Ammirato, Scipione
Nacque a Lecce nel 1531 da famiglia patrizia di origini toscane e morì a Firenze nel 1601. Avviato agli studi giuridici nel 1547, li interruppe coltivando la sua vocazione umanistica. Vestì l’abito ecclesiastico nel 1554 e successivamente fu tra Roma, Padova, Venezia, Napoli e Lecce, dove fondò nel 1558 l’Accademia dei Trasformati.
Nel 1569 A. si trasferì in modo definitivo in Toscana e scrisse, su incarico di Cosimo I, le Istorie fiorentine (1600, ed. integrale 1641-1647), nelle quali contestò sia l’impostazione dispersiva sia le inesattezze del M. storico (1° vol., pp. 1-2, e 3° vol., pp. 96-97).
Ma fu soprattutto con i Discorsi sopra Cornelio Tacito (1594) e negli Opuscoli (1637-1642) che A. instaurò un articolato confronto con il pensiero di M., unendo alle istanze etico-politiche della Controriforma una pacata, ma approfondita critica erudita (De Mattei 1963, pp. 64-65).
A. prende le distanze dai giudizi storici di M.: emblematica a tal riguardo appare la critica relativa alle accuse che M. rivolge alla Chiesa di Roma responsabile della mancata unificazione della penisola (Discorsi I xii 17-21); sulla scorta di una puntuale e ampia riflessione, A. mostra sia l’insostenibilità storica di tale assunto sia i vantaggi arrecati ai diversi Stati italiani proprio dalla plurisecolare divisione dell’Italia (Opuscoli, 2° vol., 1637, pp. 37-62, e Vasoli 2007, pp. 192-201).
Fautore del principato mediceo, A. confuta ampiamente l’orientamento filo-repubblicano e la concezione ‘laica’ della politica che permeano l’opera di Machiavelli.
Da una parte, denuncia la totale incostanza della «moltitudine» (Discorsi sopra Cornelio Tacito, cit., pp. 525-27) e nega che la plebe abbia svolto un ruolo fondamentale nell’ascesa della Roma repubblicana; dall’altra, riprende i passaggi dei Discorsi in cui M. si sofferma sulla fondazione di uno Stato a opera del principe e li rivisita alla luce dell’esigenza, propria della Controriforma, di tenere insieme l’utile e l’onesto. Così A. trasforma l’esortazione di M. a che il principe sia crudele per ottenere l’obbedienza dei sudditi appena acquisiti (Discorsi I xxvi 3-5) nel suo contrario: il sovrano deve farsi amare per garantire la stabilità dello Stato (Discorsi sopra Cornelio Tacito, cit., pp. 366-73).
L’elaborazione di A. presuppone anche la realtà del granducato toscano, le sue esigenze di stabilità e autoconservazione nel frammentato contesto della penisola italiana, gravitante nell’orbita spagnola. In proposito egli respinge la via dell’espansione attraverso la guerra, a più riprese teorizzata da M. sull’esempio romano, contrapponendole la possibilità dell’ingrandimento pacifico dello Stato, grazie all’accoglimento dei forestieri (pp. 221-24). In quest’ottica prevalentemente difensiva, A. rivaluta l’incidenza nell’ambito militare di cavalleria, artiglieria e fortificazioni (pp. 453-81). Altrettanto indicativo della distanza da M. è il giudizio sul denaro, di cui A. evidenzia il rilevante contributo alla capacità bellica dello Stato (pp. 440-47).
Proprio il tema finanziario è al centro dell’incompiuto trattato sul Principe, pubblicato negli Opuscoli (3° vol., 1642, pp. 459-94), in cui A. delinea una figura ideale di sovrano alternativa a quella proposta da Machiavelli.
Bibliografia: Discorsi del Signor Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito, Firenze 1594; Opuscoli del sig. Scipione Ammirato, con le tavole delle materie e cose più notabili, 3 voll., Firenze 1637-1642; Istorie fiorentine di Scipione Ammirato, 3 voll., Firenze 1641-1647.
Per gli studi critici si vedano: R. De Mattei, Il pensiero politico di Scipione Ammirato, con discorsi inediti, Milano 1963, pp. 63-117; Scipione Ammirato fra politica e storia, a cura di G. Vese, Lecce 1985; P. Sabbatino, Il modello linguistico del Bembo, e il «gir più oltre»: l’Ammirato e il Rota, in Rinascimento meridionale e altri studi in onore di Mario Santoro, a cura di M.C. Cafisse, Napoli 1987, pp. 421-35; G. Bertoli, Organizzazione del lavoro tipografico, lettura in piombo e correzione nei preliminari del contratto fra Scipione Ammirato e Filippo Giunti per la stampa delle Istorie fiorentine, «La bibliofilia», 1995, 97, 2, pp. 163-86; F. Tateo, Divagazioni sul Tacito di Scipione Ammirato, «Esperienze letterarie», 2003, 18, 3, pp. 4-18; C. Vasoli, Note sugli «Opuscoli» di Scipione Ammirato, in Nunc alia tempora, alii mores. Storici e storia in età postridentina, Atti del Convegno internazionale, Torino 2003, a cura di M. Firpo, Firenze 2005, pp. 373-96; I. Nuovo, Otium e negotium: da Petrarca a Scipione Ammirato, Bari 2007, pp. 361-87; C. Vasoli, Unità e disunione dell’Italia? Uno storiografo della Controriforma. Scipione Ammirato e la sua replica al Machiavelli, in Le sentiment national dans l’Europe méridionale aux XVIe et XVIIe siècles, éd. A. Tallon, Madrid 2007, pp. 189-203.