screening genetico
screening genètico <skrìiniṅ ...> locuz. sost. m. – Ricerca di individui la cui costituzione genetica (genotipo) è causa determinante o predisponente di malattie nell’individuo stesso oggetto dello screening o nei suoi discendenti. Gli s. g. vengono suddivisi a seconda della popolazione bersaglio in prenatali, neonatali e dell’età adulta, e possono riguardare la totalità di una popolazione o solo una subpopolazione. Lo s. g. si distingue nettamente da altri tipi di screening medico poiché comporta implicazioni per i familiari dell’individuo oggetto dell’esame, che potrebbero non avere interesse a conoscere la propria costituzione genetica.
Screening prenatale e neonatale. – Lo screening prenatale consiste nell’identificazione di malattie genetiche nel periodo prenatale attraverso diverse metodologie, fra cui studio ecografico del feto, analisi del siero materno per fattori di rischio, esame di cellule fetali ottenute con amniocentesi o da villi coriali, analisi di cellule fetali nel sangue materno e analisi dell’embrione preimpianto. In particolare gli screening prenatali sono attualmente diretti: a) all’identificazione con ecografo di numerose malformazioni congenite; b) all’individuazione di donne a rischio per la sindrome di Down e per altre aberrazioni cromosomiche, tramite valutazione ecografica della translucenza nucale e misure di diversi parametri biochimici nel sangue materno (tra cui β-hCG, human chorionic gonadotropin, e PAPP-A, Pregnancy-associated plasma protein A, nel primo trimestre e α-fetoproteina, hCG totale, estriolo non coniugato e inibina nel secondo trimestre); c) a definire il rischio di difetto del tubo neurale tramite ecografia e misura della α-fetoproteina. La base razionale per questo s. g. è costituita dal fatto che numerosi errori del ricambio e l’ipotiroidismo congenito non si manifestano clinicamente nel neonato ma si esprimono solo nel lattante, nel bambino o addirittura nell’adulto, quando si sono già verificati danni irreparabili. L’individuazione di queste affezioni nel neonato consente di instaurare un trattamento appropriato e quindi di prevenire o quanto meno attenuare le manifestazioni della malattia. Lo s. g. dei neonati attualmente riguarda soprattutto alcuni errori congeniti del metabolismo (in particolare la fenilchetonuria e l’ipotiroidismo congenito, ossia l’insufficiente produzione di ormone tiroideo), la sordità congenita e l’anemia falciforme. Oggetto di dibattito è invece lo screening di altri disordini metabolici, come fibrosi cistica, iperplasia surrenale congenita, insufficienza mentale legata all’X-fragile e il difetto dell’enzima G6PD (glucosio-6-fosfato-deidrogenasi).
Screening genetico nell’adulto. – In età adulta lo screening comprende: a) l’individuazione dello stato di portatore di una malattia autosomica recessiva o legata al cromosoma X per prevenire lo sviluppo della malattia nei discendenti, attraverso screening dell’intera popolazione o tramite lo screening a cascata dopo l’identificazione di un caso indice (attualmente nelle popolazioni a rischio sono oggetto di screening la malattia di Tay-Sachs, la β-talassemia, l’anemia falciforme, l’α-talassemia e la fibrosi cistica); b) l’identificazione di malattie dominanti a esordio nell’adulto o di tumori ereditari in subpopolazioni a rischio; le malattie a insorgenza nell’adulto, oggetto di discussione sull’opportunità di includerle in programmi di screening, sono ipercolesterolemia familiare, distrofia miotonica, corea di Huntington, rene policistico, emocromatosi ereditaria, trombofilia da eterozigosità per fattore Leyden e difetto di α-antitripsina. Le condizioni ereditarie più comuni con rischio di sviluppo di cancro considerate in programmi di screening sono: atassia-teleangectasia, malattia di Cowden, poliposi adenomatosa familiare, cancro gastrico familiare, sindrome di Gorlin, cancro ereditario dell’ovaio e della mammella, cancro colorettale non poliposico ereditario, melanoma familiare, sindrome di Li Fraumeni, cancro della prostata ereditario, neoplasie multiple endocrine tipo 1, tipo 2a e tipo 2b, neurofibromatosi tipo 1, neurofibromatosi tipo 2, retinoblastoma, sindromi di Peutz-Jeghers e di Von Hippel-Lindau; c) la definizione della predisposizione allo sviluppo di malattie polifattoriali (coronaropatie, diabete tipo I e II, asma da allergia, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, malattie infiammatorie croniche intestinali, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico e diverse malattie psichiatriche) e/o di effetti collaterali negativi per la somministrazione di farmaci specifici.
Aspetti etici. – I progressi della medicina genomica stanno determinando una notevole espansione della medicina preventiva basata su screening di popolazione per determinare la suscettibilità individuale per le cosiddette malattie comuni, tra cui le cardiopatie, il diabete, il cancro e le malattie neurodegenerative progressive. L’individuazione delle persone a rischio comporta l’applicazione della prevenzione primaria, tramite, per es., provvedimenti dietetici o esercizi fisici specifici, e/o di quella secondaria tramite intervento farmacologico. Queste applicazioni richiedono nuove raccomandazioni e valutazioni, in specie per quanto riguarda i rapporti costi/benefici. Ovviamente per queste future estensioni sarà ancora più rilevante l’uso del consenso informato ottenuto dopo estensiva consultazione genetica. Lo s. g. è un procedimento estremamente delicato poiché, accanto a benefici, può determinare effetti negativi. I benefici sono costituiti dalla diagnosi presintomatica di una malattia o di una predisposizione a una malattia, l’evidenziazione di una predisposizione nei confronti di effetti negativi provocati da fattori ambientali e l’identificazione dello stato di portatore di una malattia con implicazioni cruciali per le eventuali scelte riproduttive. Gli effetti negativi possibili sono di natura psicologica (ansietà, perdita di stima di sé, senso di colpa) e sono strettamente correlati alle informazioni ricevute, soprattutto a causa delle difficoltà di comprensione e di interpretazione delle stesse. In tale contesto, un uso improprio delle informazioni relative a ciò che è stato messo in evidenza attraverso questa metodica può essere all’origine di forme di emarginazione sociale, di discriminazione in ambito lavorativo e può da ultimo determinare rilevanti danni economici.