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sciagurato

Enciclopedia Dantesca (1970)
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sciagurato (sciaurato)


L'aggettivo, sostantivato, compare due volte, riferito ai dannati: agl'ignavi, gli sciaurati, che mai non fur vivi (If III 64), e al barattiere Ciampolo di Navarra, lo sciagurato / venuto a man de li avversari suoi (XXII 44).

Il Tommaseo (Dizionario) coglie una differenza di significato nelle due occorrenze dell'aggettivo, che nel primo caso vale " iniquo ", " malvagio ", nel secondo " gravemente disgraziato ", " infelice ".

Ma il Barbi, nella recensione al commento del Passerini, scrive (Problemi I 261): " Nessuna chiosa a sciaurati, forse perché è inteso nel significato oggi più comune. Ma qui nessun sentimento di compassione da parte del poeta, e sciaurato sarà da prendersi nel senso di ‛ vile, abbietto, da niente ', come nei seguenti esempi " (seguono passi dell'Angiolieri, di fra Giordano e di altri autori). Su questa linea interpretativa sono anche i commentatori più recenti; il Barbi ritiene accettabile l'equivalenza di s. a ‛ vile ' perché questo aggettivo " è il più comprensivo di tutti; sennonché è nel tempo stesso il più indeterminato e generico " (" Bull. " VIII [1900-1901] 282).

Vocabolario
sciagurato
sciagurato (poet. o pop. sciaurato) agg. e s. m. (f. -a) [lat. exauguratus, part. pass. di exaugurare «sconsacrare, maledire» (comp. di ex- con valore privativo e augurare «consacrare con buoni auspìci»)]. – 1. a. Colpito dalla sciagura,...
sciagura
sciagura (ant. o pop. sciaùra) s. f. [der. di sciagurato]. – Grave disgrazia, calamità, di solito con perdita di vite umane: una sc. aerea; l’eccessiva velocità ha provocato la mortale s. sull’autostrada; le autorità si sono recate sul...
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