SEB (Surrogate endpoint biomaker)
Biomarcatore di efficacia di un’attività chemiopreventiva. L’identificazione di validi SEB permette di disegnare studi di prevenzione circoscritti e a breve termine. Nei casi di cancro alla mammella, per es., agoaspirati citologici poco invasivi e alcuni biomarcatori potrebbero essere utili per identificare la popolazione femminile in grado di beneficiare di studi di prevenzione e, per quanto concerne i SEB, anche per monitorare l’efficacia di potenziali agenti preventivi. I ricercatori stanno anche valutando se i polimorfismi individuali in geni metabolizzanti o geni associati a tossicità possano essere utilizzati per individuare le categorie che meglio di altre potrebbero trarre benefici da agenti preventivi. Per es., la relazione tra polimorfismi metabolici e predisposizione al cancro della mammella è stato l’obiettivo di parecchie rivalutazioni recenti. Nei casi di cancro della prostata, i risultati delle valutazioni di endpoint secondari condotti su studi clinici randomizzati suggeriscono che la vitamina E e il selenio riducono il rischio di carcinoma prostatico. L’analisi degli endpoint secondari sui dati del Nutritional prevention of cancer study, disegnato per testare l’efficacia dell’integrazione nella dieta del lievito arricchito di selenio per la prevenzione di nuovi tumori cutanei nei pazienti con un’anamnesi di cancro cutaneo, hanno dimostrato, inoltre, una riduzione del 63% nel cancro prostatico. Basandosi sull’evidenza crescente che il selenio e la vitamina E possono ridurre il rischio di cancro della prostata, nel 2001 è stato avviato il Selenium and vitamin E cancer prevention trial (SELECT), uno studio di fase III randomizzato, a due braccia: placebo e controllo. (*)