SCATOLA (fr. boîte; sp. caja; ted. Schachtel; ingl. box)
Arte. - Recipiente di forma per lo più prismatica o cilindrica, destinato a contenere oggetti o materie di vario genere, fornito solitamente di coperchio piatto. Se ne fecero in ogni tempo delle materie più diverse (legno, metallo prezioso o comune avorio, osso, cuoio, pietra dura, cristallo, vetro, ecc.) in rapporto alla diversità degli usi cui esse furono destinate, e che hanno attinenza sia con la vita civile sia con quella religiosa: i documenti parlano infatti di scatole usate da farmacisti, barbieri, chirurghi, per contenere spezie, aromi o arnesi, di altre che si distribuivano in occasione di fidanzamenti e simili, o so adoperano per sembrare oggetti minuti; di quelle per contenere lettere e messaggi, di altre che le confraternite usavano per tenervi i proprî danari e infine di quelle di uso ecclesiastico, per ostie, per ampolle da olio santo, per reliquie, ecc. La denominazione generica di scatola è però assai spesso nei documenti adoperata anche per recipienti che ebbero, in rapporto o all'uso o alla forma, un loro nome particolare (astuccio, cofano, scrigno, cassa, forziere, reliquiario, ecc.) e per queste si rimanda alle singole voci. D'altra parte non di tutti i tipi attestati dai documenti si conoscono esempî certi: e quelli che per la maggiore durevolezza della materia o per il pregio eccezionale di questa sono più facilmente giunti fino a noi non sempre hanno avuto una destinazione determinabile o ebbero in realtà fino dall'origine quella che a noi appare. Gli esempî più antichi di scatole di uso profano sono di legno o d'osso, dell'arte paleocristiana o copta in Egitto: con decorazione dipinta, incisa, o intarsiata, alcune di esse sono destinate a contenere specchi, secondo una costumanza già nota all'antichità classica, e che ebbe vita fino nel Rinascimento.
L'avorio fu costantemente una delle materie più usate per le scatole; e nell'arte musulmana se ne hanno esempî frequentissimi fin dal secolo VIII, negli avori di stile arcaico provenienti dalla Mesopotamia o dall'Irān, e specialmente in quelli di Cordova, dell'epoca dei califfi (secoli X e XI), che mostrano tutta l'abilità artistica e tecnica dei loro artefici anche nella decorazione scolpita a forte rilievo che prescinde quasi sempre dalle rappresentazioni animate. La forma di queste scatole eburnee è per lo più cilindrica, talvolta con coperchio emisferico o conico; la decorazione intagliata fu sostituita solo in epoca tarda (sec. XIII-XIV) da quella a traforo e ad intarsio e, in Sicilia, da quella dipinta. Molte di esse sono finite nei tesori delle chiese, evidentemente per l'alto pregio della loro materia e per l'assenza nella loro decorazione di motivi che ne rivelassero l'origine non cristiana. Forma di scatole ebbero anche le custodie da Corano che si fecero specialmente in Egitto dopo il sec. XIII, di legno oltre che d'avorio. Nell'arte cristiana l'avorio fu usato dapprima per scatole da contenere ostie, o incenso; ma ben più frequente ne fu l'impiego per scatole di uso profano, delle forme e dei tipi più svariati, dal secolo XIV al XIX, decorati con i soggetti più appropriati al loro uso e secondo le tecniche proprie dei singoli periodi.
Per scatole da specchio fu usato principalmente l'avorio: una produzione di particolare interesse artistico se ne ebbe in Francia nel periodo gotico, dalla fine del XIII a tutto il sec. XV, e furono allora costituite di due valve quadrangolari, in una delle quali era incastrato il disco metallico, mentre l'altra serviva da coperchio; ambedue erano decorate con figurazioni intagliate di soggetti aulici, galanti, romanzeschi o allegorici, più raramente miniate o fornite di montature d'oro o argento incise o smaltate o (in epoca più tarda) adorne di perle e pietre preziose.
