DATTARI (Dactari, Dattili, Datili, Datari, Del Dattero), Scipione
Documentato a Bologna come architetto e ingegnere nel 1556, quando riceve un pagamento di 30 lire (Gualandi, 1845, p. 4),in un documento del 12 febbr. 1601è detto da 60anni al servizio della Repubblica bolognese (ibid., p. 8). I suoi lavori rientrano nei compiti istituzionali degli architetti pubblici bolognesi, descritti in un documento conservato presso l'Archivio di Stato di Bologna (Miscellanea dell'Assunteria di munizione, VIII, lib. 1, cit. dal Malaguzzi Váleri, 1899, p. 224).
L'architetto doveva sovraintendere alle fabbriche pubbliche in città e nel contado, eseguire disegni e progetti per le nuove fabbriche, tenere le liste degli operai addetti alle costruzioni, sorvegliare e dar parere sui prezzi dei materiali; la carica durava un triennio e lo stipendio era di 250 lire all'anno.
Il D. ricevette pagamenti dal 1558 al 1590 (la documentazione, nell'Archivio di Stato di Bologna, è menzionata dal Gualandi, 1845, e dal Malaguzzi Valeri, 1899) per opere idrauliche (riparazioni per le inondazioni dei fiumi Reno e Savena e "ad Molinellam"), difensive (restauri alle mura e costruzioni di baluardi, fortificazioni delle porte Galliera e S. Felice, di cui esistono suoi schizzi autografi nell'Archivio di Stato citati dal Malaguzzi Valeri, 1899, p. 204) e per opere pubbliche in generale (restauro del ponte di Castenaso, ecc.). Viene segnalata dal Gualandi (1845) la sua attività come topografo, impiegato in "disegni dei confini" del.territorio bolognese. La sua abilità e dedizione al lavoro indussero il Senato bolognese ad assegnargli somme di denaro straordinarie e una dote di L. 1.000 alla figlia "fidei ac diligentiae et laborum egregii civis D. Scipionis Dactili" (Arch. di Stato di Bologna, Sez. del Reggimento, Partitorum L. 24, dall'anno 1576 al 1588. cit. in Comelli, 1896, p. 159). Per tali capacità venne richiesto dal duca di Parma e Piacenza il 14 maggio 1590, dalla contessa di Novellara il 30 ag. 1601 e dalla città di Ravenna il 27 ott. 1601 ("per fare mulini": ibid., pp. 159 s.).
Tra le sue opere più rilevanti sono i disegni della Città di Bologna e contado bolognese per gli affreschi della sala Bologna di Gregorio XIII in Vaticano, disegni eseguiti nel giugno del 1575 ora dispersi.
Essi erano stati richiesti dal cardinale Guastavillani, nipote del papa, all'ambasciatore del Senato bolognese a Roma, Filippo Carlo Ghisfilieri, e il Senato li aveva perciò richiesti al Dattari. Dovendosi effettuare il lavoro in tempi molto brevi ed essendo il D. pieno d'incarichi, era stato deciso che egli avrebbe dovuto rielaborare un modello conservato a S. Pietro in Bologna, ora disperso (attribuito dal Comelli, 1896, p. 161, a Domenico Tibaldi e ritenuto dall'Almagià, 1955, p. 34, relativo solo alla città di Bologna). Per il contado il D. si sarebbe invece servito di disegni anteriori ma risalenti sempre al sec. XVI, aggiornando tutte le piante con rilievi da lui eseguiti e dando loro una nuova unità d'insieme. Gli affreschi, eseguiti da Ottaviano Mascherino, furono però rovinati quando la sala fu adibita a deposito delle opere d'arte ritornate dalla Francia, dopo il 1815; rimessi in luce e poi ricoperti nel 1885sotto Leone XIII, gli affreschi furono definitivamente restaurati tra il 1935e il 1945-46 (Comelli, 1896, p. 161;C. Cecchelli, IlVaticano, la basilica, i palazzi, i giardini, le mura, Milano 1927, pp. 95 s.; B. Biagetti, 1935; Id., Pitture murali, sala Bologna, in Rend. d. Pontificia Accademia romana di archeologia, XV [1939], pp. 239ss.; D. Redig de Campos, Pitture murali. Palazzo Vaticano. Sala Bologna, ibid., XXI [1945-461, pp. 282ss.; Almagià, 1952e 1955; Redig de Campos, 1967).
