai sentimentali Ilpozzo che parla 1910) e Estrellita (1910), al brillante Ildiavolo si fa eremita (1912), fino alle comiche di cui fu protagonista Marcel Fabre, in arte Robinet (clown francese scritturato dalla Ambrosio nel 1910). Numerosi furono gli adattamenti da opere letterarie italiane e straniere. Da alcune ballate di F. Schiller il F. trasse i film L'ostgggio (1909), L'andata alla fucina (1910) e lo stesso anno Il guanto, progetto che gli fu particolarmente caro e tra i primi film in cui vennero utilizzati veri leoni. Per la "serie d'oro" adattò sette drammi dannunziani, di cui il poeta aveva ceduto i diritti, per 4.000 lire l'uno, alla società torinese: La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio e Sogno di untramonto d'autunno nel 1911; La Gioconda, L'innocente e La nave nel 1912.. Nel 1914, da una pièce di D. Belasco, sceneggiò per l'attrice americana Leslie Carter il film La Du Barry, realizzato da E. Bencivenga.
La prima guerra mondiale segnò una battuta di arresto nella prolifica attività del Ferraris. Chiamato alle armi, lasciò l'incarico alla Ambrosio, pur continuando fino al 1916 a fornire spunti e soggetti. Di quegli anni si ricordano La mammabella (1915), Monna Vanna da M. Maeterlinck, diretto nello stesso anno da M. Caserini, e I figlidi Satana (1916). Nel 1919 egli passò a lavorare, per qualche anno, presso la Società Rodolfi (con la quale sembra avere collaborato, già nel 1915, ad una versione dell'Amleto con R. Ruggeri), per la quale scrisse, tra gli altri, i film La contessa Miseria, girato nel 1919 da Guido Brignone, e La signora Rebus (1920). Quindi tornò, per breve tempo, a scrivere per la Zanotta-Ambrosio. Successivamente fu chiamato a Roma, dove nel 1919 si era costituita l'Unione cinematografica italiana (UCI), nata dalla fusione delle principali società di produzione cinematografica dell'epoca. Ma, di fronte alla grave crisi che colpi l'industria italiana del cinema all'inizio degli anni Venti, il F. lasciò nel 1923 ogni impegno nel settore.
Della sua intensa attività in campo cinematografico restano preziosa testimonianza i ricordi affidati alle pagine della rivista Bianco e nero: Ricordi di "uno della pellicola", XIII (1952), 7-8, pp. 31-39; XIV (1953), 2, pp. 3240; XVII (1956), 10, pp. 33-50; Variazioni e commenti, ibid., XV (1954), 5, pp. 57-68; Prime liti e sequestri, ibid., 11-12, pp. 109-119; Parentesi dell'orto delle... inesattezze, ibid., XVII (1956), 1, pp. 44-54; Il cinema si faceva così, ibid., XXI (1960), 5-6, pp. 44-61; Una manifattura cinematografica di cinquant'anni fa, ibid., 10-11, pp. 99-111.
Nell'ultimo dopoguerra il F. si dedicò interamente alla creazione letteraria, per lo più in dialetto piemontese. Nel 1949 pubblicò a Torino il romanzo Tempibeati, cui seguì nel 1951 il volume Ijsent ane del circol dj' artista. Capitoj de storia an padre lingua piemonteisa illustrà da Vellan. Negli ultimi anni fu altresì intento alla compilazione di un dettagliato dizionario italiano-piemontese, che non riuscì tuttavia a terminare.
Il F. mori a Torino il 12 luglio 1965.
Postuma fu edita dal Centro studi piemontesi una raccolta di suoi racconti, Fassin-E 'D Sabia. Prose piemonteise, a cura di G. P. Clivio Torino 1969.
Altri film (tutti prod. Ambrosio, salvo indicazione): 1908: La mia vita (memorie di un cane); 1909: Amore e patria, Gli amori di lord Byron, Buon anno!, Pauli, Nostalgia del carcere, La più forte, Il piccolo vandeano, Il signore metodico;1910: Ilromanzo di un fantino, La stanza segreta, Un grido nella notte, Il debito dell'imperatore;1911: Il danaro di Giuda (di L. Maggi), La mala pianta (di M. Caserini), La fanciulla della neve, Didone abbandonata, L'ultimo dei Frontignac ovvero Ilromanzo di un giovane povero (di Caserini), Santarellina (diCaserini), Hircan il crudele, Sisto V (di Maggi); 1912: Maritza, Nelly la domatrice (di Caserini), Alga turchina, Passa la ronda, L'epopea dei Nibelunghi (di Caserini), La ribalta (di Caserini); 1913: La bisbetica domata, I promessi sposi, Gli ultimi giorni di Pompei (di Caserini), Amor di regina, Cenerentola (di E. Rodolfi), Griffard (di V. De Stefano), La lampada della nonna (di Maggi), Fior di peccato, Il sogno di Aissa, La figlia di Zazà;1914: L'ultimo dei Caldiero, Il dottor Antonio, La gerla di papà Martin (di Rodolfi), Isoldatini del re di Roma, Fata morgana, La Gorgona (diCaserini); 1915: L'onore di morire (di E. Bencivenga), La puledra bianca, La maschera di Caino, Val d'olivi (di Rodolfi), Romanticismo (di Rodolfi), Cuore ed arte (di Bencivenga); 1916: Ilromanzo del boyscout;1919: La maestrina, Il buon Samaritano (prod. Rodolfi); 1920: La perla di Cleopatra (di G. Brignone, prod. Caesar), Ire in esilio (di Rodolfi), L'autobus scomparso (prod. Rodolfi), Ilventriloquo (di Brignone).
Fonti e Bibl.: F. Soro, Splendori e miserie del cinema. Cose viste e vissute da un avvocato, Milano 1935, pp. 29-48; D. Meccoli, Illibro della vanità, in Cinema, III (1939), pp. 393 s.; G. Sadoul, Storia generale del cinema, III, Torino 1967, pp. 88 s.; A. Bernardini, Cinema muto italiano, III, Arte divismo e mercato. 1910-1914, Bari 1982, pp. 41-44; R. Chiti, Incontri. Con Arrigo Frusta, in Immagine. Note di storia del cinema, n. s., IV (1989-90), 13, pp. 23 ss.; Enc. dello spettacolo, V, coll. 749 s.; Filmlexikon degli autori e delle opere, II, pp. 862s.