Psicanalista statunitense (n. New York 1922), allievo di D. Rapaport. Completato, nel 1959, il proprio training analitico, S. è stato nominato supervisore e analista didatta presso il Columbia university center for psychoanalytic training and research. Dagli anni Settanta è stato protagonista, accanto a M. Gill, R. Holt, G. S. Klein, di una revisione della teoria freudiana volta a espungerne gli aspetti (riduzionistici, energetici, ecc.) che più rispecchiavano l'iniziale appartenenza di S. Freud alla scuola fisiologica tedesca e che avevano trovato precipua espressione nella sua riflessione metapsicologica. In alternativa al linguaggio metapsicologico, S. propone un approccio alla teoria e alla clinica psicanalitiche che utilizzi (in linea con alcuni orientamenti fenomenologici e di filosofia della mente) una serie di regole linguistiche volte a rendere l'interpretazione psicanalitica più diretta ed espressiva, e non riferita a entità astratte (quali le pulsioni, l'energia psichica, ecc.) o al conflitto tra partizioni ipostatizzate del mentale. A partire dagli anni Ottanta S. ha accentuato la distanza dal naturalismo freudiano, tentando di coniugare strettamente tradizione ermeneutica e clinica psicanalitica. Tra le sue opere: Aspects of internalization (1968; trad. it. 1972); The analytic attitude (1983; trad. it. 1984); Retelling a life. Narration and dialogue in psychoanalysis (1992; trad. it. 1998).