SCHIZOFRENIA (dal gr. σχίζω "scindo" e ϕρήν "intelletto")
Parola coniata da E. Bleuler per significare in psicopatologia il concetto della scissione, dello smembramento delle funzioni mentali, dissociazione del pensiero quindi della personalità; E. Stransky la chiamò "atassia intrapsichica". Costituendo il fenomeno il carattere dominante, non esclusivo, specifico come carattere terminale di quei complessi psicotici che E. Kraepelin raggruppò con il titolo di "demenza precoce" nei suoi tre quadri nosografici fondamentali di demenza precoce ebefrenica, catatonica, paranoide, ne derivò che la schizofrenia fu con essa confusa o a essa sostituita nella terminologia psichiatrica. Ma la schizofrenia non è demenza pur nel maggior numero dei casi evolvendo verso la forma demenziale, quindi non si può ritenere sinonimo di demenza precoce.
Molto discussa è tuttora l'etiogenesi di questa psicosi che è grandemente diffusa in ambo i sessi, che è precoce per l'età del soggetto, spesso coincidente con la pubertà, talvolta "precocissima" (S. De Sanctis), che il più spesso dissolve completamente la personalità psichica in piena giovinezza, anche se promettente per la futura vita del pensiero. S'è pensato a una sua origine tossi-infettiva (V.M. Buscaino. A. Bruce, E. Reiter), eoncetto che si riallaccerebbe a quello di alterazioni del sistema reticoloendoteliale, a cui verrebbero oggi attribuiti i massimi poteri difensivi dell'organismo, che furono da più autori riscontrate in detta psicosi (Fr. Meyer, S. Levi, G. Canziani e altri); ma siamo tuttora nel campo delle ipotesi e dell'indefinito, specialmente considerando l'indeterminatezza delle presunte alterazioni che andrebbero da quelle derivanti da possibili azioni biochimiche ad altre infiammatorie e parenchimatose, alterazioni che comunque dovrebbero colpire gli elementi istologici, il che anatomicamente non è dimostrato in alcun modo controllabile e tanto meno uniforme e costante. Al vecchio concetto, da tutti ammesso, di alcune sindromi psicotiche di origine tossi-infettiva, oggi si vorrebbe aggiungere quello che una buona parte di esse, non solo acute ma anche croniche, compresa la schizofrenia, dovessero trovare il loro fattore etiogenetico in pregressi processi encefalitici e meningoencefalitici anche remoti: concetto quanto mai arbitrario anche se talvolta nelle sindromi schizofreniche avanzate (demenza precoce) furono trovate lesioni cerebrali a carattere infiammatorio, o anche se, in mancanza di queste, non essendo reperibile alcuna lesione anatomica, si voglia invocare un'encefalite dovuta a fenomeni allergici o parallergici. Si deve piuttosto ammettere che qualunque malattia infettiva, compresa la tubercolosi, a cui taluni vorrebbero dare un primato etiopatogenetico nella psicosi schizofrenica, possa favorire l'esplosione o la più chiara manifestazione della sindrome, ma con il necessario concorso di una particolare tendenza costituzionale, che è la coostituzione schizoide, senza di che gli agenti tossi-infettivi o non determinano alcuna reazione psicotica o generano sintomi neurologici o provocano psicosi di altra natura e con altri quadri nosografici. Non furono escluse dall'etiogenesi della schizofrenia anche le disfunzioni ormoniche, ma le molteplici osservazioni, se permisero il rilievo che tali disfunzioni, e in specie quella tiroidea, talvolta alla psicosi si associano, non hanno in alcun modo dimostrato il presupposto nesso etiologico. Anche il fattore ereditario, che ha tanta importanza nella genesi di altre psicosi, pur non potendosi escludere come elemento formativo della tendenza costituzionale alla schizofrenia, molto spesso sfugge al controllo o ne mancano le manifeste connessioni per cui da alcuni autori, specie quelli che dànno importanza ai fattori esogeni, viene negato.
