SCORTE (XXXI, p. 214)
Economia. - Con questa espressione (sin.: giacenze; franc.: Stocks; ingl.: Stocks; ted.: Vorräte) si indica un concetto assai usato nella scienza economica che equivale a quello di gruppo (insieme, aggregato) di beni economici (i servizî, a differenza dei beni economici, non generano mai scorte). Conviene esaminare la rete concettuale attinente alle s., discutendo dapprima di concetti utilizzati in micro-economica; poi di concetti utilizzati in macro-economica.
Presso ogni unità di consumo o famiglia il processo del consumo di beni economici, per la soddisfazione di bisogni avviene parecchie volte al giorno. Gli acquisti di beni di consumo non sono generalmente altrettanto frequenti. Di norma, si osservano una sola volta al giorno e non di rado anche ad intervalli temporali più lunghi. Quelli acquisti aspirano, pertanto, a coprire i fabbisogni giornalieri, settimanali, mensili della famiglia. Dunque, per un certo tratto di tempo, ogni famiglia suol possedere scorte di beni di consumo; siano essi beni non durevoli, oppure beni durevoli. Il volume ed il valore di queste s. (familiari) dipende dunque da parecchi fattori: dalla natura dei beni, innanzi tutto; dal volume dei consumi (nel tratto di tempo che si considera); dal reddito familiare; dalle abitudini della singola famiglia o del gruppo sociale cui appartiene; infine, anche dai prezzi presenti e futuri (previsti) per l'acquisto di quei beni. Il timore di prossimi aumenti nei prezzi, in sistemi economici di scambio o a decisioni decentrate, suol generare infatti un aumento delle s. familiari, mentre la speranza di future diminuzioni nei prezzi dei beni desiderati apporta una riduzione al minimo delle presenti s. familiari. Variazioni nelle s. di beni di consumo, trattenute dalle famiglie, sono dunque valutate dagli economisti (in talune circostanze) come sintomo di previsioni di variazioni nelle quotazioni da parte delle unità di consumo.
Nelle discussioni riguardanti le imprese, il concetto di s. assume connotati alquanto diversi. L'imprenditore, che coordina i fattori produttivi, in economia di scambio, al fine usuale di conseguire il massimo profitto, acquista fra l'altro il fattore di produzione: materie prime. Queste sono in vario modo trasformate nel processo produttivo, al fine di ottenere prodotti finiti. In ogni impresa, pertanto, si sogliono osservare s. o giacenze di tre tipi: di materie prime; di merci in corso di lavorazione (o prodotti semilavorati); infine di beni o prodotti finiti.
L'altezza delle s. di materie prime, presso le imprese, è determinata da parecchi fattori: dal volume del prodotto desiderato e dalle caratteristiche del processo produttivo; dalla maggiore o minor facilità d'approvvigionamento; dalle abitudini dell'impresa considerata; ma, ancora, dai prezzi di acquisto per quei prodotti, attuali e previsti. L'altezza delle s. di beni in corso di lavorazione dipende principalmente dal volume del prodotto finito e dalle caratteristiche del processo produttivo. Ancora, l'altezza delle s. di beni finiti, in economia di scambio, non dipende soltanto da decisioni imprenditoriali, bensì anche dal volume e valore della domanda di quei prodotti, in relazione alla loro offerta. Sono queste particolarità che conviene ricordare perché saranno fra poco richiamate alla mente. Per ora si aggiungerà: l'altezza delle giacenze è positivamente correlata, per l'impresa, ad oneri (costi) unitarî e globali anche rilevanti. Numerose sono dunque le investigazioni (suggerite dai cultori di economia aziendale), nonché i modelli di economia normativa (o politica aziendale) offerti agli imprenditori negli ultimi anni, per facilitare agli imprenditori un comportamento economicamente razionale, atto cioè a facilitar loro decisioni riguardanti l'ottenimento di scorte minime, date certe particolari condizioni. Schemi di programmazione lineare, recentemente elaborati, tendono per l'appunto a ciò.
