SCRITTURA
(XXXI, p. 232)
Storia della scrittura. - Ove si considerino s. tutte le "tracce grafiche dotate di significati convenzionali" (G.R. Cardona) che gli uomini hanno adoperato per registrare e comunicare pensieri e linguaggio dai tempi più antichi fino a oggi, è evidente che non si può parlare di storia della s., ma piuttosto di ''storia delle scritture'' o meglio dei sistemi di intercomunicazione per mezzo di segni registrati convenzionali adottati dalle diverse società in modi diversi a seconda dei loro livelli di sviluppo e dei loro bisogni. Negli ultimi decenni, nell'ambito degli studi sulla s. condotti da linguisti, antropologi, etnologi, paleografi, a una visione alfabeticocentrica (ed eurocentrica) se ne è venuta affiancando un'altra più articolatamente globale e relativistica, che appare aperta alla considerazione anche delle realizzazioni grafiche di culture non alfabetiche, ovunque e in qualsiasi periodo di tempo siano state operanti; ove si adotti una prospettiva del genere è ovvio che non si può neppure porre il problema di un'origine della s. in quanto tale.
Serie di segni e di figurazioni con qualche valore comunque comunicativo risalgono in effetti assai indietro nel tempo, al Paleolitico Superiore (dal 38.000÷36.000 a.C. all'8500 circa a.C.). Più tardi, almeno dal periodo mesolitico, si cominciano ad avere veri e propri sistemi di segni grafici; si tratta in genere di sistemi pittografici, che tendono a registrare e trasmettere non un linguaggio, ma un pensiero o una narrazione attraverso la realizzazione coordinata di figurazioni più o meno essenzializzate; si pensi alle cosiddette iscrizioni dei Camuni in Val Camonica (del 7° millennio a.C.). Se ne trovano tracce in realizzazioni grafiche nordamericane e africane; i sistemi di s. dei Maya e degli Aztechi dell'America Centrale, attestati, per i Maya, all'incirca dall'inizio dell'era cristiana, erano essenzialmente pittografici.
Metodi grafici essenzialmente pittografici furono all'origine anche dei più complessi sistemi di s. formatisi fra il 4° e il 3° millennio a.C. nell'area della Mesopotamia e in quella del Nilo (Egitto), in concomitanza con la prima rivoluzione agricola dell'umanità. In effetti in questa zona geografica, in funzione delle esigenze di registrazione e di distribuzione controllata di cibarie e di beni all'interno di economie organizzate in veri e propri agglomerati urbani, si vennero formando dapprima in Mesopotamia la s. cuneiforme (circa 3350 a.C.) e poi in Egitto quella cosiddetta geroglifica (circa 3150 a.C.). Nella s. cuneiforme si verifica il lento passaggio da una fase essenzialmente ideografica a una essenzialmente fonetica, in cui i singoli segni rappresentano dapprima parole di una determinata lingua (ideogrammi), poi anche suoni, acquistando la possibilità di essere adoperati anche per registrare testi in altre lingue. Le iscrizioni cuneiformi venivano per la maggior parte eseguite su tavolette di argilla fresca, disponendo i segni (a forma di chiodo, donde il nome della s.) in senso verticale fino alla prima metà del 2° millennio a.C.; poi, probabilmente per ragioni tecniche, si passò a una disposizione su linee orizzontali. La s. cuneiforme fu creata in area sumera e venne adoperata per lunghissimo tempo anche altrove, per es. a Ebla, in Anatolia, dagli Ittiti, e ancora da altre civiltà e per altre lingue (circa 15) usate nel vicino Oriente antico, fino al persiano antico.
La s. geroglifica (il nome è greco) fu adoperata in Egitto come s. solenne dal 3000 a.C. fino al 1° secolo a.C.; essa consisteva in un complesso sistema di segni costituiti da figure molto bene caratterizzate, disegnate e impaginate, di persone, animali, piante, oggetti e così via, ognuno dei quali poteva avere, oltre alla designazione della cosa raffigurata, altri due valori: quello, fonetico, delle consonanti presenti nel nome dell'oggetto rappresentato, e quello, determinativo, di concetti in qualche modo a esso connessi, come nella sequenza: 1) sole, 2) consonanti presenti nella parola e 3) giorno o luce, concetti collegabili all'oggetto rappresentato. Gli Egiziani a fini documentari e usuali adoperarono anche due sistemi diversi di s. corsiva, ambedue derivati dalla s. geroglifica: la ieratica, costituita da segni essenzializzati, con tratti aggiuntivi in funzione diacritica e legati fra loro dalla corsività del ductus, scritta da destra a sinistra in genere con calamo su papiro, e la successiva demotica (dal 7° secolo a.C. al 5° d.C.), ancor più corsiva e semplificata. L'arte dello scrivere, per la ricchezza e la complessità del sistema di segni adoperato, era circondata in Egitto di grande considerazione; si credeva che la s. fosse stata inventata e data agli uomini da un dio, Toth, e gli scribi costituirono sempre nella società egiziana una categoria privilegiata di funzionari oltre che una vera e propria ristretta élite intellettuale e tecnica.
