SCIMMIE (dal lat. simia; lat. scient. Simiae Haeckel, 1874; fr. singes; sp. monos; ted. Affen; ingl. apes)
Ordine di Mammiferi che per l'innegabile somiglianza con l'uomo destano spesso particolare interesse nei naturalisti e nei profani. La statura delle Scimmie varia tra quella di specie più piccole di uno scoiattolo nostrano e quella di specie che, almeno per complessione e peso, superano di parecchio l'uomo. La forma generale è ora gracile, leggiera e svelta, ora ben proporzionata, ora tozza e tarchiata. La testa è tondeggiante o allungata a muso di cane. Gli arti sono in generale relativamente magri, ma possono essere anche straordinariamente muscolosi e pesanti. Nel maggior numero delle specie gli arti posteriori sono un poco più lunghi degli anteriori, ma in alcune i secondi superano di gran lunga i primi. Nella mano il pollice non è mai particolarmente lungo; in alcune specie è opponibile, in parecchie scarsamente o punto opponibile, in poche del tutto rudimentale. Nel piede l'alluce è sempre bene sviluppato e perfettamente opponibile. Questo fatto ha dato luogo alla designazione Quadrumani (v.), che è errata giacché il piede offre, nelle scimmie come nell'uomo, alla gamba un'articolazione sub-prossimale e superiore e non prettamente prossimale e posteriore come la offre la mano all'avambraccio. La palma e la pianta sono sempre nude e munite di creste tattili, che formano per ogni specie figure caratteristiche assai costanti. Mano e piede sono generalmente plantigradi, ma nei movimenti svelti possono divenire digitigradi, mentre la mano di alcune specie (v. antropomorfi) va considerata come "inversamente digitigrada". Le dita possono essere normalmente o eccezionalmente riunite dall'integumento comune in una sindattilia di grado assai variabile. Le unghie hanno molto spesso la forma di cupola, talvolta anche di artiglio; l'unghia dell'alluce è generalmente piatta.
La coda è di lunghezza variabilissima: da un massimo che oltrepassa di parecchio la lunghezza del tronco, può ridursi a zero.
Il rivestimento peloso può essere densissimo e anche scarsissimo. La normale muta dei peli è in parecchie specie assai vistosa. Nella colorazione del pelo prevalgono in complesso toni neri, grigi, rossastri e giallastri, ma in molte specie si hanno anche tinte vistosissime, nelle quali entrano il bianco, l'arancione, il rosso vivo, il rosa brillante e il violetto. Talvolta le macchie di colore più vivace hanno sede nella pelle praticamente nuda della faccia, delle natiche, del petto. La pelle forma in alcune specie singolari pieghe sollevate, aderenti talvolta a spigoli ossei della faccia (v. mandrillo). Assai diffuse tra le Scimmie dell'antico continente sono le callosità delle natiche, densi cuscinetti cornei ed elastici fissati sulle tuberosità ischiatiche del bacino, sui quali l'animale suole poggiare sedendo.
Nel cranio vi è separazione completa tra le fosse orbitali, che guardano decisamente in avanti, e le temporali. Le fosse orbitali nelle Scim- mie, in confronto con altri ordini, acquistano, per così dire, terreno a spese della fossa nasale. Il foro occipitale può avere posizione quasi centrale rispetto alla base del cranio, ma tale fatto è dovuto al forte sviluppo dell'occipite all'indietro e poco o nulla ha da vedere, come succede nell'uomo, con la stazione più o meno eretta dell'animale. La porzione facciale, essenzialmente dentale, del cranio, può essere contenuta in limiti assai modesti in confronto con la porzione cerebrale, ma in molte specie il "prognatismo" è invece pronunziatissimo ed è concomitante con esso la formazione di vistose creste craniali sagittali e occipitali e il forte sviluppo dell'arcata zigomatica, che dànno inserzione alla potente muscolatura morditiva della mandibola.
Nella dentatura i canini, specie nei maschi, sono sempre molto sviluppati. Il numero complessivo dei denti è di 32 o di 36; le file dentali non presentano interruzioni o diastemi. Vi è sempre una dentizione latteale, assai differente, almeno per dimensioni, dalla definitiva.
