SCIALLE (fr. châle; sp. chal; ted. Schal; ingl. shawl; dal persiano shāl)
Lo scialle fa la sua apparizione in Francia e in Inghilterra verso la fine del sec. XVIII; viene portato allora a guisa di sciarpa, incrociato sul petto e annodato sul dorso; è di tela stampata, di velo di lana, di merletto, di raso leggiero; diviene subito elemento indispensabile all'eleganza femminile, nonostante il prezzo elevato; a Parigi nel 1796 vengono importati i primi scialli dalle Indie. Di ritorno dalla campagna d'Egitto Napoleone porta in dono a Giuseppina un prezioso scialle di Kashmir; la moda di questi scialli diventa una specie di follia: lo scialle di Kashmir, d'importazione diretta, rappresenta un valore non indifferente, e tuttavia le eleganti del Consolato e dell'Impero ne possiedono tutte parecchie dozzine: Giuseppina ne ha circa 400 del valore di 15.000 e 20.000 franchi l'uno: proibita in Francia l'importazione dei Kashmir inglesi, il sarto Leroy li vende a scatola chiusa, a prezzi altissimi; nel 1810, nel corredo di Maria Luisa, figurano 22 scialli di Kashmir e di merletto per la somma di 62.000 lire: di seta, di lana, di cotone, ricamati o tessuti, gli scialli hanno bordi di palme multicolori su fondo bianco, verde, celeste. Nel 1813 sorse a Parigi la prima fabbrica di scialli sotto la direzione di R. Termanes; Napoleone, non essendo riuscito a limitarne la moda, volle farne un'industria francese; il pittore Isabey disegna i modelli, e da questa fabbrica escono le magnifiche imitazioni di scialli indiani noti sotto il nome di cachemirs francesi. Tuttavia l'importazione continua: nel 1812 vengono da Vienna gli scialli quadrati della Turchia e nel 1817 i mercanti Ternaux e Courtois importano gli scialli direttamente dall'India. L'arte di portare lo scialle classifica e distingue la grazia e lo stile della donna elegante; a Parigi un'artista, madame Gardel, dà lezioni sul modo di portare lo scialle e di drappeggiarvisi; questo indumento, trasformandosi con la moda, rimane per oltre un secolo elemento di preziosa eleganza femminile: fascia le snelle nudità del Direttorio, si drappeggia sulle prime crinoline; l'India lo compone di finissima lana arabescata, la Cina di seta multicolore, la Spagna di preziosi ricami; tre generazioni di donne si ammantano nello scialle. Nel 1824 si portano scialli di lino finissimo, orlati di frange e di fiori a ghirlande; nel 1860 sono di seta o di merletto nero o bianco, foderati di stoffe di seta, guarniti di gale e di nastri o tutti di velluto, ornati di frange; nel 1880 lo scialle, guarnito di coccarde di velluto e drappeggiato a pieghe cucite, riassume lo stile del momento. Riappare dopo un lungo periodo di dimenticanza nel 1919: è allora la moda dei preziosissimi scialli spagnoli ricamati a due diritti e degli scialli cinesi finemente ricamati, ornati di grandi frange; e di lana ricamata a grandi fiori o di seta dipinta, di stoffa lamé, di velluto fiorato, ecc. Nel costume popolare si devono ricordare lo scialle veneziano, derivato certamente dalla "tonda" o dallo "zendale" settecentesco, e lo scialle delle contadine umbre (1830-1850), di raso morbido rosa, viola, a grandi fiori di seta argentea.
V. tavv. a colori.
Bibl.: A. Mazé Sencier, Les fournisseurs de Napoléon, Parigi 1893, pp. 18, 313 segg.; M. von Böhn, La moda, trad. it., Bergamo 1909, I, pp. 114, 116, 127; II, p. 115; III, p. 65.
Industria. - Nel Kashmir, fino dal 1500, si sviluppò una fiorente industria di scialli tuttora attiva ed esportatrice. La bontà di questo prodotto è dovuta principalmente alla materia con cui è fatto, e cioè una lana scelta, finissima, morbida, piuttosto corta e soffice, chiamata pashm, fornita da una varietà di Capra hircus, che vive nelle alte regioni del Tibet.
