SCI (norveg. ski)
Cenni storici. - Già Senofonte nell'Anabasi (IV, 5) scrive che 400 anni a. C. i montanari d'Armenia attaccavano sacchi ai piedi dei cavalli per poter avanzare nella neve. Ma si tratta più propriamente di primitive scarpe da neve (v.). I primissimi esemplari vengono menzionati da Strabone nel 30 a. C.: si trattava di lamelle di legno ricoperte di pelle, usate nel Caucaso meridionale. Vengono poi le prime migrazioni delle popolazioni uralo-altaiche, circa 17 secoli fa. Questi popoli usavano due sorta di sci: il destro era di circa m. 1,45 di lunghezza e m. 0,16 di larghezza, e serviva per dare lo slancio; era rivestito di pelle di renna. L'altro sci era alquanto più lungo e più stretto. Per lungo tempo, quindi, le notizie sugli sci mancano, e ricompaiono circa nel 550 in Procopio, poi in Paolo Diacono (790). Nel 950 appaiono le prime tracce di sci nei resoconti e nei canti eroici scandinavi. Seguono altri cenni intorno al 1100, relativi ai re norvegesi, fra cui Sverre e Harald, che li adottarono per l'esercito. L'uso dello sci diventa cosa naturale. Le notizie si perdono poi nuovamente e ricompaiono in varie opere di scrittori dal Trecento al Settecento, diminuendo poscia sino all'Ottocento. Gli sci vennero tuttavia, in questi periodi, regolarmente adoperati per guerra e caccia. Una nuova era per lo sci prende inizio nel 1860 a Oslo, in occasione del grande concorso di Huseby, poi a Holmenkollen, con le gare omonime. Lo sci compare verso il 1883 in Svizzera e nel 1884 in Turingia. In Italia A. Kind lo introdusse nel 1896.
Per le considerazioni etnologiche riguardanti lo sci, vedi scarpa da neve.
Attrezzi. - Vi sono sci normali, per gite, e sci speciali, per pura discesa libera o per discesa obbligata (slalom) e per salto; infine per gare cosiddette "di fondo". Gli sci normali si misurano in lunghezza da terra sino alla punta delle dita della mano alzata col braccio in alto. Larghezza all'attacco circa 7 cm. Gli sci per pura discesa libera sono pesanti, lunghi e larghi, di hickory, laminati agli spigoli inferiori. Gli sci da slalom sono appena più corti di quelli per discesa libera, anch'essi laminati, non troppo larghi. Gli sci da salto hanno tre scanalature (invece di una come nel tipo normale) nella parte che tocca la neve, per avere una migliore capacità di direzione. Anche questi sci sono assai larghi, lunghi, pesanti: misurano in genere m. 2,35-2,40 per 8 cm. di larghezza all'attacco. Infine gli sci per fondo sono leggerissimi, di betulla e di hickory rossiccio (oppure molto chiaro), di lunghezza un po' minore della normale e assai stretti. Tenendo lo sci da salto con due dita al punto medio dell'attacco, esso deve pendere in avanti di circa 45 gradi: verrà così reso meno facile il "pendere" degli sci in avanti nella parabola. Nello sci da discesa pura l'attacco viene spostato in avanti, e cioè: tenendolo al nuovo posto dell'attacco con le dita, lo sci deve pendere all'indietro di circa 45 gradi.
Gli attacchi sono pure assai diversi secondo l'uso che si vuol fare dello sci. Se lo si adopera per gite di non grande importanza, basta un attacco piuttosto leggiero, solido, del tipo Thorleif Haug, con ganascia avvitata al disopra dello sci (in genere ormai tutte le ganasce sono avvitate) e con cinghiette laterali, a leva sul fianco esterno dell'attacco, che va a poggiare sul tacco della scarpa. Per discesa pura e slalom è bene tuttavia avere degli attacchi che diano il cosiddetto "tiro diagonale" e facciano stare il tallone aderente al legno: ciò si ottiene o con molle posteriori alla scarpa, come la molla Gasperl oppure quella Amstutz (sono le migliori, benché vi siano anche molle più leggiere di gomma o tessuto) o direttamente con attacchi tipo Kandahar, Tirring, Attenhofer e simili, che da sé soli fermano, si direbbe, il tacco allo sci, con piccoli rilasci nel caso di salita.
Per gite d'alta montagna sono assai vantaggiosi gli sci "compensati", cioè assai più leggieri a parità di larghezza e lunghezza, con hickory al disotto e betulla o altro legno di minimo peso specifico al disopra.
Tali sci si usano anche per gare di fondo.
Tecnica. - Un tempo si usava lo stile "Telemarken", poi venne quello "scandinavo generico", quindi quello "alpino". Le tecniche sciistiche sono ormai parecchie; v'è quella del salto, assai complessa, quella di pura discesa, quella di slalom, quella per nevi varie d'alta montagna. E v'è la tecnica particolare di fondo, che si basa essenzialmente sui diversi "passi", il passo doppio, quello triplo o norvegese, l'ambio o finlandese. Quella di pura discesa è fra le tecniche più usate nel centro Europa. Parecchie scuole si sono sviluppate per queste tecniche: la più in voga è la Schneider, dal campione austriaco omonimo. In Scandinavia godono ancora grande favore la tecnica del salto e quella di fondo: incominciano tuttavia ad estendersi anche colà quelle di slalom e di discesa.
