SCIARA SCIAT
. Località, o meglio via alla periferia di Tripoli (arabo šāri‛ ash-shaṭṭ "via della spiaggia") ormai quasi raggiunta dalle costruzioni suburbane. Deve la sua notorietà unicamente al combattimento che vi ebbe luogo.
Combattimento di Sciara Sciat. - Si svolse il 23 ottobre 1911. Fa parte delle azioni belliche svoltesi attorno a Tripoli, nel primi giorni dopo lo sbarco italiano.
La prima occupazione della città era avvenuta il 5 ottobre, dopo un bombardamento della flotta durato tre giorni, per parte di un corpo di sbarco di marinai (circa 7000 uomini), il quale si trovò ben presto circondato dai regolari turchi e da mehalle indigene armate, affluenti dall'interno e che raggiunsero, a poco a poco, la forza di circa 20 mila uomini. Dall'11 al 16 ottobre il presidio di Tripoli fu rinforzato dallo sbarco delle truppe del generale Caneva, mentre gli Arabo-Turchi punzecchiavano con attacchi slegati la linea marginale della difesa, con tendenza a riconquistare i pozzi. Il mattino del 23, gli Arabo-Turchi svilupparono un attacco generale contro il settore orientale della difesa, accentuandolo nel tratto fra Henni e il mare, al cui centro è Sciara Sciat. Quivi erano schierati un battaglione più due compagnie bersaglieri agli ordini del generale Fara. Ma le truppe italiane, mentre tenevano bravamente testa agli assalitori (cavalieri e fanti), furono poco dopo aggredite alle spalle dagli Arabi della Menscia, oasi compresa nell'interno dell'occupazione italiana. E l'esempio di questi ribelli si propagò ben presto fra gli Arabi della città. Presa fra due fuochi, la difesa di Sciara Sciat fu travolta; ma resistette la posizione di Henni, i cui difensori rifiutarono di arrendersi, quantunque interamente circondati. A sera la difesa di Henni fu rinforzata con reparti dell'82° fanteria e di artiglieria da fortezza, mentre ritornavano verso le posizioni perdute gli avanzi delle compagnie di bersaglieri formati su due plotoni.
Ad arrestare l'esaltazione arabo-turca occorreva intervenire con ogni mezzo. E, infatti, l'azione si svolse energica e decisiva. Contro l'avanzata degli Arabo-Turchi dall'esterno provvedevano le navi che tenevano l'oasi sotto fuoco intenso; a domare i ribelli interni s'impiegavano 2 compagnie del 40° fanteria e reparti di artiglieria e cavalleria appiedati. Chiuso il varco di Sciara Sciat, i ribelli venivano così a trovarsi alla loro volta tra due fuochi. Le truppe italiane avevano presto il sopravvento e appoggiandosi al baluardo di Henni riconquistavano tutte le primitive posizioni, mentre l'opera di repressione della rivolta si svolgeva fulminea e completa. Il sanguinoso combattimento, durato circa otto ore, terminava con la piena vittoria degl'Italiani. Le perdite dell'11° bersaglieri furono notevoli: 6 ufficiali morti e 9 feriti, 99 uomini di truppa morti e 121 feriti. Ma la sorte più commovente toccò a 250 uomini dispersi e prigionieri isolati che, travolti nel turbine della lotta, furono sospinti verso il cimitero di Rebat, torturati e distrutti con raffinati supplizî. Nelle giornate del 24 e 25 ottobre la linea di difesa veniva rinforzata con 2 compagnie del 60 fanteria, 4 compagnie di marinai e una batteria Krupp, fino a ricostituire la forza complessiva del 23 ottobre.