La costituzione schizoide (schizofrenia latente di E. Bleuler, schizoidia di E. Kretschmer) distingue una varietà di anormali psichici costituzionali, e come in altre deformazioni originarie anche in essa può stabilizzarsi lo stato di anomalia, senza varcare le frontiere delle vere psicosi, quindi senza divenire schizofrenia. Ma in caso contrario, affermandosi lo stato schizofrenico, questo verrebbe a formare la fase dinamica, talvolta regressiva, delle forme evolutive in demenza precoce, mentre questa costituirebbe la fase distruttiva-progressiva del complesso clinico unitario. Non si può escludere che siano appunto quegli agenti tossi-infettivi, invocati per l'etiopatogenesi della schizofrenia, a determinare la comparsa del deficit mentale, ossia quello stato di demenza che, essendo distruttivo, e generalmente non riparabile almeno integralmente, presuppone un'organicità nei suoi elementi costitutivi, per quanto ad anatomia patologica ancora incerta, incostante, non specifica.
Lo "schizoide" ha nella sua struttura, in forma più o meno rudimentale, tutti gli elementi che daranno figura clinica allo schizofrenico: di questo ha già in embrione l'abulia, l'apatia, l'egocentrismo che lo rendono indifferente, assente, irritabile, disordinato, stravagante, emotivo, violento a scatti imprevisti, immotivati, impulsivi; crisi d'impulsività che, esplodendo in un clima di assenteismo, d'isolamento, di mutacismo, rendono il soggetto disarmonico e contrastante nelle più strane deformazioni del carattere e della condotta. Si generano così stati alternanti e opposti di depressione e di eccitamento, in cui tuttavia l'affettività e i suoi moti espressivi sono del tutto assenti, che fanno pensare in tale stato, preparatorio o evolutivo della schizofrenia, alle fasi distimiche della "psicosi maniaco-depressiva". Il sopraricordato egocentrismo, materiato di rappresentazioni mentali, in cui possono già apparire gli elementi formativi dei futuri delirî e che costituiscono rigide e immodificabili concezioni di vita le quali polarizzando il pensiero determinano ciò che E. Bleuler chiamò "autismo", sempre più allontana il soggetto dal "contatto vitale con la realtà, e da quello con l'ambiente familiare e sociale". Ma la realtà avvolge e coatta l'individuo da ogni lato e dalla mancanza di coesione tra l'uno e l'altra sorge un particolare psichismo che, generando uno stato di contrasto sempre più grave tra i varî complessi ideo-affettivi e alterandone la connessione e successione logica, fa sì che il pensiero si disgreghi, la critica si smarrisca e la volontà perda ogni sua azione dinamica e utilitaria. Perciò lo schizofrenico nella sua evoluzione non avanzata può anche compiere azioni con struttura apparentemente coordinata e ad effetti utili, ma sono fragili costruzioni mentali che rapidamente precipitano nel vuoto di un fenomeno impulsivo, irriflessivo, illogico. Tuttavia, e spesso per lungo tempo, in tanta sconnessione della vita psichica si salvano alcune funzioni fondamentali; l'attenzione, la memoria, una certa potenza volitiva per quanto deformata nelle sue finalità; aggiungendosi a ciò la conservazione rievocativa di una parte del patrimonio ideativo acquisito, non raro è il caso che lo stato dell'ammalato sfugga all'inconsapevole e benevola attenzione dei familiari e al giudizio del pubblico.