Fra il 2200 e il 1700 circa a.C. si sviluppò nella valle dell'Indo un tipo di s. pittografica consistente in una serie di segni (oltre 400) non ancora interamente interpretati, adoperata soprattutto in sigilli e graffiti; è probabile che questa s. protoindiana sia in qualche modo derivata per imitazione dalla più antica s., anch'essa pittografica e non ancora interpretata, degli Elamiti, adoperata nel territorio di Susa dal 3000 a.C. e testimoniata da un limitato numero di iscrizioni. Per alcuni studiosi la s. cinese sarebbe stata a sua volta influenzata nel suo processo di tipizzazione (2° millennio a.C.) proprio dalla s. protoindiana. Certo è che nel territorio cinese già alla fine del 4° millennio a.C. si ebbero manifestazioni di s. pittografica; i primi esempi di una s. già formata su base pittografica e costituita da un gran numero di segni più o meno complessi, indicanti ciascuno una parola (e perciò, data la natura monosillabica della lingua cinese, una sillaba) si hanno in iscrizioni del 1400 a.C. La s. cinese (detta "lingua grafica" in cinese per la sua autonoma capacità espressiva), pur attraverso notevoli evoluzioni, è l'unica di età così antica che sia rimasta sostanzialmente in uso fino a oggi. Essa comprende in totale alcune decine di migliaia di segni. Come materie scrittorie sono state adoperati il bronzo, le ossa, la pietra, il bambù, la seta e, dal 1° secolo d.C., la carta. Anche in Cina, data la complessità del sistema grafico, l'uso della s. rimase appannaggio di una ristretta categoria di scribi e di letterati, che costituirono l'ossatura amministrativa dell'impero. Nel Mediterraneo dal 2000 circa a.C. a Creta, sede della civiltà urbana minoica, si formarono e vennero usati due diversi sistemi di scrittura adoperati per fini amministrativi nei palazzi; l'uno, limitato, come sembra, ai sigilli, è sostanzialmente pittografico ed è detto ''geroglifico''; l'altro, detto lineare A, fu usato dal 1700 a.C. in numerosi documenti scritti su tavolette d'argilla, pietra, metalli, ceramica, e non è ancora stato interpretato; fu diffuso anche nel territorio greco (Sparta). Proprio in Grecia, dal 1550 a.C. in avanti, si venne formando e fu usato un altro sistema grafico, derivato dalla lineare A, detto lineare B, usato per la lingua greca dei centri micenei e interpretato da M. Ventris nel 1952; si tratta di un sistema fonetico su base sillabica, che è stato largamente adoperato a Creta e nei centri micenei della Grecia per la registrazione di documenti inventariali.
Prima della metà del 2° millennio a.C. nelle più importanti s. delle civiltà mediterranee e mediorientali era già largamente presente il principio fonetico, per cui un determinato segno corrispondeva a un determinato suono, contemporaneamente però a ideogrammi e a segni di tipo pittografico. Nell'area occupata dai Fenici e in particolare nel Sinai, si vennero affermando, a partire dalla metà circa del 2° millennio a.C., forme di s. puramente fonetiche costituite da un numero limitato di segni indicanti le sole consonanti, fino alla costituzione di veri e propri alfabeti consonantici, quello di Ugarit nell'attuale Siria (14° secolo a.C.) e quello fenicio, di ventidue segni. Da quello fenicio derivò direttamente il primo vero e proprio alfabeto completo, dotato di segni indicanti sia consonanti sia vocali: quello greco, probabilmente inventato da Fenici in una località di scambio fra i due popoli (Creta, Cipro, costa fenicia) nel 9° secolo a.C. Le prime testimonianze di s. greca alfabetica risalgono all'8° secolo a.C. e sono di natura epigrafica.