Nello scheletro il numero più frequente delle vertebre della porzione toraco-lombare è di 19; quello delle coste di 12 o 13. La clavicola è sempre bene sviluppata. Nel bacino l'ileo è più o meno ampio e piatto.
Nel cervello gli emisferi ricoprono il cervelletto, e il loro lobo frontale ha uno sviluppo relativamente ragguardevole; nelle specie non molto piccole le circonvoluzioni sono sempre presenti; la massa della sostanza grigia non raggiunge però sempre i massimi relativi in confronto con altri Mammiferi, per esempio con alcuni Carnivori. Il lobo frontale e il parietale sono tra loro separati da un solco caratteristico per le Scimmie, "il solco centrale", o "di Rolando".
Tra gli organi di senso prevale decisamente l'occhio. L'interno del suo bulbo è fornito della macchia gialla e della fossetta centrale; la facoltà di accomodazione è molto ampia; la visione binoculare rende plastica la percezione delle immagini; vi è sicura registrazione di quasi tutti i colori. Manca il tapetum lucidum, cosicché gli occhi delle Scimmie non luccicano nell'oscurità. La terza palpebra o membrana nittitante è ridottissima.
Il padiglione dell'orecchio è molto modesto nelle sue dimensioni e si avvicina per la forma dei particolari all'orecchio umano; la pinna ha tuttavia generalmente dimensioni piuttosto rilevanti in confronto all'insieme delle pieghe attorno al foro uditivo, e conserva quasi sempre anche il suo angolo sporgente superiore-posteriore.
Nella muscolatura è notevole lo sviluppo dei muscoli mimici o muscoli della faccia che rendono questa "espressiva" in senso umano.
Nell'anatomia interna sono da rilevarsi anzitutto le borse delle guance, capaci diverticoli della cavità boccale, che si aprono nell'interno di questa poco dietro all'angolo della bocca e servono per insaccare il cibo affrettatamente raccolto; esse sono bene sviluppate nei Cercopiteci, Macachi e Paviani. Talvolta raggiungono ragguardevoli dimensioni i cosiddetti "sacchi laringe", di natura morfologica, di ubicazione e di estensione assai variabili; questi sono notevoli negli Antropomorfi, nei Gibboni, negli Ateli, e nelle Aluatte.
Lo stomaco è generalmente semplice; solo nei Piteci e qualche poco negli Ateli la sua cavità sí complica con speciali diverticoli. L'intestino è da 5 a 8 volte più lungo del tronco. Il cieco è generalmente un diverticolo di modeste dimensioni e semplice; esso è munito di appendice vermiforme soltanto negli Antropomorfi e nei Piteci. Nel fegato la cistifellea è sempre presente.
Nei genitali maschili il glande e l'os penis mostrano una varietà morfologica sorprendente e de importanza tassonomica. Nelle femmine la clitoride è sempre integra; in molte specie tutta la regione gluteale va soggetta a vistosissimi gonfiori e arrossamenti mestruali, che permangono talvolta per poco meno di un mese, si succedono cioè con interruzioni assai brevi. L'utero è semplice e la placenta discoide. Nelle mammelle manca o è molto scarso l'accumulo di adipe. L'ubicazione dei capezzoli è generalmente pettorale e anzi questi sono spesso molto ravvicinati tra di loro e tendono a toccarsi con le punte; talvolta hanno invece ubicazione più ascellare. La gravidanza ha una durata variabile fra i tre e i nove mesi. Il parto consta di regola di un sol piccolo; poche specie partoriscono gemelli. Il piccolo suole avvinghiarsi con le braccia al collo e con le gambe alla regione inguinale della madre, tenendo spesso uno od anche ambedue i capezzoli in bocca. In tesi generale si può dire che entro una settimana il piccolo si muove con sicurezza attorno alla madre ed entro un mese anche lontano da essa. Il neonato differisce di regola notevolmente dalla propria madre, sia per particolari morfologici, specialmente della faccia, sia per il rivestimento peloso più che altro della testa, sia per la colorazione del pelame. La durata dell'accrescimento del giovane, che si può computare tra due e dodici anni, è variabilissima anche dentro gruppi ristretti; così, per esempio, il Gorilla, più grande e più pesante, cresce e giunge a maturità molto più presto dell'Orango e assai più presto dello Scimpanzé. La maturità sessuale è conseguita assai prima del massimo di statura. In generale anche il padre prende parte alla cura della prole. La madre è estremamente sollecita del proprio piccolo, ne assume anche per parecchio tempo una sorveglianza strettissima ed educativa, ma resta sempre golosa e ingorda e non gli cede alcun buon boccone, né si preoccupa che riceva alcun cibo, se non il latte materno.