Il disegno della città, limitato all'abitato compreso entro le mura, risulta nuovo per l'articolazione degli assi viari e del tessuto edilizio. P,probabilmente collegabile con un'incisione del 1581, attribuita ad Agostino Carracci, raffigurante la pianta della città di Bologna (in collezione privata bolognese: D. De Grazia Böhlin, Prints and related drawings by the Carracci family, Washington 1979, p. 119).
Dell'affresco del contado si conservano solo alcuni frammenti e una figura allegorica della Pace: si tratta della più antica e completa raffigurazione del contado bolognese, con Bologna, Modena e Ferrara, molto accurata nell'idrografia, nell'orografia e nella rappresentazione delle località e delle arterie viarie. Probabile modello, o almeno fonte d'ispirazione dell'analoga pianta di Egnazio Danti nella galleria delle carte geografiche in Vaticano, venne ricopiata parzialmente nel 1739da Andrea Chiesa per, incarico del Senato bolognese (Almagià, 1952, p. 32). Nel 1581 lo stesso Danti fece chiedere al D., per mezzo dell'ambasciatore del Senato e degli "Assonti ai confini", i dati necessari per segnare la linea del confine tra il territorio ferrarese e il contado bolognese nella sua pianta nella galleria in Vaticano: ma non se ne fece nulla e la linea rimase ad interim (vedi la documentazione in Almagià, 1952, pp. 31 s., 70).
Al D. si deve anche il progetto del palazzo della Zecca di Bologna: esiste infatti una lettera del 14 dic. 1580 di G. B. Ballarini in cui egli dice di aver sostituito per sei mesi il D., recatosi a Roma, nella direzione dei lavori (Malaguzzi Valeri, 1899, p. 204).
Il palazzo della Zecca, costruito dal 29 genn. 1578 al 12 maggio 1583, venne dernolito in base al piano regolatore del 1889 e ricostruito nel lato sud di uno dei nuovi palazzi in via Ugo Bassi (vedi la foto del primitivo palazzo ibid., fig. 71). Si tratta di una severa costruzione tardomanieristica, con un interessante contrapposto tra le cornici bugnate, le pareti lisce e le grandi aperture rettangolari, quadrate e circolari, "di maniera vignolesca" (Raule, 1952).
Tra il 22 agosto e il 10 sett. 1587 il D. eseguì degli schizzi e firmò una relazione (con G. B. Ballarini Pietro Fiorini, Francesco Terribilia e Prancesco Guerra) per approvare il modello e i disegni del Terribilia per la volta della navata maggiore della chiesa di S. Petronio (vedi le indicazioni archivistiche e bibliografiche in Gatti, 1889, e Zucchini, 1942). Il D. prese così parte alla polemica sull'"ordine tedesco" da usare per le volte di S. Petronio, che si concluse con la sospensione dei lavori dopo la costruzione della volta del Terribilia nel 1589 e poi con la sua demolizione nel 1646-52.
Cittadino bolognese della parrocchia di S. Lorenzo di Porta Stiera (Comelli, 1896, p. 158), il D. acquistò una casa il 28 apr. 1580, in via Cento Trecento, per L. 5.060, casa citata ancora il 9 nov. 1673 in un inventario dei beni degli eredi del D. (Guidicini, 1868).
A causa dell'età avanzata, il 12 febbr. 1601 il D. venne affiancato nelle sue funzioni di ingegnere dal figlio Antonio, che lo sostituì il 16 nov. 1603 (Gualandi, 1845, p. 7). Il 24 nov. 1604 Pietro Fiorini scrive un memoriale per ottenere il posto di perito pubblico vacante per la morte del Dattari. Il suo testamento indica come usufruttuaria dei beni la figlia Leonora, moglie di Giovanni Crescimbeni, ed erede proprietario il primo figlio maschio di lei (Guidicini, 1868).
Di Antonio, figlio del D. e come lui architetto, si ha notizia nel 1601 e nel 1603, quando viene affiancato al padre nelle funzioni di ingegnere. Non viene nominato nel testamento e non siamo in grado di sapere se è lui l'Antonio che il 20 dic. 1633 viene eletto per tre anni, insieme a Vincenzo Porta, architetto della città (Gualandi, 1845, pp. 14-17).
