sciocco
In D. indica mancanza di cognizione o discernimento, soprattutto in campo morale: creature sciocche (If VII 70), " idest... homines rudes et ignari " (Benvenuto), sono chiamati coloro che non conoscono la natura della Fortuna; altrove Virgilio mette tra gli s. anche D., turbato alla vista degl'indovini: Ancor se' tu de li altri sciocchi? / Qui vive la pietà quand'è ben morta (XX 27).
Con più forte accento di rampogna, anima sciocca (If XXXI 70) è detto Nembrot, assai probabilmente perché pretende d'inveire a parole contro D., pur sapendo che quello che egli dirà è inintelligibile (Bosco), onde Virgilio seguita: tienti col corno, e con quel ti disfoga / quand'ira o altra passïon ti tocca (vv. 71-72).
La forma diminutiva scioccuzza appare in rima nel verso e t'ho trovato memoria scioccuzza (Rime dubbie VI 12): l'espressione, rivolta da Amore a Sennuccio, pare significhi: " Ti ho trovato di debole memoria nei miei riguardi ". I versi successivi (sì ch'io non ti vo' più per fedeluzzo, / così sa' far di me mala scusuzza) confermano che l'esclusione di Sennuccio dai fedeli d'Amore è legata al suo pretestuoso atteggiamento di renitenza verso Amore stesso.