BONIFACIO, Scipione
Scarse sono le notizie biografiche che abbiamo intorno al B.: originario di Treviso, visse fra la seconda metà del XVIII e l'inizio del XIX secolo; prete secolare, svolse per un lungo periodo il suo ministero nell'Ospedaletto di Venezia, dividendo il suo tempo fra la predicazione, la cura delle anime e un'assidua attività di polemista in difesa delle posizioni della Chiesa, in un momento delicatissimo. Il primo scritto conosciuto risale al 1791, l'ultimo al 1805. Dopo tale data non risulta intorno al B. alcuna notizia.
L'Istoria dell'eresia di Nestorio e del Concilio di Efeso terzo fra gli ecumenici, Venezia 1791, tratta dalla storia ecclesiastica del Bérault Bercastel, contiene moltissime annotazioni chea combattere quanto nell'opera origmale odorava di gallicanismo o addirittura di giansenismo, con un'appendice dal titolo Brevi osservazioni sulla libertà di religione, dove il B. si scagliava contro la massoneria e la tolleranza religiosa. L'operetta piacque al vescovo di Brescia, Giovanni Nani, uno degli affieri dell'antigiansenismo veneto e intorno al quale si stringeva un cospicuo gruppo di polemisti cattolici. Convinto assertore dell'infallibilità pontificide della necessità di una piena subordinazione di tutte le chiese a Roma, il Nani propose al B. di tradurre e annotare l'intera opera del Bercastel - giovandosi eventualmente dell'aiuto del dotto camaldolese Fortunato Mandelli - che aveva una vasta diffusione negli ambienti ecclesiastici e della quale utile sarebbe stata un'edizione accuratamente purgata di ogni traccia di antiromanismo. Il B. attese per lungo tempo a tale fatica, ma non la condusse a termine. Dal 1791 pubblicò, invece, per alcuni anni un Diario sacro veneto in cui, per sfuggire alla censura veneta che si faceva sempre più attenta, sotto il pretesto di commentare le feste religiose e le vite dei santi, polemizzava vivacemente con i giansenisti e i provvedimenti antiecclesiastici del governo veneto; il Diario del 1794, respinto dalla censura, fu stampato a Ferrara e clandestinamente introdotto nello Stato. Nel frattempo pubblicava, anche con l'aiuto dell'abate Cuccagni, direttore del Giornale ecclesiastico di Roma, la Geografia ecclesiastica e civile,che contiene la descrizione dello stato presente del globo terracqueo secondo li due ripartimenti attuali del Sacerdozio e dell'Imperio, Venezia 1793, un trattato che esalta la teocrazia come la miglior forma di governo e afferma che nessuno Stato può reggersi senza l'aiuto della religione.
Questa forma di apologetica fu posta in crisi dall'espansione rivoluzionaria e dalla susseguente caduta della Repubblica di Venezia. Si poneva ora di fronte ai polemisti cattolici una duplice possibilità di scelta: o chiudersi in un intransigente silenzio, o adattarsi alla nuova situazione, per accettare in forma moderata le nuove idee, svirilizzandole. Il B. seguì questa seconda via, nella persuasione che fosse possibile, appoggiando un governo moderato, continuare la lotta contro i più pericolosi estremisti giacobini. Dava inizio così, dal giugno 1797, a una serie di opuscoli, che furono raccolti poi in quattro volumi col titolo Opuscolipubblicati dal principio della rivoluzione veneta fino alla monarchia dell'augusto imperatore Francesco II (Venezia 1797-1800; l'intera raccolta si trova alla Biblioteca Nazionale Marciana), in cui criticava aspramente il passato governo aristocratico che aveva conculcato ogni libertà e combattuto la Chiesa (Religione e creanza. Disinganno al popolo sovrano che mal conosce la sua sovranità, opuscolo I, Venezia 1797), ed esortava i cattolici a obbedire al governo democratico in forza del precetto paolino che ogni autorità viene da Dio, combattendo peraltro conivigore immutato la filosofia anticristiana (Errori del sistema della natura di Mirabaud,Compendio, opuscolo IV, Venezia 1797, e Ilcontratto sociale di G. G. Rousseau e il contratto battesimale di ogni cristiano, opuscolo V, Venezia 1797). Nell'opuscolo seguente, La tirannia e la ribellione, che porta la data del 13 sett. 1797, il B. precisava meglio le sue idee sulla democrazia: dopo aver affermato di seguire i due "maestri della giurisprudenza democratica", Rousseau e Spedalieri, ma più quest'ultimo, perché "vero cattolico", il B. distingueva nell'uomo lo stato di perfezione, prima del peccato originale, e lo stato corrotto, cioè quello attuale, in cui è soggetto al peccato: soltanto nel primo, egli affermava, vi poteva essere una democrazia perfetta; ora, invece, quest'ultima, pur imperfetta, ha bisogno per reggersi della religione che sproni l'uomo al compimento dei suoi doveri.
Dopo Campoformio, ceduto il Veneto all'Austria, non mancarono intransigenti che lo accusarono di debolezza; egli si giustificò nella prefazione al settimo opuscolo, Il velo squarciato a beneficio di molti acció si ravvedano, Venezia 1797, con cui inizia la serie degli "opuscoli antimassonici". Sulla scia del notissimo Barruel, rintracciava nella "congiura" dei filosofi, volta a distruggere la religione cattolica, la causa della rivoluzione. Fra gli opuscoli successivi (complessivamente sono trenta) merita di essere segnalato il decimottavo, La Chiesa non è democratizzabile, Venezia 1799, in cui attaccava la Chiesa costituzionale francese, i giansenisti e il sinodo di Pistoia del 1786. Fuori di questa raccolta, cui attese fino al 1800, pubblicava il Viaggio e sposalizio di Federico nipote di Enrico Wanton alle terre incognite australi ed ai regni delle scimmie e alla provincia dei filosofi, Venezia 1799, una favola allegorica contro gli "artefici" della Rivoluzione. Alcuni anni dopo vedevano la luce le Riflessioni da premettersi allo studio della fisica moderna con una allocuzione alla gioventù che studia, Venezia 1805, che costituivano un violento attacco contro il materialismo.
Fonti e Bibl.: Alcune lettere del B., da cui abbiamo desunto le poche notizie biografiche, si trovano nella Bibl. Naz. di Roma: si tratta di tredici lettere a G. Nani, vescovo di Brescia, comprese negli anni 1791-1794 (Fondo S. Gregorio, 70-71). Si vedano anche Giornale ecclesiastico di Roma, VII (1793), pp. 34 s.; VIII(1794), pp. 36, 118 s.; XII(1797), pp. 165 s., 182 s.; XIII (1798), pp. 33 s.; P. Hazard, La révol. française et les lettres ital., Paris 1910, pp. 96, 506; E. Soriga, Le società segrete,l'emigr. pol. e i primi moti per l'indipendenza, Modena 1942, p. 45 n. 113; N. Ferrini, L'abate Luigi Cuccagni polemista cattolico del secolo XVIII, Perugia 1943, pp. 52, 75, 78-82, 84 s., 89-91; M. Berengo, La società veneta alla fine del Settecento, Firenze 1956, pp. 139 n. 5, 236 n. 3; S. Rota Ghibaudi, La fortuna di Rousseau in Italia (1750-1815), Torino 1961, pp. 270 s., 338.