Dal concetto di giacenza per una sola impresa, attraverso un processo di somma (o di aggregazione) si giunge abbastanza facilmente al concetto di s. per tutto un settore o rami d'industria. Il volume totale delle s. di rottami di ferro e di carbone detenuto dalle imprese siderurgiche costituisce, pertanto, le s. di materie prime della siderurgia; le s. di bloomi, in lavorazione presso quelle stesse imprese, esemplificano (sempre per la siderurgia) le s. di prodotti in corso di lavorazione. Infine le disponibilità invendute di laminati presso le imprese siderurgiche, esemplificano le s. di prodotti finiti di questo stesso ramo d'industria. Non tutti i rami d'industria possiedono s. di beni dei tre tipi considerati (per solito, non hanno s. di prodotti finiti quei rami le cui imprese lavorano su commessa: per es. i cantieri navali). Ma l'esistenza di queste giacenze è la regola.
Dal concetto di s. per un ramo d'industria o, più in generale, di attività economica, procedendo per aggregazione di valori (ciò che desta problemi di non facile soluzione), si passa al concetto di s. per tutto un sistema economico, globalmente considerato; nonché, per un insieme di sistemi economici (esempio: s. di piombo, zinco, oro, per un gruppo di paesi e per tutta l'economia mondiale). Si passa così a considerazioni di macro-economica, dopo di aver preso le mosse da concetti di micro-economica.
Nella moderna scienza economica, il concetto di s., per tutto un sistema economico, è assai usato a varî scopi: d'economia positiva e normativa. Si sogliono distinguere (e spesso rilevare) le giacenze di beni economici; in questo caso a seconda che riguardino: a) i luoghi ove sono tenuti (giacenze di prodotti a Bari non possono considerarsi fungibili con giacenze degli stessi prodotti, per esempio, a Milano); b) le caratteristiche economiche dei detentori (si hanno così scorte presso le unità familiari, presso le imprese, presso i commercianti, presso uffici della pubblica amministrazione); c) le caratteristiche economiche dei prodotti o beni economici (esempio: scorte di prodotti agricoli; scorte di prodotti industriali; scorte di segni monetarî, ecc.). Infine: d) distinzioni a seconda del grado di lavorazione dei beni (giacenze di materie prime, di semilavorati, di prodotti finiti).
La determinazione di questi concetti, e la precisazione dei loro correlati empirici, dà luogo a studî che sono lunghi e difficili se si vogliono evitare errori anche gravi. Esempio: sono spesso dette s. di prodotti finiti di un certo sistema economico: a) le giacenze di quei prodotti, esistenti presso tutte le imprese di del sistema o soltanto presso un gruppo di imprese, giudicato rappresentativo; oppure b) le giacenze di certi beni, giudicati "finiti" dal punto di vista del sistema economico, considerato nel suo complesso. Ebbene, i due diversi concetti hanno differenti correlati empirici; destano quindi risultati differenti nelle loro rilevazioni, ecc. Ogni mancata distinzione o qualificazione può avere serie ripercussioni sulle illazioni ulteriori.
I sistemi economici, ad economia di scambio, si trovano di frequente a dover fronteggiare mutamenti improvvisi nella domanda globale, sia di origine esterna (esportazioni), sia interna (decisioni delle famiglie e delle imprese). Poiché l'offerta globale di beni finiti (di consumo o strumentali) non può prontamente adattarsi a codeste rapide variazioni nella domanda, le imprese ne risentono; ed una delle prime osservabili conseguenze di mutamenti nella domanda si ritrova in mutamenti nelle giacenze di prodotti finiti. Di qui l'interesse degli economisti per queste particolari rilevazioni. Da essi si traggono indici (variamente ponderati) atti a servire da indicatori congiunturali: quanto a dire, serie storiche in grado di segnalare punti di svolta (superiore o inferiore) per le onde cicliche brevi (o cicli Kitchin).
