SCILACE (Σκύλαξ, Scylax)
Navigatore, geografo, storico di Carianda in Caria, vissuto tra il sec. VI e il V a. C. Prima del 500 a. C. circa diresse per incarico di Dario I di Persia il periplo di esplorazione in India e nell'Oceano Indiano, che, dopo percorso l'Indo navigabile e le coste dell'Oceano indiano, si concluse, attraverso il Golfo Persico e il Mar Rosso, all'Istmo di Suez. Egli descrisse senza dubbio questo suo viaggio in un'opera greca (in dialetto ionico). Ma se quest'opera coincida o fosse parte di un libro, che Suida ci tramanda col titolo "Periplo delle colonne d'Ercole", Περίπλους τῶν ‛Ηρακλέους στηλῶν (forse corrotto), è discusso. Del pari discussa l'autenticità dell'opera parallela che Suida gli attribuisce, una descrizione geografica (Περίοδος γῆς): sebbene l'unico motivo serio per dubitarne, la nessuna traccia palese nella letteratura geografica posteriore, sia insufficiente. Oggi è invece generalmente riconosciuta l'autenticità del terzo scritto compreso nell'elenco di Suida, una biografia del tiranno cario Eraclide, noto per la partecipazione alla ribellione ionica contro la Persia e alla battaglia dell'Artemisio (Τὰ κατὰ τὸν ‛Ηρακλείδην τὸν Μυλασσῶν βασιλέα); mentre è del pari unanimemente rigettata l'appartenenza di un quarto scritto polemico contro la storia di Polibio ('Αντιγραϕὴ πρὸς τὴν Πολυβίου ἱστορίαν), che, se si riferisce, come non c'è da dubitare, al grande Polibio, deve piuttosto esser attribuita all'omonimo matematico della seconda metà del sec. II a. C.
S. è, per quel che sappiamo, il fondatore della letteratura geografico-etnografica greca: Ecateo, che lo utilizza, è suo discepolo. L'incertezza sulla natura e sull'ambito dei suoi scritti, i cui frammenti sono scarsi, ci impedisce di approfondire la derivazione; certo Ecateo mutua da S. lo sforzo di caratterizzare luoghi e popoli, di determinarne la posizione, di aggiungere a ciò che è personalmente visto ciò che viene raccontato in modo persuasivo, di rendere comprensibile l'ignoto con la comparazione del noto. La sua biografia di Eraclide apre inoltre il problema, insolubile per mancanza del testo, sulla sua efficacia nella costituzione del genere biografico in Grecia e sulla sua posizione isolata nella letteratura contemporanea. Nel complesso poi con S. si ripropone il problema delle influenze orientali sulla più antica produzione scientifica greca.
Sotto il nome di S. ci è giunto un periplo del mare Mediterraneo, dal testo male conservato, che dal Niebuhr (Kleine Schriften, I, p. 105 segg.) in poi si ritiene dai più sicuramente del sec. IV a. C.: esso presuppone già Naupatto etolica come lo era dal 338 a. C., ma ignora le fondazioni di Alessandro Magno, dunque è stato redatto tra il 338 e il 330 circa. È certo peraltro che alcune parti conservano tracce di elaborazioni più antiche: non è escluso che talune di queste possano risalire a S. e spieghino l'attribuzione. Il periplo dà descrizioni della costa, indicazioni di distanze, cenni sull'interno e notizie di carattere storico ed etnografico, per cui forse è già utilizzato Eforo.
I frammenti autentici e il periplo dello Pseudo-Scilace in C. Müller, Geographi Graeci minores, I, Parigi 1855: La letteratura moderna presso F. Gisinger in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, col. 619 segg. Cfr. inoltre W. Schmid, Gesch. der griech. Literatur, I, i, Monaco 1929; p. 701 segg.; M. Cary e E. H. Warmington, The ancient explorers, Londra 1929.