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sceva

di Luciano Romito - Enciclopedia dell'Italiano (2011)
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scevà

Luciano Romito

Definizione

Scevà (adattamento italiano di Schwa, trascrizione tedesca del termine grammaticale ebraico shĕvā /ʃəˈwa/, che può essere tradotto con «insignificante», «zero» o «nulla») è il nome di un simbolo grafico (meglio, di un segno paragrafematico) ebraico costituito da due puntini [:] posti sotto un grafema normalmente consonantico, per indicare l’assenza di vocale seguente o la presenza di una vocale senza qualità e senza quantità, quindi di grado ridotto.

Lo scevà è un suono vocalico neutro, non arrotondato, senza accento o tono, di scarsa sonorità (➔ vocali); spesso, ma non necessariamente, una vocale media-centrale. È trascritto con il simbolo IPA /ə/ (➔ alfabeto fonetico) e nel quadrilatero vocalico ha una posizione centrale.

Nelle lingue

Lo scevà è molto comune nelle lingue del mondo, come allofono (➔ allofoni) di fonemi vocalici atoni, soprattutto in fine di parola.

In inglese è la vocale protonica (➔ protonica, posizione). In francese è prodotta con un leggero arrotondamento delle labbra e risulta essere meno centrale ma comunque sempre atona: fenêtre «finestra» si pronuncia isolatamente [fəˈnɛːtr] ma nel parlato veloce può anche diventare [fnɛːtr], anche se fonologicamente il nesso /fn/ non è accettato in francese. Ciò vale anche per il nesso /ʃt/ e la pronuncia di jeton «gettone» [ʃəˈtɔ̃] o [ʒəˈtɔ̃] che nel parlato veloce diventa [ʃtɔ̃]. È atono anche nell’albanese dell’Italia meridionale (➔ albanese, comunità), per es. nella stessa parola arbëreshë «albanese», che si pronuncia [arˈbəreʃ].

In alcuni casi lo scevà può anche essere vocale tonica. In bulgaro e in afrikaans possono trovarsi scevà tonici (accentati), mentre in inglese bird «uccello» ha pronunce come [bəːd] con nucleo sillabico lungo e centrale [ə], ma anche pronunce come [bɜːd], con vocale centrale semibassa.

Proprietà

Foneticamente, lo scevà è il risultato di un ➔ indebolimento dell’articolazione di vocali (sia anteriori sia posteriori), che in posizione atona sono articolate più centralmente rispetto al loro target naturale (➔ fonetica articolatoria, nozioni e termini di). Articolatoriamente si tratta di vocali non completamente realizzate e prodotte con un grado di apertura intermedio, con la lingua in posizione centrale e dalla qualità indistinta.

Fonologicamente tale indebolimento può essere considerato una riduzione qualitativa della vocale nel suo passaggio da tonica ad atona. Il processo di riduzione vocalica è uno tra più diffusi al mondo e si realizza in molte lingue, come catalano, portoghese, inglese, tedesco e neerlandese (Nespor 1993: 92).

In italiano lo scevà non è presente come fonema (avendo l’italiano standard solo vocali distinte e nette), ma solo come variante libera, o in alcuni casi contestuale (➔ allofoni), di quasi tutte le vocali.

Nei dialetti

Lo scevà appare invece in diversi dialetti del Centro e del Sud d’Italia. In alcuni dialetti, come quelli di Napoli (➔ Napoli, italiano di) e Bari, la riduzione a scevà delle vocali finali neutralizza opposizioni flessive o distinzioni morfologiche (Loporcaro 2009: 124).

Ad es., a Molfetta (Bari) la differenza tra alcune opposizioni, a causa di una riduzione a scevà della vocale finale, si riconosce solo dall’articolo: [rəˈfːuekə] «il fuoco» e [uˈfuekə] «il focolare»; [rəˈvelə] «il velame» contro [uˈvelə] «il velo» (Merlo 1917a: 91). Nel dialetto di Trebisacce (Cosenza) il plurale è segnalato solo dalla vocale tonica interna che ha subito un processo di ➔ metafonia: /neˈpote/ «nipote» è foneticamente [neˈpotɘ], mentre /neˈputi/ «nipoti» diventa [neˈputə], sicché il plurale è riconoscibile solo grazie alla vocale tonica interna (Romito et al. 1997 e 2006; Romito & Gagliardi 2009; Loporcaro et al. 1998). In altri dialetti la differenza è segnalata dal ➔ raddoppiamento sintattico: ad es., in napol. [o ˈvriːtɘ] è «il (pezzo di) vetro», mentre [o ˈbːriːtɘ] con raddoppiamento di /v/ e rafforzamento in [bː] è «il vetro (come materiale)» (Merlo 1917b: 105-111) (➔ neutro; ➔ massa, nomi di).