Tuttavia, le rilevazioni attinenti alle s. non servono soltanto a ciò. In un sistema aperto e trasformatore come l'italiano, dati statistici riguardanti le s. di materie prime permettono di giudicare della durata d'attività del sistema, nell'ipotesi che certe importazioni (per esempio di risorse energetiche, come gli olî grezzi) dovessero essere ridotte, a certi livelli, rimanendo immutati i consumi. Ed in ogni sistema economico, in cui l'agricoltura abbia un certo peso, rilevazioni statistiche sulle s. di prodotti agricoli sono elemento di giudizio prezioso, al fine di determinare l'azione più appropriata a difesa, per esempio, degli agricoltori o dei consumatori meno ricchi.
Deriva da ciò, e da altre constatate uniformità, la frequenza di rilevazioni, in ogni evoluto sistema economico, sul livello di certi tipi di giacenze. Purtroppo consimili rilevazioni (assai più di quelle riguardanti fenomeni produttivi) s'urtano però, in economia di scambio, di fronte a particolari difficoltà: dipendenti fra l'altro dalla riluttanza degli imprenditori nel comunicare ad altri, elementi di giudizio assai importanti per la loro gestione aziendale. Ovunque, pertanto, i dati sulle giacenze scarseggiano relativamente.
In Italia si ebbero (e si hanno) numerose rilevazioni sulle giacenze, messe a punto, per i prodotti agricoli, dal ministero dell'Agricoltura e, per talune materie prime industriali, dal ministero dell'Industria; ecc. Altri dati sono pubblicati da private associazioni di categoria. Ad esempio, l'Unione Petrolifera Italiana pubblica regolarmente dati statistici sulle giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti petroliferi.
F. di Fenizio, nel 1953, progettò, fra l'altro, per l'Italia, nuovi indici delle s. di prodotti finiti (rilevati presso singole imprese). Ancor oggi sono rilevati e pubblicati dall'Associazione Industriale Lombarda e riguardano giacenze dell'industria estrattiva, siderurgica, dei metalli non ferrosi, dei prodotti chimici per l'agricoltura, dei prodotti chimici per l'industria, dell'industria tessile. Non hanno un'alta rappresentatività, questi indici. Associati tuttavia ad indici della produzione, ottenuti con rilevazioni presso le stesse fonti (e calcolati con analoga metodologia), essi hanno palesato un certo valore diagnostico.
Una valutazione globale delle variazioni nelle giacenze del sistema economico è annualmente accolta nel bilancio economico nazionale e pubblicata nella Relazione generale sulla situazione economica del paese. Giudizi qualitativi sulle variazioni delle scorte (di materie prime e semilavorati; nonché di prodotti finiti per ventisei rami d'industria) si hanno trimestralmente, in seguito ai "sondaggi d'opinione" effettuati dall'Istituto Nazionale per lo Studio della Congiuntura e da Mondo Economico. Essi sono pubblicati negli Specchi della congiuntura ed in Congiuntura italiana.
Bibl.: U. Ricci, Statistique des stocks de céréales et particulièrement de froment, in Bulletin de l'Institut international de statistique, XXIII (1928), pp. 506-547; J. M. Clark, Strategic factors in business cycles, New York 1934; F. Coppola-D'Anna, Le statistiche delle scorte, in Trattato elementare di statistica, V, 1935; R. H. Blodgett, Cyclical fluctuations in commodity stocks, Filadelfia 1935; S. Kuznets, Changing inventory valutations and their effect on business savings and on national income produced, in Studies in income and wealth, I, New York 1937; F. Vinci, Prezzi e scorte, in Analisi economiche, Bologna 1940; W. C. Mitchell, Business cycles and their causes, S. Francisco 1941; id., What happens during business cycles, New York 1951; A.F. Burns e W. C. Mitchell, Measuring business cycles, New York 1946; W. M. Brown, Measuring physical inventories, in Journal of the American statistical Association, settembre 1948; M. Abramovitz, Inventories and business cycles with special reference to manufacturers' inventories, New York 1950; G.H. Moore, Statistical indicators of cyclical revivals and recessions, New York 1950; F. di Fenizio, Due scritti attorno agli "indici delle scorte" in Italia, Milano 1953; T. M. Whitin, The theory of inventory management, 2ª ed., Princeton 1957; P. A. P. Moran, The theory of storage, Londra 1960; D. Orr, Production stability and inventory variation, Princeton 1960.