socratiche, scuole
Il processo e la tragica morte di Socrate nel 399 a.C. segnarono profondamente gli ambienti culturali e politici ateniesi, suscitando un’intensa eco, destinata a mantenersi viva nel tempo. Orfani del maestro, i discepoli di Socrate si dispersero, spesso continuando a produrre ‘apologie’ destinate a divenire un nuovo genere letterario: i λόγοι σωκρατικόι («discorsi socratici»), in cui la figura di Socrate aveva un ruolo centrale nella formulazione di tesi suscitate dal vivace contesto del dialogo e del dibattito. Sfortunatamente – fatta eccezione per Platone e Senofonte – di questa ricca produzione non restano che scarni frammenti, spesso decontestualizzati; comune è l’intento ‘difensivo’ della figura del maestro, che tende ad accentuare soprattutto la distanza tra Socrate e i sofisti, ovvero tra il vero sapiente, che sa di non sapere, e questi che, presumendo di sapere, non desiderano sapere altro (non sono cioè veri ‘filosofi’). Le interpretazioni sensibilmente diverse delle dottrine socratiche hanno fatto sì che nel tempo si siano affermati tentativi di riconoscere nei maggiori tra i discepoli di Socrate i fondatori di vere e proprie scuole filosofiche, le cosiddette scuole socratiche minori, sia per sottolineare l’elemento comune a tutte (la discendenza socratica), sia la differenza rispetto all’indirizzo socratico ‘maggiore’ rappresentato dal platonismo. Fondatore della cosiddetta scuola megarica (➔ megarica, scuola), fiorita nel 4° sec. a.C. a Megara, è considerato Euclide, presso il quale alcuni dei discepoli di Socrate, tra cui Platone, si rifugiarono alla morte del maestro; tra gli altri esponenti della scuola – che rilegge in termini dialettici la dottrina socratica dell’unità del bene – si annoverano Eubulide di Mileto, Diodoro Crono e Stilpone. Meno dinamica e produttiva della scuola megarica, alla quale pure la connettono le fonti documentarie che ne danno notizia, è la scuola eleo-eretriaca, fondata da Fedone di Elide, membro del circolo socratico cui è intitolato l’omonimo dialogo di Platone, e proseguita da Menedemo, di cui fu maestro Stilpone, che spostò la scuola a Eretria, sua città natale (di qui anche il nome di scuola di Eretria); centrale fu nella scuola la discussione del tema dell’unità della virtù, intesa come unità del bene e delle verità, che sfociava in una radicale esclusione di ogni molteplicità. La più importante delle scuole socratiche deve considerarsi quella cinica (➔ cinici), fondata dall’ateniese Antistene e trasformata da Diogene di Sinope e Cratete di Tebe in un indirizzo filosofico destinato a rimanere vivo, pur se a fasi alterne, lungo tutta l’antichità. Va ricordata infine la scuola cirenaica (➔ cirenaica, scuola), fondata secondo la tradizione da Aristippo di Cirene, nella quale il cardine dell’ideale etico greco (e socratico in partic.) dell’eudemonismo sembra rovesciato nella dottrina che identifica il bene con il piacere.