Scienza della logica (Wissenschaft der Logik)
(Wissenschaft der Logik) Opera (1812-16) di G. W. Fr. Hegel, pubblicata in due volumi composti di tre tomi. È suddivisa in logica oggettiva, a sua volta suddivisa in dottrina dell’essere e dottrina dell’essenza, e logica soggettiva ossia dottrina del concetto. Il contenuto della scienza della logica è costituito dalle pure essenzialità, dai puri pensieri, ossia dai concetti o categorie presi per sé, nella loro concatenazione e nel loro sviluppo, prima della creazione della natura e di uno spirito finito. «La logica – dice Hegel – è perciò da intendere come il sistema della ragion pura, come il regno del puro pensiero». E poiché i concetti o categorie della logica costituiscono la trama metafisica della realtà, logica e metafisica vengono a convergere. Di qui la polemica che Hegel svolge contro la «filosofia critica», cioè la filosofia di Kant, la quale mette «i pensieri come un mezzo fra noi e le cose, nel senso che questo mezzo ci escluda fuor dalle cose piuttosto che concluderci, o unirci, con esse»: cioè Kant concepisce i concetti o categorie solo come funzioni soggettive, destinate a sintetizzare le intuizioni sensibili, e non vede che quei concetti o categorie, lungi dall’essere funzioni soggettive, sono pensieri oggettivi, che ci danno la trama metafisica del reale. Il compito della logica è quindi quello di ricostruire i concetti o categorie nel pensiero e attraverso il pensiero, senza fare alcun riferimento alla sensibilità o alla natura. La prima parte della scienza della logica è costituita, come si è detto, dalla dottrina dell’essere, la quale si divide in tre parti: qualità (l’essere come determinatezza in quanto tale), quantità (l’essere come determinatezza superata), misura (l’essere come quantità determinata qualitativamente). Le prime categorie della logica dell’essere, che sono essere-nulla-divenire, sono state oggetto di molte critiche, anche nell’ambito delle filosofie idealistiche (che di qui sono partite per proporre varie ‘riforme’ della dialettica hegeliana). Hegel afferma di incominciare con la categoria del «puro essere», perché essa è la categoria più astratta e più povera; e infatti il «puro essere» è la «pura astrazione», e «per conseguenza è l’assolutamente negativo, il quale, preso anche immediatamente, è il niente». La verità dell’essere come del niente è l’unità di entrambi, e questa unità è il divenire. Vari critici hanno obiettato che se la categoria del puro essere è così astratta e povera da identificarsi con il niente, non si vede come queste due categorie possano dialettizzarsi fra loro e dare origine al divenire, dal quale sorge poi l’essere determinato. La seconda parte della scienza della logica, la dottrina dell’essenza, si articola in tre parti: l’essenza in quanto appare (scheint) in sé stessa; l’essenza in quanto esce fuori di sé nell’esistenza in cui si manifesta (erscheint); e infine l’essenza in quanto unità di essenza e fenomeno nella realtà effettiva (Wirklichkeit). Nella dottrina dell’essenza Hegel presenta la propria logica come una logica della contraddizione, in radicale contrasto con la logica aristotelica basata sul principio di non-contraddizione. «Si dovrebbe dunque dire – egli afferma – che tutte le cose sono in sé stesse contraddittorie», e che questa proposizione «esprime la verità e l’essenza delle cose», poiché la contraddizione «è la radice di ogni movimento e vitalità», e «qualcosa si muove, ha un istinto e un’attività, solo in quanto ha in se stesso una contraddizione». La terza parte della scienza della logica, ossia la dottrina del concetto, si suddivide anch’essa in tre grandi parti: quella della soggettività, quella dell’oggettività e quella dell’idea.