La riduzione a scevà del vocalismo finale atono è criterio fondamentale di alcune delle principali isoglosse (➔ isoglossa) usate per classificare i ➔ dialetti italiani. Tutti i dialetti alto-meridionali sono infatti caratterizzati dalla neutralizzazione delle qualità vocaliche e dalla riduzione in scevà delle vocali finali o intermedie.

Studi

Loporcaro, Michele (2009), Profilo linguistico dei dialetti italiani, Roma - Bari, Laterza.

Loporcaro, Michele et al. (1998), La neutralizzazione delle vocali finali in crotonese: un esperimento percettivo, in Unità fonetiche e fonologiche. Produzione e percezione. Atti delle VIII giornate di studio del Gruppo di fonetica sperimentale (Pisa, 18-19 dicembre 1997), a cura di P.M. Bertinetto & L. Cioni, Pisa, Scuola Normale Superiore, pp. 91-100.

Merlo, Clemente (1917a), L’articolo determinativo nel dialetto di Molfetta, «Studi romanzi» 14, pp. 69-99.

Merlo, Clemente (1917b), Proposte di aggiunte ai §§ 36/352, 383/384 della “Italienische Grammatik” di W. Meyer-Lübke, «Studi romanzi» 14, pp. 100-112.

Nespor, Marina (1993), Fonologia, Bologna, il Mulino.

Romito, Luciano et al. (1997), Micro e macrofenomeni di centralizzazione nella variazione diafasica: rilevanza dei dati fonetico-acustici per il quadro dialettologico del calabrese, in Fonetica e fonologia degli stili dell’italiano parlato. Atti delle VII giornate di studio del Gruppo di fonetica sperimentale (Napoli, 14-15 novembre 1996), a cura di F. Cutugno, Roma, Esagrafica, pp. 157-176.

Romito, Luciano et al. (2006), Uno studio degli esiti metafonici nei dialetti dell’area Lausberg: un’introspezione sulla natura della sillaba, in Analisi prosodica. Teorie, modelli e sistemi di annotazione. Atti del II convegno nazionale dell’Associazione italiana di scienze della voce (Fisciano, 30 novembre - 2 dicembre 2005), a cura di R. Savy & C. Crocco, Fisciano, EDK, vol. 2º, pp. 538-565.

Romito, Luciano & Gagliardi, Daniela (2009), La metafonia in alcuni centri del nord Calabria: verso una mappa regionale, in Id., V. Galatà & R. Lio (a cura di), La fonetica sperimentale: metodo e applicazioni. Atti del IV convegno nazionale dell’Associazione italiana di scienze della voce (Università della Calabria, 3-5 dicembre 2007), Torriana, EDK, vol. 4º, pp. 423-437.

Vedi anche
nederlandese (o neerlandese) Lingua sovraregionale, denominata ufficialmente Algemeen Beschaafd Nederlands («nederlandese colto comune») o, in forma abbreviata, ABN. È lingua ufficiale dei Paesi Bassi (in n. Nederland), delle province settentrionali del Belgio ed è usato anche in una piccola area della Francia nord-occidentale ... grafema Nella terminologia linguistica, la minima unità grafica di un sistema alfabetico o sillabico o ideografico ecc., cioè un segno che in un determinato sistema grafico si distingue da tutti gli altri segni del sistema e pertanto è in grado di far distinguere sul piano grafico una parola da altre. accento Linguistica L’a. è il rafforzamento o elevazione del tono di voce (a. tonico in senso largo) con cui si dà a una sillaba maggior rilievo rispetto ad altre della stessa parola (a. di parola), della stessa frase (a. di frase o sintattico) o dello stesso verso (a. ritmico). L’a indica i due modi con cui ... fonema In linguistica, unità minima non ulteriormente analizzabile del significante. Il termine si è affermato con J. Baudouin de Courtenay e F. de Saussure. Dopo N.S. Trubeckoj, in opposizione a suono, denota un segmento fonico-acustico non suscettibile di ulteriore segmentazione in unità dotate di capacità ...
Indice
  • 1 Definizione
  • 2 Nelle lingue
  • 3 Proprietà
  • 4 Nei dialetti
  • 5 Studi
Categorie
  • GRAMMATICA in Lingua
Tag
  • ARTICOLO DETERMINATIVO
  • ITALIA MERIDIONALE
  • VOCALE TONICA
  • NEERLANDESE
  • TREBISACCE
Vocabolario
scevà
sceva scevà s. m. [dall’ebr. shĕwā, der. di shaw «niente»]. – 1. Simbolo grafico ebraico che viene sottoscritto a un grafema consonantico e che denota assenza di vocale dopo la consonante soprascritta. 2. In glottologia, termine (desunto...
Schwa
Schwa 〈švàa〉 s. neutro ted., usato in ital. al masch. – Trascrizione tedesca del termine grammaticale ebraico shĕvā’: v. scevà.
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