SCUDO
. Monetazione. - Questa denominazione, tuttora usata per le grosse monete d'argento, ebbe origine dal fatto che le prime specie così chiamate portavano su una delle facce lo scudo araldico del principe o dello stato emittente. Furono esse le monete d'oro conosciute specialmente come "scudi del sole" perché in principio della leggenda avevano un piccolo sole raggiante. Questa moneta apparve in Italia, importata di Francia, nei primi anni del sec. XVI, ed ebbe subito larghissima diffusione perché procurava non lieve guadagno ai produttori. Veniva infatti introdotta nella circolazione in concorrenza del ducato che aveva maggior peso e migliore intrinseco e veniva per conseguenza incettato e trasformato in scudi. Tutti gli stati ne emisero, comprese le repubbliche di Firenze e di Venezia che erano la patria del ducato. Quando si creò una moneta d'argento che equivalesse allo scudo d'oro assunse lo stesso nome che poi si estese a presso che tutte le monete grosse d'argento. Queste infatti avevano origine diversa in quanto rappresentavano l'equivalenza del ducato, dello scudo e del tallero: con l'andare del tempo, con le modificazioni apportate al valore delle singole specie e con l'adozione di nuovi sistemi o regolazioni monetarie, le differenze di origine, specialmente nell'apprezzamento e denominazione comune, scomparvero, e così finirono per essere chiamati scudi anche i pezzi da 5 franchi o lire del sistema metrico decimale. Anche una semplice enumerazione delle varie specie di scudi sia d'oro sia d'argento e dei loro nomi specifici sarebbe troppo lunga (v. filippo; francescone; piastra; Pisis; spadino, ecc.). Merita per altro di essere ricordata la formula "scudi d'oro in oro" che s'incontra di frequente nei documenti; essa venne adottata quando il valore corrente dello scudo sul mercato era andato declinando per la mutevole bontà dei pezzi e si voleva calcolarlo al valore originario: questa formula in oro si trova del resto adottata, e per la stessa ragione, anche rispetto ai ducati. Lo scudo d'oro ebbe multipli e anche di valore elevato (v. doppia) e frazioni del mezzo e del quarto (v. quartino). Quello d'argento ebbe frazioni numerose e varie e anche multipli, tra i quali vanno ricordati quelli veramente notevoli della repubblica di Genova.
Bibl.: C. Marsuzi, Breve saggio sullo scudo d'oro, Roma 1829; E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v. e tavv. CXIX-CXXV.