Più spesso che l'avorio, l'oreficeria diede preziosità di materia e di ornamento a questi oggetti: fino dal primo Medioevo se ne hanno testimonianze ed esempî. Custodie per evangeliarî in oro ornato di pietre preziose erano nel tesoro visigoto di Amalarico a Narbona conquistato da Childeberto; dei secoli X-XI è quella del Louvre, proveniente da Saint-Denis, pure d'oro, dove filigrane e smalti accentuano la fastosità della decorazione. Scatole d'argento sono spesso fra gli oggetti offerti da signori e da principi alle chiese e ai monasteri in occasione della loro fondazione o di particolari solennità; d'oro o d'argento sono le scatole da ostie che cominciano ad usarsi nel sec. XII, di forma più comunemente cilindrica, a decorazione smaltata, niellata o incisa, e quelle da incenso, pure cilindriche, che dall'età carolingia si usarono in Occidente fino al sec. XIII quando furono sostituite dalle navicelle; delle prime e di quelle per contenere ampolle da olio santo e Agnus Dei se ne fecero fino nel sec. XVI in Germania, e Juan de Arphe nella sua "Varia commensuracion" parla di quelle da ostie e della loro decorazione. L'uso dei metalli preziosi continua del resto anche più tardi; e tutte le tecniche si trovano adoperate per la loro decorazione: ad es., la filigrana nel periodo barocco, lo sbalzo, e più di tutte lo smalto che dal secolo XIII al XIX è principalissimo elemento dell'ornamentazione di oggetti metallici. Formano un gruppo numerosissimo, a partire dal sec. XVII, le tabacchiere che per materia e decorazione sono tra i prodotti più raffinati dell'oreficeria di quei tempi, specialmente in Francia e in Svizzera. Anche scatole di metalli e leghe non preziose sono assai frequenti dal Medioevo in poi per uso sia profano sia sacro: rame, stagno, ferro, ottone, bronzo sono fra i più comuni, con decorazioni incise o smaltate. Di rame inciso sono le scatole, per lo più cilindriche, che artefici musulmani produssero in Oriente (Persia, Mesopotamia, ecc.) dalla fine del sec. XII a tutto il XIII, e che ebbero subito larga diffusione anche in Occidente; più tardi in Persia, in Siria e in Egitto si usò anche il cesello e l'ageminatura e si fecero scatole di legno rivestite di lamine metalliche così decorate. In rame dorato sono quelle decorate di smalti di Limoges, varie di forma e di destinazione, dei secoli XIII e XIV; come altre più tarde dei secoli dal XV al XVII che mostrano differenti tecniche di smalto: tipiche fra queste le scatole da messaggeri, per contenere lettere, che recavano di solito delle armi e che si fecero anche in oro (inventario di Margherita d'Austria del 1499). Fra i bronzi del Rinascimento si hanno esempî di scatole finemente decorate, spesso con bassorilievi che riproducono placchette altrimenti note, come quella attribuita al Caradosso della collezione Carrand (Firenze, Bargello) o altre di arte veneta della fine del sec. XV. Ma più che l'uso del bronzo (cartuccere da caccia, Germania sec. XVI) o del ferro (scatole da elemosine), rimane frequente quello dell'ottone (custodie di sigilli, casse di confraternite) e dello stagno anche dorato (scatole da ostie), con decorazione per lo più incisa, specialmente nei paesi tedeschi, persiste quello del rame dorato e inciso per scatole da ostie, da orologi, ecc., nei secoli XV e seguenti. Scatole di cuoio sbalzato si fecero soprattutto a Venezia nel Rinascimento: spesso sono semplici custodie che assumono la forma dell'oggetto che debbono contenere. Frequenti erano anche le scatole di legno per ostie o per uso profano. Di queste se ne hanno di svariata forma, anche dei secoli XIII e XIV, dipinte, o con rilievi in stucco policromatici. Notevole tra le altre quella già nella collezione Figdor con dipinti di Domenico di Bartolo (Siena, circa 1425-1450), che certo servì per dono a una fidanzata. Scatole di lacca per contenere profumi, tè, ecc., sono proprie soprattutto dell'arte dell'Estremo Oriente (Cina e Giappone), che ne annovera esempî fino dal sec. XIII: in Europa si diffusero specie in Francia nel tardo Barocco e nel Rococò; su modelli appunto dell'Asia orientale sono quelle di lacca monocroma o dipinta sul tipo dei mobili nella stessa materia che fece nel sec. XVIII Robert Martin. In porcellana di Sèvres si fecero all'epoca di Luigi XVI scatole per cosmetici o per gettoni. La pietra dura fu usata specie per scatole da ostie (diaspro) o da incenso (onice); così il cristallo di rocca e più tardi il vetro; per il cristallo si hanno esempî di montature preziose di arte francese del sec. XVIII.
V. tavv. I e II.
Bibl.: Viollet-Le-Duc, Dict. raisonné du mobilier français, II, Parigi 1871, p. 39; G. Bapst, L'étain, Parigi 1874, p. 142; L. De Laborde, Glossaire français du Moyen Âge, Parigi 1872, s. v. boîte; Ch. Davillier, Recherches sur l'orfèvrerie en Espagne, Parigi 1879; V. Gay, Glossaire archéologique du Moyen Âge et de la Renaissance, I, Parigi, 1887, s. v. boîte; G. Lehnert, Illustrierte Geschichte des Kuntgewerbes, Berlino s. a.; R. Koechlin, Les ivoires gothiques français, I, Parigi 1924, p. 359; G. Mignen, Manuel d'art musulman, Parigi 1927; H. Kohlhausen, Minnekästchen im Mittelalter, Berlino 1928; H. Nocq e C. Dreyfus Tabatières, boîtes et étuis du Muséè du Louvre, Parigi 1939; J. Braun, Das christliche Altargerät, Monaco 1932, pp. 454 segg., 632 segg.