SCOPADI (Σκοπάδαι)
Famiglia di nobiltà terriera della Tessaglia, una delle tipiche rappresentanti, con gli Echecratidi e gli Aleuadi, di quel predominio aristocratico in Tessaglia, che culminò nel sec. VI a. C. e si prolungò ancora per alcuni secoli. Aveva per suo centro il territorio di Crannone, ma influenza anche in Farsalo; legata di parentela - e quindi almeno un certo tempo di alleanza politica - con gli Echecratidi, e invece avversa agli Aleuadi. Del suo antenáto, il primo Scopa, non si conosce l'età precisa (che deve essere però circa il sec. VII a. C.), bensì la notizia preziosa che ordinò i tributi delle stirpi sottomesse ai Tessali, di cui dunque deve aver concluso l'espansione. Un membro della famiglia Diactorida appare tra i pretendenti ad Agariste, la figlia del tiranno di Sicione Clistene, circa l'inizio del sec. VI. Che spesso gli Scopadi dovessero occupare la suprema magistratura federale della Tessaglia, la tagia, è ovvio, ma non documentato. Il più illustre degli Scopadi è anche l'ultimo Scopa (II), alla cui corte fu Simonide. Si riallaccia appunto con la vita di Simonide la tragica fine di Scopa e dei principali suoi congiunti, schiacciati durante un banchetto a Farsalo dalla caduta del tetto, mentre Simonide sarebbe stato salvato miracolosamente (circa il 515-10 a. C.). Un discendente della famiglia è ancora ricordato come contemporaneo di Socrate; ma la famiglia perdette importanza. Della congiuntura dovettero dunque approfittare sia le famiglie avversarie, sia le città tessaliche, le quali si sforzavano precisamente allora di rinsaldarsi opponendosi al predominio delle aristocrazie rurali.
Bibl.: V. Costanzi, Saggio di storia tessalica, in Annali delle Univers. Toscane, 1906; E. Meyer, Theopomps Hellenica, Stoccarda 1909; A. Ferrabino, in Entaphia Pozzi, Torino 1913; U. Kahrstedt, Grundherrschaft, Freistadt und Staat in Thessalien, in Nachr. gött. Gesell., 1924, p. 124 segg.; H. Swoboda, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, coll. 567-9.