BREISLAK, Scipione
Nato a Roma da padre svedese il 16 ag. 1750, entrò il 6 ott. 1767 tra i chierici regolari delle scuole pie. Trascorso il periodo del noviziato a Roma, si distinse per il suo ingegno, tanto che nel 1773 fu già destinato come lettore di filosofia e teologia morale al collegio degli scolopi di Albano. Nel 1777 fu trasferito a Ragusa, ove entrò in amicizia con Alberto Fortis, da cui fu spinto ad approfondire lo studio delle scienze naturali, dedicandosi anche alla ricerca. Nel 1781 fu destinato al collegio di Urbino, donde alcuni anni dopo ritornò a Roma per insegnare fisica al collegio Nazareno, ove organizzò un gabinetto mineralogico, arricchito dalla collezione del Patrizi e dai pezzi da lui raccolti in frequenti viaggi, i cui risultati furono sintetizzati in un opuscolo su Tolfa, Oriolo e Latera (1786). Nel 1787 il B. fu inviato a insegnare filosofia nel seminario di Nola, dove poté approfondire i suoi interessi per la mineralogia, compiendo importanti ricerche sulla solfatara e sui terreni vulcanici della Campania. Trasferito quindi a Napoli per insegnare fisica all'Accademia militare della Nunziatella, fu frequentatore assiduo della villa dei fratelli Di Gennaro, che riunivano intorno a sé una eletta schiera di spiriti colti. Nel 1798, chiamato a Roma dal governo repubblicano costituito nel febbraio, fece parte del gruppo di intellettuali repubblicani, come Urbano Lampredi, Vincenzo Russo e altri, che si raccolsero intorno al Monitore di Roma, cui facevano pure capo Mario Pagano e Claudio Della Valle.
Sulle pagine di questo periodico, che nel primo momento di entusiasmo fu il vero interprete dello stato d'animo acceso e patriottico che circolava nell'ambiente giacobino romano, il B. ebbe, dal 4 luglio al 20 ag. 1798, una rubrica fissa dal titolo Abusi di Roma. In questi articoli egli auspicava il risveglio dell'attività commerciale, insieme con l'agricoltura, vera fonte di ricchezza delle nazioni; a tale scopo proponeva di diminuire il numero delle giornate festive, e invitava i Romani a scuotersi dalla loro indolenza. Per migliorare l'agricoltura proponeva da un lato l'aumento del numero dei proprietari per eliminare le grandi estensioni di terre incolte, dall'altro l'introduzione di nuove tecniche di coltivazione e l'utilizzazione di macchine agricole. Condannava coloro che speculavano sulla vendita dei beni ecclesiastici e invitava tutti i cittadini a smascherarli e a denunciarli.
Nella seconda metà del 1798 i consoli lo nominarono commissario del governo nel dipartimento del Trasimeno, con il duplice incarico di procedere alla riscossione di alcune contribuzioni e prestiti forzati ordinati dal governo e dalla commissione francese, e di fare opera attiva presso le autorità e le popolazioni locali onde "rigenerare lo spirito pubblico" e "attivare l'azione delle Autorità costituite". Nella relazione inviata ai consoli il B. scriveva di aver eseguito con successo la prima parte della sua missione; per la seconda faceva notare che aveva realizzato il possibile, tenuto conto del momento di particolare tensione in cui la sua missione si era svolta, a causa dell'insorgenza che serpeggiava nelle vicinanze. Nel marzo dell'anno successivo fu nominato ministro delle Finanze. Si mise al lavoro, scrive il Dufourq, coscienziosamente e, se non riuscì a diminuire le spese, per lo meno accrebbe le entrate.
