sciatica
Sindrome dolorosa che dalla regione lombosacrale si irradia monolateralmente con distribuzione radicolare all’arto inferiore, nel territorio di innervazione del nervo sciatico. L’utilizzo del termine (o, in alternativa, del termine sciatalgia) è molto antico, risalendo a ca. il 1450. La s. è dovuta a una notevole diversità di cause eziologiche: artrosi intersomatica, artrosi interapofisaria; anomalie congenite del rachide che determinano sovraccarico funzionale dei dischi o restringimento dei fori di coniugazione; processi infiammatori specifici o aspecifici; turbe vascolari da stasi venosa nei plessi periradicolari per stati infiammatori endopelvici; tumori ossei primitivi o metastatici; anomalie del sacco durale; sindrome del piriforme; e, soprattutto, ernie. In questo senso, la s. deve essere considerata un sintomo piuttosto che una patologia vera e propria, affinché si possa scegliere il trattamento più opportuno. La distribuzione dei sintomi dipende dalla radice interessata; le distribuzioni radicolari più frequenti sono rappresentate da L4, L5, S1.
Clinicamente la s. si riconosce dallo sviluppo dei sintomi radicolari con dolore (di tipo somatico, dovuto alla stimolazione dei nocicettori dei nervi nervorum, adibiti all’innervazione della guaina mielinica della radice), che parte dalla parte posteriore della coscia e della gamba e può estendersi anche verso l’alto, fino all’anca e alla colonna lombare, e in basso fino al piede, monolateralmente. Oltre al dolore, ci possono essere formicolii, intorpidimenti e difficoltà nel muovere o controllare la gamba. L’intensità del dolore è variabile; di solito inizia gradualmente e tende ad aumentare con il passare delle ore. Peggiora stando seduti, tossendo o starnutendo. Possono essere presenti un senso di intorpidimento alla gamba e un formicolio alle dita del piede. I sintomi descritti costituiscono la sindrome neuroalgica e sono di frequente risoluzione spontanea. Una riduzione dei riflessi osteotendinei (che devono essere sempre indagati), le ipoestesie e le riduzioni della forza muscolare sono espressioni di una sofferenza più importante e protratta nel tempo e costituiscono la sindrome neurodeficitaria, che può evolvere fino alla paralisi completa della radice. Infine possono essere presenti crampi e fascicolazioni.
La diagnosi viene effettuata mediante un accurato esame clinico e tramite esami diagnostici (RX, RMN, EMG), mentre la cura varia in base alla causa eziologica che ne ha determinato l’insorgenza. Di solito, si opta inizialmente per un trattamento di tipo conservativo che consiste in somministrazione di cortisonici, integratori vitaminici dei costituenti della guaina mielinica, e in cicli di fisiocinesiterapia, riequilibrio posturale ed eventuale calo ponderale. Il trattamento chirurgico è riservato ai casi non responsivi.