(anche carolina) Scrittura usata dalla fine dell’8° sec. al 12°, così detta perché la sua formazione è in rapporto con la rinascita promossa da Carlomagno. Si sviluppò in maniera quasi uniforme nei vari centri dell’Europa latina (escluse l’Italia meridionale e la Dalmazia), ricreando un’unità grafica europea. Nata in Francia attraverso l’elaborazione di diversi centri scrittori e fondata, secondo una plausibile ipotesi, sull’imitazione di modelli in antica minuscola romana, fu scrittura piccola, elegante, rotondeggiante e di facile lettura, essendo quasi del tutto priva di legamenti tra le lettere e di abbreviazioni. Nei sec. 10°-11° raggiunse le isole britanniche e la Spagna; nel 12° sec. cominciò a differenziarsi da regione e regione: in alcune scuole scrittorie l’adozione di uno stile duro e angoloso preannuncia la formazione della scrittura gotica.
Prima della scrittura c., tra 7° e 8° sec. erano in uso in Francia, Germania, Svizzera e Italia le scritture precaroline, minuscole e più o meno corsive. Pur differendo tra loro, rappresentano tendenze analoghe che si attuano in scrittori lontani, partendo da forme diverse, dalla merovingica o dall’onciale o dalla semionciale o dalla minuscola corsiva. Con l’inizio del 9° sec. scompaiono per dar luogo alla c., salvo che nell’Italia meridionale, dove dalla precarolina si passò alla beneventana (➔).