In effetti nel periodo in cui tenne il ministero delle Finanze furono emanati vari provvedimenti per far fronte alle cattive condizioni dell'erario, ma non si ottenne l'effetto sperato. Quale fosse la situazione finanziaria della Repubblica romana può ricavarsi da due lettere del B. (Giuntella, 1950, pp. 163 e 156). Nella prima - indirizzata al presidente del Senato che gli chiedeva un progetto da sottoporre all'ambasciatore francese, "onde riparare al sistema di perpetuo spoglio" attuato dai Francesi nei dipartimenti - il B. lamentava che la situazione era ormai giunta ad un punto tale che la Gran Questura non poteva esercitare un sufficiente controllo sulle casse dipartimentali, alle cui entrate attingevano subito o le amministrazioni locali o, il più delle volte, gli stessi generali. La seconda si inserisce nel conflitto tra Corpi legislativi e Consolato. Quest'ultimo, sollecitato dal Tribunato e dal Senato perché presentasse, a norma della costituzione, il bilancio e il ragguaglio sulla situazione finanziaria, dopo aver opposto alcune difficoltà, aveva cercato di scaricare la responsabilità sul ministro delle Finanze. Il 6 luglio il B. rispondeva di essere nell'"assoluta impossibilità" di dare esecuzione a quanto i consoli chiedevano, per la irregolarità con cui si era proceduto sia alle riscossioni delle imposte sia alle spese: ogni amministrazione, faceva notare il B., ogni commissario, ogni ministro e lo stesso Consolato avevano agito a tal riguardo per proprio conto senza darne comunicazione al ministro delle Finanze, sicché quest'ultimo poteva rendere conto solo delle entrate e uscite effettuate direttamente dal suo ministero.
Nel luglio 1799 il generale Garnier sospendeva dalle loro funzioni Corpi legislativi e Consolato e creava un comitato provvisorio di governo di cinque membri, tra cui il B., che fu incaricato ancora del settore delle Finanze.
Caduta la Repubblica romana, il B. si imbarcò con le truppe francesi per Marsiglia. Qui partecipò, insieme con altri esuli romani, ad alcune riunioni nel corso delle quali fu manifestata l'intenzione di formare un governo in esilio, e venne nominata una delegazione di quattro membri che presentasse a Parigi le richieste degli esuli romani. Il ministro degli Esteri fece sapere al Bertolio, che manteneva i contatti con questo gruppo, che era meglio tenere questi esuli lontano dalla capitale. Il B. comunque si recò a Parigi, dove frequentò gli scienziati J. Chaptal, G. Cuvier, A.-F. Fourcroy, R.-J. Haüy, A. Brongniart, e lesse parecchie memorie che furono pubblicate nei volumi deIl'Accademia. Ritornato in Italia, nel 1802 fu nominato a Milano dal governo della Repubblica italiana ispettore per la fabbricazione delle polveri e dei salnitri ed ebbe la possibilità di continuare gli studi mineralogici. Nel 1802 fu nominato membro dell'Istituto reale italiano ed era già membro della Società reale di Londra e di quelle di Edimburgo, Berlino, Monaco, Torino. Nel 1815, insieme con V. Monti e con P. Giordani, fu tra i compilatori della Biblioteca italiana, sotto la direzione di G. Acerbi, ma, venuto in contrasto con quest'ultimo, uscì dalla rivista.
Morì a Milano il 15 febbr. 1826.
Gli studi geologici del B. vanno inquadrati in quel particolare periodo della storia della geologia, fra il XVIII e il XIX sec., in cui in tutta Europa era molto accesa la polemica tra "plutonisti" e "nettunisti", cioè tra i seguaci di James Hutton e di Abraham Gottlob Werner. La posizione del B. fu di critica nei confronti della scuola werneriana, le cui idee in quegli anni si andavano velocemente propagando dalla Germania in Francia, in Inghilterra e in Italia. Egli attaccò le opinioni non fondate sulle esperienze e i principi vaghi di queste teorie, che esageravano l'influenza dei fenomeni sedimentari nell'evoluzione della crosta terrestre e che si affermavano più per l'autorità della scuola che per la validità degli argomenti, la qualità e la quantità delle osservazioni sperimentali.
Il B. comprese che gli errori nelle interpretazioni dei fenomeni geologici erano ricollegabili con le ancora scarse conoscenze nel campo della fisica e della chimica; seppe inoltre prevedere che soltanto mediante uno stretto collegamento con queste scienze la geologia si sarebbe concretata in una dottrina fondata su osservazioni precise e su interpretazioni obiettive dei fenomeni naturali, abbandonqnd così il carattere di semplice raccolta di dati, più o meno certi. Indubbiamente sulla posizione del B. influirono molto le sue prime ricerche eseguite sulle regioni vulcaniche dell'Italia centro-meridionale; egli vide infatti nello studio dei vulcani la possibilità di applicare alla geologia i principî della chimica. La sua posizione fu quindi vicina a quella della scuola plutonista, della quale però non condivise gli eccessi.
