Luciani, Sebastiano Arturo
Musicologo e teorico del cinema, nato ad Acquaviva delle Fonti (Bari) il 9 giugno 1884 e morto ivi il 7 dicembre 1950. Con Ricciotto Canudo fu uno dei più avveduti e influenti teorici italiani delle prime fasi del cinema, che interpretò costantemente e fino agli anni Quaranta in relazione ‒ talora antitetica ‒ con le altre arti, realizzando alcuni testi rimasti a lungo di riferimento. L'attenta disamina della 'settima arte', accostata in particolare alla musica, portò L. all'individuazione di alcuni tratti più specifici della nuova forma d'espressione, contribuendo a definirne i segni e la valenza di nuova arte.
Avviata, ancora molto giovane, la sua formazione musicale a Napoli, dove studiò composizione con C. De Nardis, L. sviluppò quella letteraria a Firenze, proseguendo poi a Roma il perfezionamento degli studi musicali, quale allievo di G. Setaccioli. Nella capitale entrò in contatto con i maggiori intellettuali del primo Novecento, rimanendo influenzato dall'estetica crociana e, in parte, dal gusto dannunziano e annoverando tra i suoi migliori amici il musicista O. Respighi.
L'interesse per il cinema si manifestò concretamente già nel 1913, allorché pubblicò due articoli (L'evoluzione della scenografia e Il cinematografo e l'arte) sulla rivista letteraria "Il Marzocco". Nello stesso periodo scrisse di teatro su "Ars nova", rivista musicale d'avanguardia, dedicando un lungo articolo alla figura di Edward Gordon Craig, del quale lodò la valenza di completo uomo di teatro, ricorrendo al termine régisseur per sintetizzarne la funzione. Fu pertanto con acuta consapevolezza dei moderni valori e aspetti delle arti che L. nel 1916 propose nell'articolo Impressionismo scenico pubblicato su "Apollon", raffinata rivista di settore, che il cinema stesso seguisse alcuni particolari stilemi musicali presenti nell'opera wagneriana, in modo da creare un dramma scenico musicale, ovvero una rappresentazione in cui l'elemento visivo non fosse soltanto costituito dai gesti dell'attore, ma anche da paesaggi (reali o fantastici), da armonie di luci e di colori, tali da rendere in modo vago, come la musica, stati d'animo e sensazioni.
In questi testi, dunque, L. affermava di vedere già nel cinema un'arte della composizione, che poteva rendere al meglio i momenti dinamici del dramma, termine che egli riconduceva alla sua dimensione etimologica, ossia al significato di 'azione'. Trasformazione e movimento, effetti di grottesco e di terrore come acme del movimento drammatico, erano gli elementi su cui il cinema, nell'ottica di L., faceva perno, e come racconto puramente visivo esso richiamava soprattutto la tradizione figurativa dei grandi cicli religiosi. Senza dubbio all'epoca ‒ e non solo attraverso uno sguardo retrospettivo ‒ la consapevolezza di L. nell'ambito di una prima estetica del cinema fu superiore alla gran parte delle riflessioni coeve. Facendo particolare riferimento alla pittura e alla musica e proponendo di andare oltre il teatro, L. rivendicò per il cinema una proprietà prettamente iconica e, allo stesso tempo, antirappresentativa, come pura 'extravaganza' musicale, attraverso la quale le immagini acquistavano un ritmo proprio. 'Musica per gli occhi' fu la bella espressione con cui L. sintetizzò questa valenza della settima arte.
Tali fondamenti di pensiero furono poi ampliati e sviluppati negli studi che L. dedicò al cinema tra i primi anni Venti e i primi Quaranta. Del 1920 è Verso una nuova arte: il cinematografo (ristampato a cura e con introduzione di F. Bolzoni, 2000), del 1928 L'antiteatro. Il cinematografo come arte, del 1931 la voce Cinematografo: Tecnica ed estetica nell'Enciclopedia Italiana e del 1942 Il cinema e le arti (ristampato con prefazione di C. Antermite e introduzione di V. Attolini, 2001). Nel primo, fra gli altri aspetti, egli corresse in parte la precedente affermazione sull'accostamento visivo tra il cinema e i cicli pittorici religiosi, e nel capitolo dal titolo Il primo esempio di iconografia cinematografica riprodusse una delle xilografie che illustravano un'edizione veneziana della Divina Commedia del 1471, nella cui logica strutturale individuò un'anticipazione di quella che sarebbe stata l'incidenza futura della pittura sul cinema; mentre nel capitolo dedicato a La ricostruzione storica e la cinematografia criticò la pretesa di 'esattezza' nel film storico, individuando in Madame Dubarry (1919) di Ernst Lubitsch una notevole consapevolezza del mezzo cinematografico. Il primo volume di L. fu già un dispiegamento a tutto tondo delle sue teorie, anche attraverso il confronto con le altre arti, nonché una riflessione sull'attore, sullo 'scenario cinematografico', sull'avanguardia futurista. E attraverso successive integrazioni egli giunse, nel volume pubblicato nel 1942, a confrontare sistematicamente il cinema con le altre arti (in capitoli dal titolo Il cinema e le arti, Teatro e cinema, Pittura e cinema, La musica e il film, La musica del film e altri ancora). Ribadì, come già nel 1928, che il cinema doveva essere altro dal teatro, deplorando la 'confusione' fra le due arti e affermando che il teatro doveva far leva sostanzialmente sull'attore lasciando la cura degli elementi scenografici e visivi al cinema, il quale, di nuovo, rivelava più stretti legami con la musica.
Oltre all'attività di teorico, L. si dedicò anche a quella di cineasta, in primo luogo venendo chiamato a più riprese dalla produzione cinematografica come consulente per i soggetti e le sceneggiature nell'ambito del film muto e sonoro. Egli stesso elaborò alcune sceneggiature, quali per es. Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone e Fascino (1939) di Giacinto Solito; un mediometraggio del 1920, Tristano e Isotta, di cui scrisse il soggetto e la sceneggiatura, gli è attribuito anche per la regia. Negli anni 1920-21 fu inoltre direttore della Triumphalis Film di Roma e nel 1934 dell'Ufficio soggetti, sceneggiature e musiche della Cines.
U. Barbaro, Poesia del film, Roma 1955, pp. 11-21.
V. Attolini, Sebastiano Arturo Luciani teorico del cinema, Bari 1971.
C.L. Ragghianti, Arti della visione I. Cinema, Torino 1975, pp. 141-45.
F. Bolzoni, Omaggio a un pioniere: S.A. Luciani, prefazione a S.A. Luciani, Il cinematografo: Verso una nuova arte, Roma 2000, pp. 5-20.