Il periodo che seguì all'invenzione e alla diffusione dei primi sistemi alfabetici fu caratterizzato nell'area mediterranea e in quelle sudasiatiche da una nuova e rapida fioritura di forme grafiche differenti nell'ambito di diverse aree linguistiche e culturali. In particolare in Europa l'alfabeto greco esercitò una forte influenza nell'area mediterranea e fu adottato già verso la fine dell'8° secolo in Italia dagli Etruschi con qualche adattamento rispetto al modello e quindi da altri popoli italici. A Roma e nel Lazio più o meno nel medesimo periodo esso fu ripreso, probabilmente con l'intermediazione degli Etruschi, dai Latini. Le prime testimonianze di s. latina giunte fino a noi sono iscrizioni su pietra o incisioni a sgraffio su metallo e presentano forme alfabetiche e disposizioni dello scritto molto vicine a quelle dell'alfabeto etrusco. La s. etrusca, diffusasi largamente in Italia a nord e a sud della Toscana, venne adottata da altri popoli italici; da s. italiche derivò a sua volta l'alfabeto runico, che era formato da 24 o 33 segni e di cui è testimoniato l'uso per prodotti epigrafici a nord delle Alpi dalla Germania alla Scandinavia a partire dal 2° secolo d.C. Le s. alfabetiche iberiche (almeno tre diversi sistemi) svilupparono forme derivate da modelli greci o direttamente fenici.
Nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente altre s. alfabetiche destinate a larga espansione e a lunga vita nacquero dalle due grandi matrici costituite dalla s. fenicia e da quella greca. La s. aramaica, derivata da quella fenicia e ampiamente adoperata in una vasta area dai confini dell'Egitto all'Afghānistān, era costituita da un alfabeto consonantico di 22 lettere, cui furono aggiunti segni distintivi per indicare le vocali. Da essa derivarono altre s. palestinesi, sirioarabe e, fra le più durature nel tempo, anche la siriaca, attestata da iscrizioni e poi, dal 5° secolo d.C., anche da codici, e soprattutto, dal 4°-3° secolo a.C., l'ebraica (dopo l'adozione di altri tipi grafici più antichi, scarsamente attestati), con due varietà, la ''quadrata'' e la ''corsiva'', e vasta produzione di libri di natura religiosa. Una diretta influenza della s. aramaica si è esercitata anche nella penisola indiana, ove due diversi tipi di s. alfabetica consonantica sono attestati del 3° secolo a.C., la kharosti e la brahmi. In Etiopia, infine, il regno di Aksum adottò, prima del 4° secolo d.C., una s. alfabetica consonantica affine a quella brahmi, trasmessa dall'Arabia meridionale, che è stata largamente adoperata per la produzione epigrafica e per quella libraria e che oggi è la s. ufficiale della Repubblica etiopica.
Dalla s. greca, assai diffusa nei regni ellenistici orientali e in Egitto, nel 2° secolo d.C. derivò la s. copta, che è in sostanza una maiuscola libraria greca con l'aggiunta di (sei o sette) segni di origine demotica; essa fu usata dalle comunità cristiane egiziane per iscrizioni e libri, come quelli, famosi, di Naǧ' Ḥammādī (4°-5° secolo d.C.; v. in questa Appendice). Parimenti dalla maiuscola greca libraria derivò nel 4° secolo d.C. la s. gotica, inventata dal vescovo Wulfila per registrare per iscritto la sua traduzione in lingua gota dei Vangeli e usata soprattutto in Italia durante il dominio ostrogoto (5°-6° secolo). Ancora di ispirazione greca sono l'alfabeto armeno, costituito da 36 segni (5° secolo) e quello georgiano, con diverse varietà (5°-6° secolo).
Nei primi secoli dell'era cristiana, caratterizzati in Occidente, nell'area mediterranea e in quella vicinorientale, dalla presenza dell'impero romano e in Estremo Oriente dall'organizzazione di quello cinese, la fase di creatività grafica, durata per quasi un millennio dopo l'invenzione del sistema alfabetico, apparve rallentata o esaurita. Le due grandi scritture del mondo classico occidentale, la greca e la latina, avevano portato alla scomparsa o alla marginalizzazione di molti altri tipi grafici; esse stesse furono modificate tipologicamente da forti trasformazioni, che portarono in campo latino alla nascita della minuscola (2°-3° secolo) e dell'onciale (4° secolo) e in campo greco all'affermazione graduale della corsiva minuscola, affermatasi nell'uso librario soltanto nel secolo 9°. In Estremo Oriente la s. cinese sviluppò una tipologia corsiva e venne canonizzata in modo definitivo dopo la rifondazione unitaria dell'impero nel 221 a.C.; inoltre l'invenzione e l'adozione della carta come materiale scrittorio (1° secolo d.C.) accentuò la diffusione generalizzata della s. nei territori appartenenti all'impero e anche fuori di esso, come in Giappone, in Corea e, più tardi, in Mongolia (11° secolo) e in Vietnam.