Lo scialle di Kashmir è caratteristico per il suo disegno in cui predomina il motivo del frutto del mango, comunemente detto disegno a palmetta, e per l'armonia, vivacità, e solidità dei colori. Lo scialle classico del Kashmir è tessuto a mano in più pezzi separati, che vengono poi cuciti insieme molto abilmente, in modo da rendere invisibili sul dritto le cuciture di attacco: vengono così associati, con mezzo ingegnoso, i più svariati effetti con tinte e disegni che non si potrebbero altrimenti ottenere convenientemente, neppure con la tecnica più perfezionata. Tutta la lavorazione procede con sistemi rudimentali, che richiedono moltissimo tempo: secondo la finezza e ricchezza, uno scialle può richiedere un intero anno di lavoro. Vi sono anche scialli tessuti in un sol pezzo, ma sono meno pregiati. Due sono quindi le categorie in cui si distinguono questi scialli di Kashmir: tessuti in varî pezzi e cuciti, tessuti in un solo pezzo. Vi sono pure scialli, in tutto o in parte, ricamati ad ago sopra un fondo unito di tessuto di lana Kashmir. Lo scialle confezionato subisce una lavatura e una leggiera sodatura. Colonie di tessitori di scialli del Kashmir si sono stabiliti nel Panjab dove impiegano lana delle pecore persiane, pure morbida, ma inferiore a quella del Tibet.
Lo scialle orientale, che verso la metà dell'Ottocento aveva preso grandissima diffusione in Europa, originò una nuova industria, specie in Francia e in Inghilterra, creando in Europa una forte concorrenza allo scialle autentico di Kashmir, dove, sulla fine del secolo, si calcolavano operanti circa 30.000 telai a mano con 80.00 addetti.
Allo scialle di pura lana confezionato, secondo gli usi, in varie misure e tagliato quindi su pezza per essere poi bordato agli orli con frange, raramente sfilate, più spesso applicate e annodate, si aggiunsero quelli misti con cotone, di tutto cotone, di seta, pura e mista, e, ultimamente, di rayon. Vennero così adibiti alla confezione di scialli (oltre a quelli di confezione domestica a maglia) svariati tessuti, dai più andanti ai più preziosi, in tinte unite e miste, operati, stampati, laminati, dipinti a mano, con pizzi e ricami a mano e a macchina.
In Francia, i primi centri di fabbricazione di scialli di lana, a imitazione del Kashmir, sorsero a Parigi, San Quintino, Nîmes, mentre Reims si specializzò nel tipo plaid, largamente prodotto, con lo scialle scozzese (v. scozzese, tessuto), a Glasgow e a Paisley in Inghilterra. La fabbricazione di scialli nei più svariati tipi si andò poi diffondendo negli altri centri e paesi manufatturieri europei.
In Spagna, oltre alla famosa blonda di pizzo, è caratteristico lo scialle a fondo nero o bianco interamente coperto di pesanti ricami dalle due parti, a colori vivaci, di solito rappresentanti fiori.
In Italia, particolarmente notevoli per il pregio artistico sono gli scialli di merletto, completamente lavorati a mano, che, prodotti a Burano, rappresentano un articolo di gran lusso. Scialli di uso corrente, di lana, sono largamente fabbricati nel Vicentino, e il tradizionale zendado o zendale, ampio scialle nero a lunghe frange, forma ancora oggi il caratteristico indumento delle popolane veneziane. In Piemonte e nelle tessiture lombarde si confezionano scialli di cotone e misti; forte la produzione di pura lana, misto e altre fibre del Biellese; Prato è specializzata nella fabbricazione dei plaids ordinarî che esporta su vasta scala. Gli scialli di seta, fabbricati preferibilmente di crespo per la morbidezza di questo tessuto che si presta tanto bene al drappeggio, hanno una notevole produzione negli stabilimenti lombardi (Vaprio d'Adda, Meda, Cernusco, Brescia, Como, ecc.) con importante esportazione.
Scialli e scialletti di ogni genere si fabbricano a basso prezzo in Lombardia con tessuti rayon, tinti in pezza, interamente coperti di ricami a macchina, a vivaci colori, riccamente frangiati, per l'esportazione, specialmente al Marocco.