SCROVEGNI
. La famiglia padovana degli Scrovegni, che fu una fra le più potenti della città, avrebbe avuto modeste origini. Chi ne fa capostipite un Rinaldo Pota di Scrova, suonatore dapprima, poi usuraio, chi un maniscalco di Brugine, villaggio del Padovano. Nel 1081 figurano ascritti fra i nobili. Nei torbidi anni della dominazione carrarese (1318-1405) furono ora amici ai Signori di Padova, ora acerrimi nemici. Passata Padova sotto i Veneziani, gli Scrovegni fuorusciti rimpatriarono. I documenti li dànno a Padova fino al 144; poi gli Scrovegni passarono in Francia dove, verso la metà del sec. XVI, vivevano ancora ricchi e onorati.
Stemma: d'oro alla scrofa pregna rampante d'azzurro. Fra i suoi membri emergono:
Rinaldo, figlio di Ugolino, ricordato fino dal 1261, che aveva le sue case a Padova e contava possedimenti nel territorio, a Selvazzano (1271) e a Saccolongo (1290). L'11 aprile 1285 prestava denari a Gerardo da Camino, capitano generale di Treviso. Dall'usura trasse lauti guadagni; talché contro di lui insorse Dante collocandolo nell'Injerno. Egli è quell'"un, che d'una scrofa azzurra e grossa - segnato avea lo suo sacchetto bianco" (XVII, 64 segg.). Nel 1289 egli era già morto. Una Bartolomea fu moglie di Marsilio da Carrara, morì a Brescia (1333) mentre il marito reggeva quella città in nome di Mastino della Scala. Corse voce che Marsilio l'avesse avvelenata. Enrico, di Rinaldo, sposò Iacobina d'Este. Nel febbraio del 1318 fu tra gl'inviati dai Padovani a trattare la pace con Can della Scala, signore di Verona, e per tale motivo ebbe dalla plebe saccheggiate le case. Allorché nel 1320 Cane mosse di nuovo contro Padova, Enrico ripara a Venezia. Tornato in patria (1328) fu reintegrato nei suoi beni. Aspri contrasti per causa d'interessi ebbe egli con Marsilio da Carrara, marito di sua nipote, il che lo costrinse a rifugiarsi di nuovo a Venezia, abbandonando in mano del rivale la sua cospicua sostanza. Testò il 12 marzo 1336. Il nome di Enrico è legato alla celebre cappella (v. italia, XIX, tav. CLXXIX) detta di Giotto, che sorge nel recinto dell'Arena di Padova, e ch'egli edificò per placare l'ira della Chiesa contro la memoria di suo padre, Rinaldo, famigerato usuraio. Ugolino, figlio di Enrico, fu podestà di Belluno (1361-62, 1369-71) e capitano del popolo a Firenze (1374-1375, 1376-1390). Fedele a Francesco il Vecchio da Carrara, si ribellò poi al suo successore Francesco Novello, riparando coi figli nel castello della città. Giacomo e Enrico, figli di Ugolino, furono prodi nelle armi. Di loro si valse più volte Francesco il Vecchio. Li troviamo nel 1372 alla guardia delle Brentelle; nel 1373, per il valore dimostrato nella battaglia presso la fossa del Piovado di Sacco, son fatti cavalieri; nel 1379 accompagnano il loro signore a Chioggia, subito dopo la presa della città; parteciparono anche all'impresa carrarese contro Treviso.
Bibl.: A. Dall'Acqua, Scrovegni, in Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell'Università, I, Padova 1842, pp. 96-109; A. Fassini, Tavola genealogica della famiglia Scrovegni, ibid., II; G. B. e A. Gatari, Cronaca di Padova, a cura di A. Medin e G. Tolomei, in Rerum Ital. Scriptores, nuova ediz., passim; Monumenti dell'università di Padova (1222-1318) e (1318-1405) raccolti da Andrea Gloria, Venezia-Padova 1884-1888, passim; B. Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova, II, Padova 1853, p. 35; L. Rizzoli jun., Sigillo di Rinaldo degli Scrovegni (sec. XIII), in Rivista ital. di numism., 1896.