Fonti e Bibl.: P. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, p. 368; A. Taja, Descriz. del Palazzo Apostolico Vaticano, Roma 1750, pp. 497 s.; C. P. Chattard, Nuova descrizione del Vaticano o sia del Palazzo apostolico di S. Pietro, Roma 1766, p. 371; G. Zecchi, Itinerario di Bologna [1840], Bologna 1975, pp. 18, 29; M. Gualandi, Memorie originali ital. risguardanti le belle arti, VI, Bologna 1845, pp. 4, 6-9, 28 (per Antonio: pp. 7, 14-17); Id., Tre giorni in Bologna, Bologna 1950, p. 15; G. Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, Bologna 1859, pp. 387 s.; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, I,Bologna 1868, pp. 392 s.; II, ibid. 1869, p. 374; G. Gozzadini, Note per studi sull'architettura civile in Bologna dal sec. XIII al XVI, Modena 1877, p. 39; A. Bertolotti, Architetti, ingegneri e matematici in relazione coi Gonzaga..., Genova 1889, p. 74; A. Gatti, La fabbrica di S. Petronio. Indagini stor., Bologna 1889, pp. 124 s.; G. B. Comelli, Della pianta di Bologna dipinta nel Vaticano e di altre piante e vedute di questa città, in Atti e mem. d. R. Deputazione di storia Patria per le prov. di Romagna, s. 3, XIII (1896), pp. 158-66, 186-91; F. Malaguzzi Valeri, L'archit. a Bologna nel Rinascimento, Rocca San Casciano 1899, pp. 204, 215, 224; L. Weber, S. Petronio zu Bologna, Leipzig 1904, p. 46; A. Gatti, La basilica Petroniana. Con appendice di documenti, Bologna 1913, p. 84; G. B. Comelli, Piante e vedute della città di Bologna Bologna 1914, pp. 32-42, 64-68, 78; L. Sighinolfi, Nuova guida di Bologna, Bologna 191.5, p. 233; R. Almagià, Monumenta Italiae Cartographica, Firenze 1929, p. 41; G. Zucchini, Edifici di Bologna. Repertorio bibliogr. e iconografico, I, Roma 1931, pp. 123 ss.; Id., Documenti ined. Per la storia del S. Petronio di Bologna, in Miscell. di st. d. arte in on. di I. B. Supino, Firenze 1933, pp. 200-05; B. Biagetti, Pitture murali. Restauri. Sala bolognese, in Rend. d. Pontificia Accad. romana di archeologia, XI (1935), p. 187; I. B. Supino, L'arte nelle chiese di Bologna, Bologna 1938, p. 40; F. Bagnoli, Guida illustrata di Bologna, Bologna 1939, p. 56; G. Zucchini, Disegni inediti per S. Petronio di Bologna, in Palladio, VI (1942), pp. 153-66; Id., Manoscritti d'arte nella Biblioteca dell'Archiginnasio, in Biblioteca dell'Archiginnasio, s.2, 1942, n. 55; Monumenta Cartographica Vaticana, III,R. Almagià, Le pitture murali della Galleria delle Carte geografiche, Città del Vaticano 1952, pp. 6, 29 n. 7, 31 s., 70 n. 1; A. Raule, Architetture bolognesi, Bologna 1952, pp. 89 s. (poi Bologna 1976, p. 89); L. v. Pastor, Storia dei Papi..., IX, Roma 1955, pp. 836, 916 ss.; Monumenta Cartographica Vaticana, IV,R. Almagià, Le pitture geogr. murali della terza loggia e di altre sale - vaticane, Città del Vaticano 1955, pp. 34 ss.; D. Redig de Canipos, I palazzi vaticani, Bologna 1967, pp. 173 s.; J. Hess, Le logge di Gregorio XIII in Vaticano: l'archit. ed i caratteri della decorazione, in Kunstgeschichtliche Studien zu Renaissance und Barock, I,Roma 1967, pp. 117-22; C. Ricci, Bologna, Bologna 1976, pp. 269, 272 s.; F. Bergonzoni, Nove sec. d'arte a Bologna. Rilettura cronol. d'opere di G. Zucchini, in Quaderni culturali bolognesi, I (1977), 4, p. 61; F. Varignana, Omaggio a Bologna. Bologna 1980, p. 66; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., VIII, pp. 418 s.