Scornigiani (anche Scornisciani; Scornisani)
Famiglia pisana di probabile origine feudale, la quale prese il nome da Scorno, zona del contado pisano a nord della città, di cui rimane il ricordo attraverso alcuni relitti toponomastici. Nel sec. XII, i da Scorno si erano già inurbati, stanziandosi a Chinzica presso la chiesa del Santo Sepolcro, nella cappella di San Cristoforo.
Dal seno di questa famiglia uscirono molti cavalieri e dottori di legge: nel 1170 un Arrigo fu vessillifero della terza schiera pisana nella guerra contro i Lucchesi e i Genovesi; nel 1184 un Gherardo fu console della repubblica; nel secolo successivo un Oliviero capitanava una nave dell'armata pisana che fu sconfitta alla Meloria (1284). Figura particolarmente rappresentativa della seconda metà del sec. XIII fu Marzucco S. (v.; cfr. Pg VI 17-18) il quale, dopo aver ricoperto varie cariche politiche a Pisa e in altre città della Toscana, si ritirò nel convento francescano di Santa Croce in Firenze, ove prese gli ordini sacri. Suoi figli di primo letto furono Gano e Gallo: Gano (v.) partecipò alle lotte in Pisa fra i Visconti e i Gherardeschi e, nell'ambito di queste lotte, fu ucciso nel 1288. Dalla seconda moglie, Teodora di Galgano Grossi dei Visconti, nacquero a Marzucco altri due figli, Vanni e Parente, i quali scelsero entrambi il mestiere delle armi. Essi nel primo ventennio del Trecento furono come caporali al soldo di varie città e comuni. Tutti e due operarono in Toscana - Vanni infatti fu capitano della Taglia guelfa nel 1303, - e nell'Italia settentrionale, specie nella Marca Trevigiana e in quella Veronese. Parente fu visconte o vicario di Rizzardo da Camino in Treviso nel 1312, capitano del popolo di San Gimignano nel 1324, ivi podestà nel 1326, podestà di Parma nel 1315 e nel primo bimestre del 1316.
Gallo di messer Marzucco ebbe solo figlie femmine: Fiandina, sposa a un tal Lapo da Firenze, Bartolomea e Tedda, morte prima del 18 aprile 1306; Lapo era ancora vivo nel primo decennio del Trecento. Anche Parente ebbe soltanto figlie: Checca che nel 1306 era moglie di Giandonato degli Infangati di Firenze; Tora, monaca nel convento di Santa Chiara di Treviso; Giovanna, che sposò Lapo di messer Rodolfo dei Malpigli " de domo Ciaccionis " da San Miniato. Della discendenza di Vanni non si sa niente.
Gli S., oltre che alla vita politica, si dedicarono ad attività commerciali, accumulando ingenti ricchezze: verso la metà del sec. XIV Colo S. dirigeva a Lerici una casa bancaria; troviamo un altro Colo S. a fianco di Iacopo Appiani nel governo di Pisa. Il figlio di lui Bartolomeo collaborò in seguito col nuovo signore della città Giovanni Gambacorti. Anche dopo che Pisa fu assoggettata alla politica fiorentina gli S. seguitarono la loro azione politica nell'ambito della signoria medicea.
A Pisa ci fu in quel tempo un'altra famiglia da Scorno, di origine popolare, nel quartiere di Ponte, ma questa non aveva alcuna attinenza con gli S. nobili.
Bibl. - G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A., II, Documenti, Firenze-Londra 1862, 579; F.P. Luiso, Per un'allusione della D.C., in " Bull. " XIV (1907) 44-78; E. Cristiani, Nobiltà e Popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962, passim.