A "schizofrenia conclamata" e con evoluzione progressiva, la dissociazione dei varî elementi costitutivi lo psichismo (fra i quali gli atti esteriori formativi della condotta, del contegno e del carattere) divenendo completa, altera la coscienza dell'individuo e ne dissolve la personalità; l'aumentata deformazione della volontà divenendo nella sua assurdità ribellione sistematica e tenace a ogni influenza del mondo esterno, e anche a ogni stimolo della vita interiore vegetativa, genera il "negativismo" che insieme con il manierismo, con le stereotipie, con la caratteristica impulsività, e con altre manifestazioni di minore importanza, costituisce il "quadro catatonico" della schizofrenia. Le rappresentazioni mentali dominanti, e prevalenti in modo monoideistico sulle altre meno valide, non corrette dalla critica, esaltate da reazioni affettive paradossali, da immagini allucinatorie e da errori illusionali d'interpretazione, divengono "delirî" e per il concorso, come fu detto, di varî fattori endogeni ed esogeni, nel maggior numero dei casi si costituisce lo stato demenziale, la "demenza precoce" che giustamente perciò O. Bumke chiama "demenza schizofrenica", con le sue varietà dovute alla prevalenza di alcuni delirî o di alcuni complessi sintomatici, che sono quelli già variamente inquadrati nella sindrome schizofrenica.
La differenziazione delle varie tappe evolutive della schizofrenia ha particolare importanza soprattutto agli effetti della terapia, poiché mentre lo stato di demenza, affermatosi in modo manifesto e progressivo e solo eccezionalmente regressivo, sfugge a qualunque azione terapeutica validamente efficace, non altrettanto si può dire per lo stato schizofrenico, in cui all'opposto un trattamento igienico, un isolamento che non troppo distanzi il soggetto dai contatti essenziali della vita, pur allontanandolo da ogni inutile logorio di forze fisiche e psichiche, l'uso prolungato di preparati neurotonici e ricostituenti e quello moderatissimo di sedativi e ipnotici, qualche opportuna pratica di terapia fisica specialmente balneoterapica, possono grandemente giovare a favorire quella tendenza regressiva che in molte forme schizofreniche si riscontra e favoriscono anche una non frequente ma possibile guarigione. Un'adatta cura opoterapica può essere consigliabile quando chiaramente si associ alla sindrome psichica una disfunzione endocrina, specialmente tiroidea, come più spesso si osserva. Da qualche anno anche nelle forme schizofreniche si fa largo uso della "piretoterapia" sia valendosi di agenti pirogeni parassitarî (specialmente malaria), sia batterici, sia a reazioni proteiniche e colloidali; il metodo è raccomandabile particolarmente per modificare lo stato sintomatico dell'ammalato e soprattutto per svincolarlo dal blocco di arresto catatonico; in alcuni casi indubbiamente ha rivelato una vera e benefica azione curativa su tutto il complesso clinico, favorendo la guarigione. La cura disintossicante, non portata all'esagerazione di una dietetica distruttiva e del continuo uso di lassativi, può essere utile a modificare certe crisi di agitazione e stati confusionali complicanti il normale andamento della malattia. Lo stato catatonico negativistico persistente e polimorfo e per esso la sitofobia, l'impulsività violenta e aggressiva, la gravità del delirio con le sue espressioni di agitazione psico-motoria e di clamorosità, l'incombente demenza impongono l'isolamento in un ospedale psichìatrico.
Un razionale sistema di educazione fisica e morale, familiare e sociale sin dalle prime manifestazioni anormali, un sano regime di vita fisiologica in tutte le sue espressioni, una particolare vigilanza igienica e spirituale della pubertà, un trattamento correttivo di particolari deficienze o disordini organici, una razionale psicoterapia e in alcuni casi, ma solo in alcuni casi ben selezionati, una psicoterapia psicoanalitica alla Freud, potranno indurre notevoli e salutari modificazioni in uno schizoide costituzionale e costituire la "profilassi della schizofrenia".
Bibl: E. Kraepelin, Trattato di psichiatria, ediz. ital. sulla 7ª originale, Milano 1907; E. Bleuler, Dementia praecox oder Gruppe der Schizophrenien, Lipsia e Vienna 1911; O. Bumke, Trattato di psichiatria, ediz. ital., Torino 1929, G. Mòglie, Manuale di Psichiatria, Roma 1930.