SCRIGNO
. Antichità. - Presso i Romani si diceva scrinium una cassetta o scatola di forma cilindrica atta a racchiudere volumi, carte e missive. Si chiudeva con un coperchio e all'occasione vi si apponevano sigilli (Martial., I, 67, 5). Un tale oggetto era molto utile e comodo per portare in viaggio una piccola biblioteca, ponendovi i volumina uno accanto all'altro per diritto; tolto il coperchio sporgeva dallo scrinio l'estremo dei singoli rotoli. Serviva anche ai magistrati e ai legali per portarsi dietro scritti e documenti da produrre nei pubblici dibattiti. Scrignî di questo genere si vedono spesso accanto e ai piedi di parecchie statue togate rappresentanti magistrati o filosofi. I Romani usavano anche lo scrinium di forma rotonda, con coperchio a punta, per racchiudervi utensili varî e portatili, in specie oggetti da toletta e fiale con profumi. Si distingueva dalla capsa per essere all'interno suddiviso in un certo numero di compartimenti. Un prezioso scrigno da unguenti, ricordato da Plinio, fu trovato da Alessandro Magno fra le spoglie del re Dario; era d'oro ornato di gemme e di perle e Alessandro lo destinò a racchiudere i libri di Omero.
Col tempo il significato della voce scrinium si estese, e designò non solo le dette capsae e armaria, ma il locale stesso contenente gli scrini, ossia un archivio (archivum, tabularium), e poi una qualunque delle amministrazioni imperiali. Ed è perciò che al sec. IV i capi dei quattro uffici della cancelleria imperiale, costituenti appunto degli scrinia, venivano chiamati maestri scriniorum. Degli scrinia si trovano pure presso i capi della milizia alla corte di Costantinopoli, presso il magister equitum alla corte di Roma, presso i comites thesaurorum, presso i proconsoli di Asia e d'Africa, ecc.
Medioevo ed età moderna. - Anche nell'epoca successiva vennero detti scrinia dei mobiletti, cassette, o piccole scatole, nelle quali si racchiudono gioielli, oggetti preziosi, denaro. Se ne fecero di dimensioni grandi, come cofani o forzieri, destinati anche a trasportare nei viaggi di un tempo gioielli e cose preziose di ogni specie, muniti quindi di serrature e di maniglie ai lati e sul coperchio. Quantunque in origine piuttosto ampio, era quasi sempre eseguito con molta cura e decorato riccamente. Le cronache e gli inventarî antichi ne fanno continuamente menzione (v. inventarî di Carlo VI, del castello di Vincennes, ecc.). Notevoli sono gli scrigni del Rinascimento in cuoio inciso, sbalzato e dorato, in ferro inciso e ageminato, ecc. Alcuni cofanetti del sec. XV furono forse adibiti in un primo tempo a scrigni, così che è impossibile fare distinzioni troppo precise (v. cofano). Dal sec. XVIII in poi si chiamarono di preferenza scrigni solo i cofanetti per racchiudere gioielli. Ve ne furono pure tagliati in pietre dure (v. inventario del duca d'Angiò, 1368). Ne ricorderemo esempi del museo di Cluny, del Victoria and Albert Museum a Londra (d'avorio, siculo-arabi del sec. XII-XIII; di legno ricoperto di cuoio, di arte francese del sec. XV) e altri della Wallace fra cui uno in stile "Boulle".
Bibl.: H. Havard, Dict. de l'Ameublement et de la Décoration, Parigi s. d.; E. Molinier, Hist. des arts appliqués à l'Industrie, ivi 1896; id., La Collect. Wallace, Meubles et objets d'art français, Parigi-Londra s. d.