La tecnica di discesa si sviluppa su diversi movimenti base, che sono lo spartineve, lo svolto a frenaggio (stemmbogen) e il frenaggio-kristiania o stemmkristiania: recentemente si è sviluppato anche il parallelkristiania, specialmente in uso sui lunghi pendii con neve levigata e propriamente per gare omonime. Per gite comuni e d'alta montagna sono ancora da prendersi in considerazione movimenti come il kristiania tirato, il kristiania strappato, il telemark, lo svolto a salto.
Vi sono poi ancora alcuni movimenti necessarî per salire, come il passo a spina di pesce per brevi tratti in linea di massima pendenza, il mezzo passo di scala in salita a mezza costa e il passo di scala, in cui si sale per pochi metri di profilo rispetto al pendio alzando uno sci dopo l'altro, parallelamente. Infine fra i moti essenziali è il dietro-front, col quale si cambia direzione istantaneamente.
Lo spartineve trova la sua spiegazione nel vocabolo: si pongono gli sci in posizione di spartineve, punte vicine, code aperte; si comincia a scendere in tal modo facendo forza sui talloni all'infuori, per frenare e tenendo le punte degli sci sempre vicine. Lo svolto a frenaggio è un movimento in cui si gira, scendendo, da una direzione in un'altra - in genere opposta - ponendo il peso del corpo dapprima sullo sci inferiore (interno), per potere poi, tolto così il peso all'altro sci, volgerne la coda all'infuori portando quindi il peso del corpo su questo sci, divenuto a sua volta inferiore. Il frenaggio-kristiania è uno svolto a frenaggio fatto con più velocità e in direzione più diretta del pendio; in esso lo sci esterno frena di più e l'interno viene contemporaneamente portato assai avanti, sì che anche gli sci vengono a trovarsi, nel finale, vicini e paralleli (interno avanti), ossia nella posizione caratteristica del kristiania. Il parallelkristiania è uno svolto a sci uniti e paralleli, fatto a gran velocità, e aiutato da un doppio premovimento di abbassarsi e subito risollevarsi, girando, in questo secondo tempo, le code degli sci all'infuori e tutto il corpo in dentro e assai in avanti. Lo svolto a salto si eseguisce con neve che ha crosta: è un giro che si compie sollevandosi con scatto sulle ginocchia, e volgendo corpo e sci nella nuova direzione.
Organizzazione. - Per mezzo della FISI (Federazione italiana sport invernali) l'organizzazione dello sci in Italia è ormai divenuta estesissima. Vi sono scuole dappertutto, numerosissime gare e infiniti corsi di ginnastica presciistica. Numerose sono pure le stazioni sportive invernali in Italia: la FISI sta provvedendo alacremente alla debita attrezzatura con le più moderne piste da salto e per discesa pura e obbligata (slalom). La FISI ha oggi in tutta Italia i suoi direttorî provinciali, e ogni direttorio ha un dato numero di circoli sciistici federati. Per tutte le gare vigono i regolamenti internazionali, cioè della FIS (Federazione internazionale sciistica) e della FISI. Vi sono gare di fondo e di gran fondo (30-60 km.), di mezzo fondo (15-18 km.), di salto, di discesa pura (3, 5, 8 ed eccezionalmente 12-14 km.) e gare di slalom con circa 100 m. di dislivello normale e 12-15 coppie di bandiere, ed eccezionalmente 200 m. e 25 portali. Oggi si stanno introducendo, a cura della FISI, le gare di slalom gigante. Infine vi sono le gare di staffetta, ossia per squadre di 3-5 concorrenti, dei quali ognuno corre una quasi eguale lunghezza di percorso, suddiviso in salita, discesa, piano.
La FISI ha attualmente assunto, per ogni genere di competizione sciistica, istruttori specializzati. L'organizzazione dello sci s'inizia in Italia fin dalle prime classi della gioventù, con apposite gare per ogni classe. Così vi sono le classi degli "allievi N. 1", dai 12 ai 15 anni, degli "allievi N. 2" dai 15 ai 18 anni, delle allieve (dai 15 ai 18 anni). Inoltre la classe dei "giovani" dai 18 ai 20 anni e dei "seniori", dai 20 ai 32. I seniori a loro volta si dividono in N. 1 se piazzatisi tra i primi 5 nei campionati nazionali o in importanti gare estere, e in N. 2 - sempre dai 20 ai 32 anni - se non piazzatisi tra questi. Infine vi sono gli "anziani" N. 1 dai 32 ai 40 anni, N. 2 dai 40 ai 50 anni.
V. tavv. XI-XIV.
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