SCHIO (il nome compare per la prima volta poco prima del Novecento nella forma Schledum, forse da aesculetum, luogo piantato a ischi, o forse da scopuletum, gruppo di scogli; l'aggettivo di Schio è scledense; A. T., 24-25-26)
È uno dei maggiori centri lanieri d'Italia, 197 m. s. m., posto in amena posizione sulla sinistra del torrente Leogra, dove questo sbocca in pianura dopo avere scavato nel gruppo del Pasubio una valle profonda, presso un colle (m. 234) dove era un tempo il castello, 26 km. a NO. di Vicenza, alla cui provincia appartiene. La città, che viene attraversata da un canale derivato dal Leogra, è dominata a N. dal M. Summano, a NO. dal Novegno, a O. dal M. Enna, a S. dal M. Faedo, che formano un maestoso anfiteatro col massiccio del Baffelàn e del Pasubio, mentre a oriente e a SE. l'orizzonte è aperto verso la pianura. A partire dal 1872 a SO. della parte antica (che ha conservato poco d'interessante all'infuori del duomo), è sorta la nuova Schio, che sí è andata avvicinando al Leogra, con case moderne, istituti di cultura, giardini, viali alberati. La strada della Vallarsa, imposta all'Austria da Napoleone I col trattato di Campoformio (che unisce Schio a Rovereto attraverso il Piano della Fugazza, m. 1157) è stata compiuta nel 1818, l'acquedotto pubblico nel 1871, la ferrovia con Vicenza nel 1876, la linea ferroviaria dell'Astico nel 1885.
L'arte della lana era in Schio assai antica, ma fino al 1701 le fabbriche avevano il permesso di poter mettere in commercio soltanto panni bassi (non più alti di tre quarte e mezza di braccio, pari a 60,4 cm.), di mediocre qualità. Ottenuto il privilegio di poter mettere in vendita anche panni migliori, l'industria cominciò a progredire, ma il primo impulso a sorti migliori si deve all'illuminata iniziativa del patrizio veneziano Nicolò Tron che avendo avuto modo di constatare, in numerosi viaggi fatti all'estero, i perfezionamenti apportati con l'introduzione di nuove macchine, trovò a Schio, dove già da secoli una popolazione esperta e volonterosa esercitava l'arte della lana, il luogo più adatto per applicare con successo i nuovi sistemi. I panni di Schio acquistarono da allora fama europea. Gli abitanti, che nella seconda metà del sec. XVI erano 5000 e nel 1730 erano diminuiti a meno di 4000 (di cui 600 occupati nel lanificio) aumentarono a 6000 nel 1768 (con 215 telai: produzione 6200 pezze all'anno) e alla caduta della Repubblica erano 8000 (prod. 25 mila pezze). Principali acquirenti erano il Piemonte, la Lombardia, la Romagna e il Levante. Il primo periodo austriaco vede un regresso nell'industria laniera, per la forte concorrenza delle fabbriche austriache. La rinascita è dovuta ad Alessandro Rossi (v.) che nel 1839 assunse la direzione di un modesto opificio impiantato dal padre Francesco e ne promosse poi, durante un quarantennio, il meraviglioso sviluppo, creando la Schio industriale e nel 1873 la Società anonima Lanificio Rossi con 30 milioni di capitale. Retta questa per oltre un trentennio dai figli Giovanni e Gaetano continuò l'ascesa; oggi il lanificio Rossi è tra i maggiori del mondo con una produzione giornaliera di circa kg. 20.000 di filati e m. 35.000 di tessuti, lanerie, drapperie, panni militari, coperte, e occupa oltre 10.000 persone.
Esistono a Schio anche altri stabilimenti per la tessitura della lana, fabbriche di cartonaggi, di cioccolato, di tubetti e navette per la lavorazione del legno e del sughero; tipolitografie, officine meccaniche per carrozzerie, turbine, macchine da cartiere e una fabbrica di cemento. Presso Schio vi è una zona mineraria per l'estrazione del caolino.
Il comune, posto tra 150 e 850 m., contava 11.263 ab. nel 1881, saliti a 13.494 nel 1901, 15.521 nel 1921 e 20.227 nel 1931. Il notevole aumento dell'ultimo decennio è per la massima parte dovuto all'aggregazione del vicino comune di Magré. La superficie è salita a 41,5 kmq. di cui il 6,9% è improduttivo. Circa la metà della parte produttiva è occupata da seminativi e l'altra metà in parti quasi eguali da boschi e prati. La produzione media di granoturco (15 mila quintali) supera quella del frumento (9900); 1700 persone hanno l'agricoltura per occupazione principale e 2150 come occupazione secondaria. L'allevamento ha discreta importanza (2600 bovini). 12.800 abitanti vivono nel centro urbano formato dal centro di Schio e del contiguo Magré e gli altri in quattro frazioni.
