scendere [i singol. cong. imperf. scendesse; partic. pass. sciesa, nel Fiore]
È verbo di uso limitato in pratica alla Commedia (tre soli esempi nel Convivio, uno nelle Rime e nel Fiore, nessuno nelle altre opere). Da un punto di vista semantico non si distingue da ‛ discendere ' (v.) con il quale si alterna; ad esempio, nell'episodio di Gerione, accanto a le rote larghe, e lo scender sia poco (lf XVII 98), si ha rota e discende (v. 116); analogamente, per Pd VII 30 la tradizione manoscritta conosce la lezione al Verbo di Dio discender piacque, adottata dal Casella e dal Petrocchi, e quella di scender, accolta dalla '21 (ma non dal Vandelli).
Nella maggioranza dei casi ricorre nel valore fondamentale di " muoversi da un luogo più alto a uno più basso ", " procedere verso il basso ": Pg VIII 46 Solo tre passi credo ch'i' scendesse, / e fui di sotto (nella valletta dei principi); Pd XVII 60 è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale (dove il senso proprio è indissolubilmente congiunto a quello figurato, allusivo alle amare umiliazioni dell'esilio); Pg XXXII 36 Bëatrice scese, " smontò dal carro "; Fiore CXXXVII 3 La Vecchia... del cassero era sciesa.
Gli esempi più numerosi ricorrono nell'Inferno, con riferimento al percorso compiuto da D. e Virgilio dall'alto della voragine infernale fino al centro della terra: VI 87 diverse colpe giù li grava al fondo: / se tanto scendi, là i potrai vedere, e XXVI 14; XI 10 Lo nostro scender [qui l'infinito è sostantivato] conviene esser tardo; XVII 82 Omai si scende per sì fatte scale. Con esplicita menzione della direzione del moto o della destinazione: XVII 31 scendemmo a la destra mammella; VII 16 scendemmo ne la quarta lacca; XXIII 32. In tre esempi ha costrutto transitivo: VII 6 [Pluto] non ci torrà lo scender questa roccia; XII 1 a scender la riva / venimmo, e 62.
Più genericamente vale " recarsi in un luogo più in basso ", in If XV 43 Io non osava scender de la strada / per andar par di lui: Brunetto, infatti, cammina a un livello più basso dell'argine su cui procedono D. e Virgilio. Per arrivare al centro della terra, Virgilio appigliò sé al vello di Lucifero e giù discese poscia (XXXIV 73-74), per risalire poi verso l'alto, sempre aggrappandosi al pelo di Satana, una volta che il centro di gravità è stato superato; di qua la spiegazione a D., che non si è reso conto di trovarsi ormai nell'emisfero meridionale: Di là fosti cotanto quant'io scesi (v. 109), " di là dal centro... fosti solo quel tanto di tempo, che impiegai nella discesa " (Torraca); e si noti la già rilevata alternanza fra ‛ discendere ' e ‛ scendere '.
In altri casi è riferito al volo discendente di esseri alati. D. si accorge de lo scendere e 'l girar (If XVII 125) di Gerione, cioè del moto lento e graduale, planato in larghe spirali, della fiera, perché vede avvicinarsi da diversi punti di vista le pene di Malebolge; e cfr. anche il v. 98, già citato. Di un'aquila: l'aguglia vidi scender giù ne l'arca / del carro, Pg XXXII 125; o, con riferimento all'aquila imperiale impugnata da Cesare che, sconfitto Tolomeo d'Egitto, andò a combattere Giuba, re della Mauritania: Da indi scese folgorando a Iuba (Pd VI 70). Degli angeli discesi dall'Empireo à far la guardia alla valletta dei principi: vidi uscir de l'alto e scender giùe / due angeli, Pg VIII 25; e così al v. 32.
Altre volte si tratta di spiriti beati, come i giusti del cielo di Giove, che ‛ scendono ' dove / era il colmo dell'emme (Pd XVIII 97), o come i contemplanti del cielo di Saturno (XXI 31 Vidi... per li gradi [della scala santa, v. 64] scender giuso / tanti splendor; e così al v. 137 vid'io più fiammelle / di grado in grado scendere e girarsi). O quando, nel cielo delle Stelle fisse, l'arcangelo Gabriele discende a incoronare Maria: per entro il cielo scese una facella, / formata in cerchio a guisa di corona, XXIII 94. O del moto degli angeli che, nell'Empireo, discendono alle anime elette e dalle anime risalgono a Dio: Quando scendean nel fior, di banco in banco / porgevan de la pace e de l'ardore / ch'elli acquistavan ventilando il fianco (XXXI 16).
