scissionite
s. f. (iron.) Tendenza a trovare l’occasione per dar vita a scissioni politiche.
• La Fiom avrà pure perso il referendum di Mirafiori. Ma l’Italia che si muove «in direzione ostinata e contraria», come dice il prete genovese citando Fabrizio De André, ha trovato una bandiera sotto cui schierarsi: quella del sindacato dei metalmeccanici Cgil, prima medicina in grado ‒ parrebbe ‒ di combattere la «scissionite» cronica della sinistra radicale italiana. Piazza del Duomo a Milano è stata ieri la dimostrazione lampante del miracolo di Sergio Marchionne. «Compagni e compagne», tuona dal palco Piera della rete San Precario. «Fratelli e sorelle», arringa Don Gallo prima di intonare Bella Ciao. «Cari amici», dice Gad Lerner (applaudito) scusandosi in anticipo del suo status di privilegiato. C’è spazio e microfono per tutti. (Ettore Livini, Repubblica, 29 gennaio 2011, p. 29) • Occhio, per esempio, alla continuità stilistica tra le cravatte radical chic di Gennaro Migliore ‒ che di recente si è scisso dallo scissionista Nichi per approdare dal vendolismo al Pd ‒ e quelle di Fausto Bertinotti il Parolaio Rosso. Al quale, ma non solo a lui, il sommo Corrado Guzzanti dedicò un ironico apologo sulla «scissionite» come eterno e inconcludente tic in cui fa dire a Fausto: «Dobbiamo continuare a scinderci sempre di più e creare migliaia di microscopici partiti comunisti, indistinguibili l’uno dall’altro, che cambiano continuamente nome e forma». (Mario Ajello, Messaggero, 14 dicembre 2014, p. 7, Primo Piano).
- Derivato dal s. f. scissione con l’aggiunta del suffisso -ite.
- Già attestato nella Repubblica del 9 gennaio 2000, p. 6, Politica (Nello Ajello).