SCALATA
. Assalto di viva forza contro un'opera fortificata, ascendendo sui terrapieni con l'aiuto di scale e di altri mezzi trasportati a piè d'opera. Erano frequentissime negli antichi tempi; divennero molto più rare col perfezionarsi delle artiglierie e delle opere fortificate (v. fortificazione).
La scalata era operazione molto micidiale per l'attaccante, che si esponeva a perdite gravi e non aveva probabilità di riuscita che contro fortezze incomplete con presidio insufficiente per numero o moralmente depresso. Quando si dovevano scalare mura di piccola altezza si formava la testuggine, piramide vivente di guerrieri disposti in due o più strati, a contatto fra di loro, in ginocchio o in piedi, con gli scudi tenuti orizzontali sulle spalle, e formanti gradini, sui quali si arrampicavano gli assalitori per giungere alla piattaforma e cacciarne, lottando corpo a corpo, il difensore. Contro mura più alte si usavano scale, che si dovevano portare e salire con la sola protezione dello scudo, sotto il grandinare delle frecce e dei massi di pietra o sotto il getto di granate a mano.
Le scalate più rinomate nella storia sono quelle date dai Goti ad Adrianopoli e da Carlo il Temerario a Beauvais nel 1472, e una delle più sorprendenti è la scalata di Fécamp nel 1573 data a una rupe a picco alta 600 piedi (183 m.). Esempio celebre, e senza dubbio unico, di una piazza scalata due volte nella stessa giornata dagli assedianti e dai difensori si rinviene nella difesa di Berg-op-Zoom in Olanda, occupata nel 1814 dai Francesi.