Il millennio medievale (6°-15° secolo) fu caratterizzato nell'Europa occidentale prima dal cosiddetto ''particolarismo grafico'', per cui tipizzazioni diverse di s. latina si affermarono in molte aree politico-culturali nate dalla dissoluzione dell'impero romano, e poi da un processo di riunificazione grafica che portò alla creazione di una minuscola comune detta ''carolina'' (fine 8°-9° secolo) e quindi, da questa, alla formazione della tipizzazione cosiddetta ''gotica'' e di alcune corsive dell'uso pratico e documentario (secoli 12°-14°). Nell'Europa orientale, caratterizzata dall'influenza o dal diretto dominio bizantino, furono elaborate fra 9° e 10° secolo due nuove scritture per i popoli slavi, la glagolitica, creata intorno all'863 dall'erudito Costantino-Cirillo, le cui lettere sono caratterizzate dalla presenza di un gran numero di piccoli cerchi (con derivazioni dalla contemporanea minuscola greca e dalla s. ebraica) e quindi, nella prima metà del secolo 10°, la cirillica, nata in Bulgaria dalla trasformazione e semplificazione della glagolitica (peraltro mai scomparsa dall'uso) per influenza dell'alfabeto greco maiuscolo e destinata a grande fortuna e lunga vita. La nascita e soprattutto la grande diffusione, a partire dal 7° secolo, di un'altra importante s. alfabetica, quella araba, di derivazione indiretta dal grande ceppo aramaico, completarono nel corso del Medioevo il panorama delle scritture destinate a caratterizzare la storia della cultura scritta del mondo medievale, moderno e contemporaneo. L'alfabeto arabo, consonantico, è composto di 28 segni e ha conosciuto realizzazioni di altissima calligraficità (cufico). La sua diffusione, sull'onda dell'espansione politica del mondo arabo e di quella religiosa dell'Islam, è stata assai vasta, anche per la sua estrema adattabilità a esprimere per iscritto lingue diverse, dal persiano al malese, con estese presenze in Africa, dal Maghreb al Madagascar, in Afghānistān, in Pakistan, nell'Estremo Oriente. Quivi si verificarono altri eventi di notevole rilievo: l'invenzione di un processo di riproduzione di testi scritti dapprima mediante la stampa di blocchi lignei incisi (Cina, Corea, Giappone, fra l'8° e il 9° secolo) e poi mediante l'uso di caratteri mobili (Cina, dall'11° secolo, e Corea, dal secolo 13°); quindi, poco prima della metà del secolo 15°, la creazione di una scrittura alfabetica coreana, la hangul, ancora oggi in uso.
L'ultima delle grandi scritture alfabetiche a raggiungere la sua definitiva canonizzazione fu quella latina, cui nell'Italia del Quattrocento furono attribuite le forme minuscole (ricalcate sulla carolina altomedievale) e quelle maiuscole (ricalcate su quelle dell'alfabeto epigrafico classico) ancora oggi in uso nella stampa; la variante ''gotica'', progressivamente limitata prima ai paesi dell'Europa settentrionale e poi a quelli di lingua tedesca, ha visto sempre più ridursi la sua area di uso, fino all'abolizione voluta da A. Hitler nel 1941. Il sistema della stampa a caratteri mobili, reinventato in Renania intorno alla metà del 15° secolo, contribuì grandemente alla diffusione dell'alfabeto latino in Europa e fuori e anche alla canonizzazione di altre s. trasferite a stampa soprattutto a fini di evangelizzazione dalla fine del secolo 16° in avanti. Anche per questo la diffusione della stampa e l'espansione, dovuta a ragioni religiose e politiche, di alcune grandi s. alfabetiche, hanno bloccato nell'età moderna il processo di creazione di nuove forme grafiche, tranne che in aree marginali e a economia tradizionale, come la s. dei Tuareg in Africa e alcune s. create nel Nordamerica da missionari per alcuni popoli pellirosse.
Attualmente la divisione del mondo in aree grafiche differenti ricalca le maggiori divisioni culturali e politiche che segnano il pianeta; la s. latina, più generalmente diffusa in tutti i continenti, rappresenta la cultura del mondo capitalistico occidentale e dei paesi a esso più strettamente collegati; la s. cirillica si è diffusa in tutti i territori che costituivano l'ex Unione Sovietica e le sue zone di influenza; il Giappone e la Cina hanno mantenuto le loro rispettive autonomie grafiche in virtù della coerenza politico-ideologica da un lato e della forza dell'economia dall'altra; la s. araba caratterizza da più di un millennio la cultura islamica e le regioni in cui essa è solidamente affermata o attualmente in espansione, con funzione alternativa all'alfabeto latino; l'alfabeto greco e quello ebraico continuano a rappresentare le tradizioni grafico-culturali di due popoli di antichissima cultura. Ogni progresso o regresso di uno dei grandi sistemi di s. in uso nel mondo, tutti vecchi di secoli se non di millenni, rappresenta oggi, ancor più che nel passato, un fenomeno, tipicamente politico, di affermazione o di declino di una presenza, di un'influenza, di un rapporto vincolante di predominio diretto o indiretto di un popolo o di un'area politico-culturale su un altro popolo o in un'altra area.
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