SCHERZO
. Nella terminologia musicale questa voce corrisponde a un componimento, di solito non molto ampio, d'indole vivace e fantasiosa.
In un primo periodo, dal sec. XVI a tutto il XVII, troviamo la didascalia "scherzando" e poi il titolo esplicito "scherzo" in testa a componimenti di genere e di forme varî, non sempre distinguibili da componimenti come la Canzonetta, il Capriccio, ecc. Esempî pregevoli si notano così nelle musiche strumentali di A. Troilo (1608), B. Marini (1622), J. Schenk (1692), ecc., e nelle vocali (a poche o a una sola voce) concertate (o no) con strumenti, di C. Monteverdi (1607-1632), A. Cifra (1613), A. Brunelli (1614), ecc.
Un decisivo avviamento verso la seconda fase dello Scherzo si ha nell'opera di J. S. Bach, ove tale pagina, ormai soltanto strumentale, entra nel seno della composizione a più tempi (p. es., nella Partita) accettandone i tipici orientamenti formali. E del resto anche alcuni tempi di Sonata ricevono in Bach l'indicazione "scherzando".
Nel maturo sec. XVIII l'adozione dello Scherzo nel quadro della Sonata, del Quartetto, della Sinfonia, ecc., non è tanto esplicita quanto sostanziale. Il titolo infatti non compare che di rado (Quartetti "russi" di I. Haydn), mentre più frequente è il Minuetto. Ma già in Haydn questo stesso Minuetto è animato da impulsi che a poco a poco ne modificano lo spirito: insistenze tematiche, sorprese ritmiche, brusche conclusioni, impetuose irruenze nel movimento generale, ecc. Tutti impulsi questi, che nell'opera di Beethoven finiscono per superare la concezione del Minuetto e sviluppare, al posto della vecchia danza settecentesca, il più vario e più libero Scherzo.
Le forme basilari sono, del resto, ancora quelle del Minuetto: il pezzo, di movimento allegro (spesso portato a tempi rapidissimi) e in ritmo ternario (misura 3/4 o 3/8), tranne rarissime eccezioni (Beethoven, op. 31, n. 3 [misura 2/4], trio degli Scherzi della VI e della IX sinfonia [2/4 o 4/4], F. Schubert, Scherzo in do magg. con alternate misure di 2, 3 e 4/4, ecc.), s'informa di solito allo schema ternario illustrato nella voce Minuetto (v.), ma nello Scherzo è più frequente la comparsa di un secondo Trio e inoltre - a mano a mano che ci si avanza dalla maturid beethoveniana ad oggi - si assiste a un ampliamento generale del quadro (non dissimile da quel che si osserva parallelamente nelle altre forme sinfoniche).
Questi e altri segni della maggiore libertà dello Scherzo nel confronto col Minuetto appaiono infatti nella IV e nella VII sinfonia di Beethoven (2 trii), nella V (Scherzo non concluso ma sfociante nel Finale e ripreso nel seno di quest'ultimo), nelle Sinfonie in mi bem. e in do e nel Quintetto per archi e pianoforte di R. Schumann (2 trii), nella II sinfonia (Scherzo-Minuetto) e nel Sestetto op. 36 (Scherzo costituito da una Gavotta e da un Trio in 3/4) di J. Brahms, ecc.
Esempî celebri di Scherzo si trovano - oltre che nei lavori sopra citati - in gran parte delle altre composizioni strumentali di Beethoven, Schubert, Schumann, Mendelssohn (talvolta senza il titolo di Scherzo: p. es., nelle sinfonie Scozzese, Riforma, nel Lobgesang, ecc., e questo autore tralascia spesso il Trio), Berlioz (in Roméo et Juliette [Scherzo della Regina Mab]), C. Franck (Quartetto, ecc.), A. Bruckner, G. Mahler, ecc.
Composizioni autonome, intitolate Scherzo non tanto per le forme (spesso eterogenee) quanto per varî caratteri ideali o per la loro libertà di atteggiamenti, si trovano poi spesso in F. F. Chopin, R. Strauss, P. Dukas, ecc.