Cittadini di Schio che, in varie epoche, si resero noti, oltre ad Alessandro Rossi e Almerico da Schio (v.) sono fra Giovanni da Schio, predicatore del sec. XIII; Gian Paolo (detto Fortebrazzo), Giulio e Pietro Paolo Manfron, condottieri delle armate venete al principio del sec. XVI; Pietro Maraschin, geologo del sec. XIX; Arnaldo Fusinato (v.), patriota e poeta popolare; Valentino e Lodovico Pasini (v.), patrioti e ministri della Repubblica Veneta (a Valentino nel 1848 il doge Manin affidò gli interessi della Repubblica nelle trattative per la pacificazione); Gerolamo Bencucci (detto da Schio) (v.); Anton Maria Canella, prete, diplomatico, soldato, giornalista del sec. XIX; don Francesco Faccin, astronomo del sec. XIX.
Monumenti. - La vecchia piccola città sorgeva intorno al rialzo del castello, centro antichissimo, con altri dei dintorni, come rilevarono nel 1919 gli scavi di abbondanti relitti neolitici e dell'età del bronzo. Fu romana e da ultimo veneziana, ma venne distrutta nel 1512 nella lotta dopo Cambrai. Oggi intorno al pittoresco dosso verdeggiante rimangono (Via Castello) parecchi edifici trecenteschi e quattrocenteschi con resti architettonici e di affreschi. Pittoreschi i giardini del Castello, della Valletta dei Frati e i dintorni con i baluardi montuosi del Pasubio e del Novegno. L'altro centro antico sorse intorno al rialzo della primitiva chiesa di San Pietro (fondata nel 1123), divenuta poi il duomo, e interamente rifatta in stile neoclassico, con imponente pronao a colonne dall'architetto Antonio Diedo (1805-1820). Sorge grandiosa quasi su gigantesco stilobate di pietra, alzata a picco sulla piazza, dalla quale salgono le scalee dell'architetto Meduna (1837). Per l'arte locale notevoli internamente gli affreschi di Valentino Pupin da Schio (morto nel 1886). Sul pittoresco Grumi dei Frati offre bell'esempio di gotico fracescano veneto la chiesa dei Minori conventuali di San Francesco, monumento nazionale, fondata nel 1436, consacrata nel 1442, col campanile coevo e pronao cinquecentesco. Vi è molto ammirata la pala col Matrimonio di S. Caterina e altri santi di Francesco Verla vicentino seguace del Perugino, firmata e datata con bella cornice in pittura. Le pareti in alto, lungo il soffitto a capriate a vista originali, sono ornate da affreschi pure ritenuti del Verla. Nel coro stalli intagliati da Bernardino de Ronchiis vicentino (1509). Notevole un trittico a pittura, di maestro squarcionesco. Ivi prossimo molto pittoresco il sacello di Santa Maria della Fonte su colonne datate 1484. Notevole pure dentro l'abitato (via Cavour) la loggia quattrocentesca di S. Giacomo con grandi modiglioni di legno. La chiesa della SS. Trinità esisteva nel 1444 (storia del padre Maccà) e fu ricostruita nel sec. XVIII dall'ordine dei Templari della scuola per la redenzione degli schiavi (si scorgono nel soffitto insegne e dipinti). L'area circostante, durante la grande guerra, divenne cimitero militare; ora racchiusa da un chiostro-ossario vi riposano 5000 caduti dei vicini campi di battaglia (Pasubio e Novegno). Altri 11.000 caduti di questi campi riposano nel monumento-ossario della 1ª armata sul vicino valico del Pian delle Fugazze. Molti altri rimangono sepolti sotto le grandi frane prodotte dalle mine del Pasubio, e a essi la città di Schio ha dedicato un arco romano sulla vetta del monte.
La fortuna industriale nell'arte della lana nel secolo passato per opera di A. Rossi, ha dato largo incremento alla città nuova, disegnata nel 1872, come città-giardino, dall'architetto A. Negrin, autore della chiesa di Sant'Antonio abate. Ornano i nuovi quartieri la statua del Tessitore (1879) e quella del senatore A. Rossi (1902) opere entrambe del Monteverde, nonché il grande bronzo per i fratelli Pasini del Lorenzetti (1906).
A. Da Schio, Schio nel corso dei tempi, Venezia 1890.