SCALDO
. Antica parola nordica, di etimologia incerta, per designare il poeta: ancora d'uso corrente in islandese - skald; rimessa in uso anche in svedese - skald - e per breve tempo anche in danese - skjald - nell'epoca romantica. Incerta è la figura dello scaldo nelle sue origini storiche. Documentata è dapprima in Norvegia, intorno all'830, ma già nel sec. X essa dispare in Norvegia, per ricomparire isolatamente in Svezia nel sec. XI, e più tardi ancora fuggitivamente in Danimarca. La vera patria della poesia scaldica fu l'Islanda, dove fin dai tempi della prima immigrazione norvegese, essa rimase a lungo in fiore, con poeti che ebbero allora grande nome, come Egill, Hallfred, Kormak, Sighvat, ecc.
La figura dello scaldo sorse appunto - secondo alcuni, per influenza dell'esempio islandese - quando la poesia cessò di vivere anonima e, passando all'ambiente delle corti, si raffinò formalmente, diventando un'arte consapevole che dava onori e potenza a chi la coltivava. Ogni potente aveva più d'uno scaldo presso di sé: ammessi alla sua tavola come amici e spesso consiglieri, provenivano per lo più da famiglie cospicue di contadini guerrieri e non facevano della poesia la loro professione esclusiva. Molti di essi furono accolti volentieri presso corti amiche, anche fuori dei confini del proprio paese, in Svezia, in Danimarca. Non costituirono mai una propria casta.
Prevalsero presso gli scaldi le forme liriche e la canzone encomiastica. Era tutta un'arte che lo scaldo doveva imparare e perfezionare con invenzione di nuovi modi e di nuove rime, di nuovi rapporti ritmico-sintattici, di nuovi motivi e di nuove immagini, e, specialmente, di nuovi sviluppi della parafrasi metaforica - Kenning - la quale era considerata il fondamento del linguaggio poetico. La poesia non era fatta per il canto ma per la recitazione; la metrica era basata sull'allitterazione.
L'epoca della poesia scaldica termina, anche in Islanda, con la fine del sec. XIII.
Bibl.: S. Bugge, Bidrag tl den ældste Skaldedigtninges Historie, Cristiania 1892; F. Jonsson, Det norsk-islandske Skjaldesprog omkring 800-1300, Copenaghen 1901; id., Den norsk-islandske Skjaldedigtning, ivi 1908-15; E. Noreen, Studier i fornvästnordisk diktning, Stoccolma 1921-22; A. Heusler, Die altgermanische Dichtung, Potsdam 1929.