Le Scimmie sono in genere abitatrici del bosco e conducono vita prevalentemente arborea, se non ne sono impedite dalla propria mole e pesantezza; parecchie specie vivono sulle rocce; alcune sui terreni stepposi, o aperti e anche aridi, purché trovino sempre acqua sufficiente per dissetarsi. Molto probabilmente il territorio frequentato da singoli gruppi d'individui non è vastissimo. Sono animali in generale molto agili, buoni saltatori e arrampicatori, talvolta anche slanciatori sicuri; parecchie specie nuotano assai bene; molte hanno una spiccata avversione contro ogni bagno. Sono in sostanza onnivori con forte prevalenza vegetariana: frutta, bulbi, tuberi, radici, semi, noci, germogli, foglie e ramoscelli costituiscono il loro nutrimento abituale; artropodi, particolarmente cavallette, uova e uccelletti rappresentano un diversivo gradito. Dove se ne presenta loro occasione non risparmiano naturalmente le colture umane e mostrano particolare predilezione per le canne da zucchero, i frutteti, le banane e i meloni; in tali incursioni rovinano assai più di quello che non asportino o consumino.
Le loro abitudini sono diurne, benché preferiscano muoversi di mattina presto e nel pomeriggio, riposando nelle ore meridiane.
Le Scimmie sono eminentemente sociali; rarissimi sono i solitarî. Nelle famiglie o gruppi di famiglie regna da vero despota un maschio adulto, cui tutti tributano ubbidienza incondizionata, che ha per simbolo prevalente la sottomissione sessuale. Il potere viene stabilito e mantenuto con la forza brutale, ma questa permette, anzi favorisce lo sviluppo di un forte spirito societario, che impone la protezione delle femmine, dei piccoli, dei deboli, degli ammalati, dei feriti e talvolta perfino il ricupero dei morti.
Buon numero delle specie ha uno spirito d'intraprendenza a tutta prova, e una certa dose d'innegabile intelligenza e furberia unite a una personalità individuale abbastanza spiccata. Vi è in gioventù un'ampia disposizione a imparare, aiutata da memoria assai buona, ma alquanto impedita da eccessiva volubilità; contrariamente a quanto si crede, le facoltà imitative non sono nelle Scimmie particolarmente sviluppate. I membri di un dato gruppo s'intendono perfettamente con cenni mimici e con la modulazione della voce, che in alcune specie è realmente assai ricca. Tutte quante le scimmie sono irritabili; si lasciano anche facilmente aizzare e una volta seriamente in collera sviluppano un coraggio e una temerarietà pericolosi per i loro avversarî. Hanno grande resistenza alle ferite e particolarmente alle morsicature dei loro simili; occorre tuttavia di vederne morire per marasma lentissimo, dovuto forse a intossicazione per antiche morsicature sofferte.
L'esistenza delle Scimmie è in sostanza legata ai paesi caldi; nei periodi adatti del Terziario esse avevano infatti una diffusione assai maggiore dell'attuale; oggi sono limitate alle parti calde dell'Asia, benché vadano fino al Giappone, dell'America e all'Africa. Una sola specie, acaude, esiste a Gibilterra (v. bertuccia).
L'ordine delle scimmie è suddiviso nei due sottordini delle Platirrine (v.) e delle Catarrine (v.).
V. tavv. XV e XVI.
V. anche evoluzione; per la bibliografia, v. antropomorfi.