SCHOLA CANTORUM
. Sin dall'origine della liturgia romana si trovavano raccolti in apposito recinto detto schola cantorum i salmisti, o cantori, coloro cioè i quali intonavano la prima parte dei salmi cui seguiva poi il canto dei fedeli. Il recinto si trovava collocato sull'estremità della navata principale in prossimità, o a contatto, del santuario col quale poteva comunicare mediante una porta detta "santa". Il recinto era spesso sopraelevato rispetto al piano della navata, sempre, poi, circondato di chiusure o balaustre (plutei), di legno, di metallo o da veri muretti o da pilastrini fra cui erano interposte lastre di marmo scolpite con ornamenti simbolici o decorativi, alle volte anche musivi. Resti, sia pure limitati alle sole fondazioni, di schola cantorum, sono stati rinvenuti in parecchie basiliche antiche: delle romane si possono ricordare S. Clemente, Ss. Giovanni e Paolo, S. Saba, S. Maria in Cosmedin, S. Petronilla, S. Sebastiano fuori le Mura, S. Stefano in Via Latina; lontano da Roma, la basilica cimiteriale di Manastarine presso Solona. Non sempre il recinto era munito di sedili fissi per i cantori; infatti mentre i plutei che lo circondavano in S. Clemente erano scolpiti d'ambo le parti facendo escludere così la presenza di banchi, nella schola vista da Ugonio in Ss. Giovanni e Paolo esistevano invece i banchi. Altra questione controversa è se ai lati della schola si ergevano i due amboni, o pulpiti, per la lettura dell'Epistola e del Vangelo. Sta di fatto che nelle rovine della maggior parte delle antiche basiliche in cui è possibile intravedere le fondamenta del recinto dei cantori, non si trovano massi di fondazione che autorizzino a individuare l'esistenza degli amboni.
D'altra parte li troviamo invece addossati ai plutei della schola in S. Maria in Cosmedin e in S. Clemente, a Roma, come è riprodotto negli affreschi di Assisi: da ciò si può dedurre che l'uso dell'appoggio degli amboni è avvenuto piuttosto tardi e che è divenuto più frequente nel sec. XII. Una bella rappresentazione della schola si può ammirare in un musaico di S. Marco.
Oltre al significato di spazio destinato ai cantori, per schola cantorum si deve intendere anche il gruppo dei cantori stessi, generalmente fanciulli dotati di belle voci. Il canto, che fu parte integrante degli uffici liturgici fino dai tempi apostolici, dalla sua severità primitiva a poco a poco trascese in forme più libere degenerando in cori molli e melodie arbitrarie, sicché S. Gregorio Magno pensò di regolarne lo sviluppo e di riportare il canto ecclesiastico alle sue forme severe e liturgiche, fondando a tal uopo in Roma una scuola che dotò generosamente con terre e con due case, l'una presso il Vaticano e l'altra presso il Laterano, fatte costruire appositamente. Il reclutamento dei cantori avveniva fra i fanciulli delle scuole che avevano speciale disposizione per il canto. Dapprima semplici alunni, venivano poi nominati cubicularî della Camera pontificia (se appartenenti a famiglia nobile, la nomina veniva fatta immediatamente); coloro poi fra essi che se ne mostravano particolarmente degni e meritevoli, erano ammessi agli ordini minori che potevano assumere fino al suddiaconato. I cantori della scuola dipendevano da quattro suddiaconi parafonisti (primicerius, secundicerius, tertius, quartus); il primicerio era il vero direttore del coro e dell'insegnamento. Con tale schola cantorum perfettamente organizzata, poté S. Gregorio assicurare un'esecuzione conveniente dei salmi e degl'inni liturgici con voci scelte e coltivate.