ACQUAVIVA, Scipione
Nacque in Francia da Ludovico di Diacceto, conte di Chateauvillain, toscano al seguito di Caterina de' Medici, e da Anna Acquaviva.
Portò il cognome Acquaviva in quanto la madre aveva fatto inserire nel contratto nuziale che, mentre il primogenito avrebbe raccolto l'eredità paterna, il secondogenito avrebbe ereditato titoli e diritti feudali materni, perché il nome si perpetuasse in Francia. Ma, in seguito alla morte del fratello Enrico, l'A. ebbe l'eredità di entrambi. Si sentiva, inoltre, in diritto di usare il titolo di duca d'Atri, come discendente da ramo primogenito, e considerava usurpatore il ramo napoletano.
Tra il 1610 ed il 1515 venne a Napoli dalla Francia per difendere, contro il principe di Caserta, Andrea Matteo Acquaviva, i diritti ereditati dalla madre, ma senza alcun risultato. In occasione delle guerre tra Spagna, Francia e Venezia, fu coinvolto nelle trame attribuite all'Ossuna per impadronirsi del Regno e anzi fu all'origine della diffusione della falsa notizia: in questa occasione ebbe contatti col residente veneto e con le corti di Torino e Parigi; sperava di essere reintegrato nei suoi possessi, con un'eventuale cacciata degli Spagnoli dal Regno, ma il suo piano fallì
Compromesso in questi avvenimenti, nel 1620 si recò in Spagna; intanto in Francia i suoi creditori gli occupavano la contea di Chateauvillain, acquistata poi da Nicola Gallucci (francesizzatosi col cognome di de l'Hôpital, marchese di Vitry), che aveva un grande ascendente sul sovrano, dopo l'uccisione di Concino Concini. L'A., non riuscendo a rientrare in possesso dei suoi beni, si rifugiò a Roma presso il papa Urbano VIII. Vi dimorò dal 1627 ed ebbe amichevoli rapporti con Tommaso Campanella. Ebbe successivamente un'abbazia in Lorena e fu poi imprigionato, per motivi che ci sfuggono, in Castel Sant'Angelo ed esiliato ad Orvieto. Nel 1643 tornò però nel favore del papa e fu nominato governatore delle Armi del Patrimonio a Viterbo e partecipò alla guerra di Castro. Dopo la morte di Urbano VIII, benché ben trattato da Innocenzo X, tornò in Francia, dove ebbe altri favori e onori da parte dei sovrani e del Mazzarino. Morì nella seconda metà del sec. XVII.
Esiste alle stampe una lettera dell'A. indirizzata a Luigi XIII, intitolata Lettre envoyée et presentée au roi de la parte du comte de Chasteau-Villain (Douai 1624), tradotta in italiano col titolo di Lettera del conte di Castelvillano al re di Francia, scritta in occasione delle sue pretensioni contro il maresciallo de Vitry del 1624 (citata da T. Brayda di Soleto, Il titolo di Eminenza ai Cardinali e Duchi di Savoia,in Bollett. stor.-bibliogr. subalpino, XXIV [1922], p. 241).
Fonti e Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Acquaviva, tav. IV; T. Campanella, Lettere, a cura di V. Spampanato, Bari 1927, pp. 130, 259; L. Amabile, Fra' Tommaso Campanella ne' castelli li Napoli, in Roma ed in Parigi, I, Napoli 1887, pp. 318-321; II, ibid. 1887, pp. 147 e 277 ss. (sono qui pubblicate lettere di Campanella al Del Pozzo, dove si parla dell'Acquaviva. L'Amabile confonde il conte di Chateauvillain padre con il figlio Scipione); M. Schipa, Una questione genealogica, in Atti d. R. Acc. di archeologia, lettere e belle arti, n.s., VIII (1924), pp. 351-361; Id., Masaniello, Bari 1925, pp. 42-43; Id., Un semiavventuriere del Seicento: S. d'A. d'Atri, in Nuova Antologia, LXII (1927), pp. 38-57; R. Quazza, Preponderanze straniere, Milano 1938, pp. 138-140.