Spetta infine al B. il merito di aver compilato alcuni importanti trattati, a carattere generale, di geologia, con i quali contribuì ad una migliore conoscenza dei vari problemi, attenuando, grazie alla sua posizione equilibrata ed obiettiva, le violente polemiche esistenti in campo geologico. Da lui prese nome la breislakite, minerale vulcanico appartenente alla serie ludwigite-vonsenite.
Opere principali: Saggio di osservazioni mineralogiche sulla Tolfa,Oriolo e Latera, Roma 1786; Essais minéralogiques sur la solfatare de Pouzzoles, Napoli 1792; Memoria sull'eruzione del Vesuvio accaduta la sera de' 15 giugno 1794, in collab. con A. Winspeare, Napoli 1794; Topografia fisica della Campania, Firenze 1798; Voyages physiques et lithologiques dans la Campanie suivis d'un mémoire sur la constitution physique de Rome..., Paris 1901 (trad. tedesca, Leipzig 1802); Notice sur la fontaine de la fumarole à la solfatare de Pouzzoles, in Journ. des mines, XV (1803-1804), pp. 118-127; Introduzione alla geologia, Milano 1811 (trad. francese, Paris 1811 e 1812); Mineralogia dell'isola di Capri..., in D. Romanelli, Isola di Capri: manoscritti inediti, Napoli 1816; Institutions géologiques, Milano 1818 (traduz. in francese da un manoscritto italiano da P. J. L. Campmas: ristampato a Parigi nel 1822 con il titolo Traité sur la structure extérieure du globe); Descrizione geologica della Provincia di Milano, Milano 1822; Memorie sulle osservazioni fatte da celebri geologhi posteriormente a quelle del conte Mazzari,intorno alla giacitura dei graniti del Tirolo meridionale, Milano 1824; Sulla corrispondenza delle ipotesi geogoniche colla classificazione geognostica delle rocce, in Mem. dell'I. R. Ist. del Regno lomb. ven., IV (1833), pp. 243-324; Osservazioni sopra i terreni compresi tra il Lago Maggiore e quello di Lugano alla base merid. delle Alpi,ibid., V (1838), pp. 31-186.
G. Rigaultdelalongrais
Fonti e Bibl.: F. Mariottini, ICongressi del Monte Sacro, Roma 1798, pp. VII-VIII; Collezione di carte pubbliche..., IV, Roma 1799, passim;G. A. Sala, Diario romano degli anni 1798-99, a cura di G. Cugnoni, III, Roma 1886, pp. 15, 19, 36, 37; L. Configliacchi, Mem. intorno alle opere ed agli scritti del geologo S. B. ..., Padova 1827; G. Gley, Notizie su la vita e su le opere dell'autore scritte da G. G. per la biografia universale, in S. B., Descrizione geologica della provincia di Milano..., Milano 1845, pp. V-VIII; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio francese, II, Torino 1889, p. 76; A. Dufourq, Le règime jacobin en Italie, Paris 1900, pp. 465-68; T. Viñas, Index bio-bibliographicus CC. RR.pp.Matris Dei Scholarum Piarum, III, Romae 1911, pp. 465-468; E. Calvi, Bibl. di Roma nel Risorgim., Roma 1912, nn. 994 s.; V. E. Giuntella, La giacobina Repubblica romana, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, LXXIII (1950), pp. 7, 16, 24-26, 156, 163, 168; Id., Gli esuli romani in Francia alla vigilia del 18 brumaio, ibid., LXXVI (1953), pp. 229-231; Id., Bibliografia della Rep. rom. del 1798-99, Roma 1957, p. 65; Igiornaligiacobitti italiani, a cura di R. De Felice, Milano 1962, p. XXXIX; Illuministi italiani, V, Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, pp. 794 s.; R. De Felice, Aspetti e mom. della vita econ. di Roma e del Lazio nei secc. XVIII e XIX, Roma 1965, pp. 287 ss.; Nouv. Biogr. Univ., VII, Paris 1853, pp. 305-306.
L. Gennari