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scorticare

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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scorticare

Luigi Vanossi

Il verbo ricorre due volte nel Fiore, dov'è sempre in relazione con escorchier del Roman de la Rose. È usato nel suo significato proprio di " strappare la pelle a un animale ", " scuoiare ", in LXXXI 14 Ma' il lupo di sua pelle non gittate, / no gli farete tanto di laidura, / se voi imprima no llo scorticate (Rose 11997 " L'en ne peut oster de sa pel / Le lou tant qu'il seit escorchiez, / Ja tant n'iert batuz ne torchiez "), dove l'espressività popolaresca del termine si addice al tono sentenzioso del passo.

Nel senso figurato di " cavar altrui astutamente denari non pochi " (Tommaseo), anch'esso ben documentato (cfr. in particolare, nella novella di Salabaetto del Decameron [VIII 10 8]: " essendo non a radere, ma a scorticare uomini date del tutto "), si ritrova nel discorso della Vecchia: Ciascuna de' aver fermo intendimento / di scorticargli, sì son falsi e rei (CLXII 4). In questo senso essa usa anche il più comune e meno intenso ‛ pelare ' (CLXXIV 1, CLXXV 1) e ‛ dispogliare ' (CLXIII 8), denotanti tutti la feroce rapacità che ispira i suoi precetti.

Questo passo non trova esatta corrispondenza nel discorso della Vieille del Roman de la Rose, ma ne ricorda uno in cui Amis inveisce contro le donne che vendono a caro prezzo il loro corpo: " Nus on ne se devrait ja prendre / A fame qui sa char veaut vendre: / Pense il que fame ait son cors chier / Qui tout vif le veaut escorchier? " (vv. 4565-68).

Vocabolario
scorticare
scorticare v. tr. [lat. tardo excŏrtĭcare, der. di cortex -tĭcis «corteccia», col pref. ex-] (io scórtico, tu scórtichi, ecc.). – 1. Levar via la pelle, scuoiare un animale, o più raramente una persona come forma di tortura: s. un asino,...
scorticaménto
scorticamento scorticaménto s. m. [der. di scorticare]. – Lo scorticare, lo scorticarsi e l’essere scorticato.
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