Secondo la cosmografia dantesca, la terra, al centro dell'universo, e quindi l'Inferno, che si apre nell'interno di essa, è la più bassa delle parti dell'universo rispetto all'Empireo. Di qua la proprietà dell'uso di s. quando indica il moto, dal cielo, o dalla terra abitata dai viventi, all'Inferno: Pg XII 27 Vedea... [Lucifero] giù dal cielo / folgoreggiando scender, " precipitarne " con la violenza di un fulmine (il primo spunto dell'idea poetica e del modulo verbale è offerto da Luc. 10, 18 " Videbam Satanam sicut fulgur de caelo cadentem "); Beatrice ‛ non si guarda ' de lo scender qua giuso, cioè nel Limbo (If II 83; e così in Pg I 53); Adamo, per indicare il momento della propria morte, e quindi della sua discesa nel Limbo, ricorre alla perifrasi pria ch'i' scendessi a l'infernale ambascia (Pd XXVI 133).
Conserva l'accezione consueta di " muovere da un luogo più alto a uno più basso " anche quando il soggetto è un nome di cosa. Detto del sole, in Rime CXIII 10 Non è colpa del sol se l'orba fronte / nol vede quando scende e quando poia. Di corsi d'acqua: un rivo / ... d'alto monte scende giuso ad imo (Pd I 138; cfr. anche XX 20); Pg XIII 90 (dove il verbo è inserito nella metafora ‛ scende ' de la mente il fiume). Della folgore (Non scese mai con sì veloce moto / foto di spessa nube, Pg XXXII 109); o delle falde di fuoco che cadono sui violenti: tale scendeva l'etternale ardore (If XIV 37); così, il raggio incidente è quel che scende (Pg XV 19), in opposizione al raggio riflesso che invece ‛ sale '. E vada qui anche la metafora usata per indicare l'origine di Ezzelino, il quale discese dal colle di Romano a tiranneggiare i paesi circostanti: Pd IX 29 si leva un colle... / là onde scese già una facella / che fece a la contrada un grande assalto. Anche del sangue che, divenuto sperma, si raccoglie negli organi genitali: Sangue perfetto... scende ov'è più bello / tacer che dire (Pg XXV 43).
A qualche incertezza dà luogo l'interpretazione di If XX 10 Come 'l viso mi scese in lor [negl'indovini] più basso, / mirabilmente apparve esser travolto / ciascun; i più intendono con il Cesari e con il D'Ovidio che D. avesse guardato dapprima i dannati soltanto in faccia, e che solo in un secondo momento avesse abbassato lo sguardo sui loro corpi; Casini-Barbi e il Sapegno accolgono invece la spiegazione proposta dal Bianchi: " Stando D. in luogo elevato e tenendo sempre gli occhi fissi in quella gente... è manifesto che gli era abbisogno di abbassarli a mano a mano che quella avvicinavasi a lui; onde la frase equivale a dire: quando essi furono più presso, più sotto a me ".
Il significato di " procedere verso il basso " si conserva anche quando l'uso di un soggetto astratto imprime al verbo un valore figurato: Pg I 68 de l'alto scende virtù che m'aiuta; quella della rivelazione è autorità che quinci [dal cielo] scende (Pd XXVI 26).
Anche più deciso è il valore figurato quando il verbo è adoperato per indicare la discendenza per nascita: Cv IV Le dolci rime 62 Né voglion che... di vil padre scenda / nazion che per gentil mai s'intenda. Vada qui anche l'esempio di Pg XXII 72 progenïe scende da ciel nova; qui, il raffronto con il testo vergiliano tradotto (Buc. IV 7 " iam nova progenies caelo demittitur alto ") induce ad attribuire al verbo un valore causativo e figurato: la nuova stirpe di uomini giusti è " fatta scendere " dall'alto del cielo, nel senso metaforico che essi sono fatti nascere per volontà degli dei.
L'allusione a un processo che si svolge verso il basso è presente, sia pure in misura molto attenuata e in senso metaforico, anche in Cv IV XXIII 8 Aristotile... parve volere che la nostra vita non fosse altro che uno salire e uno scendere; nel verbo è implicito il riferimento al processo di crescita e di decrescenza di ogni organismo vivente, ma il suo uso può essere stato suggerito anche dalla ben nota metafora dell'arco, cui poco prima D. è ricorso per rappresentare il corso della vita (§ 6 tutte le [terrene] vite... [mon]tando e volgendo, convengono essere quasi ad imagine d'arco assimiglianti). E così in XXIV 5.
In due esempi l'idea del moto è del tutto assente. Vale " pendere ", " cader giù ", in Pg XXX 67 'l vel che le scendea di testa; allude al fatto che, in ciascuna bolgia, l'argine interno " è più basso " del precedente, in If XXIV 40 lo sito di ciascuna valle porta / che l'una costa surge e l'altra scende.