scacchi e altri giochi di scacchiera
Giochi che rafforzano memoria, ragionamento e capacità decisionali
I giochi che, come gli scacchi, vengono effettuati muovendo un insieme di pedine sopra una tavola suddivisa in caselle sono nati diversi millenni prima dell’era cristiana. L’impegno mentale richiesto dalla loro pratica è in grado di stimolare, in particolare, memoria, ragionamento logico e capacità decisionali. Non è stato ancora possibile analizzare completamente le potenzialità strategiche dei giochi più complessi appartenenti a tale categoria, neanche ricorrendo a sofisticate tecniche informatiche
Gli scacchi appartengono all’ampia categoria dei giochi di scacchiera, chiamati più rigorosamente dagli esperti giochi di tavoliere, astratti, di strategia a due. Queste ultime definizioni derivano dai seguenti fatti: le mosse vengono effettuate spostando o posizionando piccoli oggetti (pedine) sopra un apposito piano di gioco, chiamato genericamente tavoliere; la foggia delle pedine e del tavoliere non trae spunto da particolari situazioni reali, storiche o geografiche, ma assume connotati del tutto astratti; i contendenti sono solo due, denominati convenzionalmente: Bianco e Nero, in funzione del colore scelto per il proprio insieme di pedine; la loro pratica induce i partecipanti a elaborare una strategia, ossia una linea di condotta teorica che consenta di individuare l’insieme delle migliori azioni da compiere, in ogni situazione potenziale.
L’impegno mentale che il raggiungimento di tale finalità richiede è in grado di stimolare e affinare diverse importanti attitudini intellettive, tra le quali la memoria, per la convenienza di tenere a mente gli sviluppi di partite giocate in precedenza; il ragionamento logico, per l’esigenza di analizzare, in forma razionale, i possibili sviluppi legati all’effettuazione di una determinata mossa; la capacità decisionale, per la necessità di dover scegliere, in tempi relativamente rapidi, l’azione da compiere, tra le tante possibili.
Come si desume da vari ritrovamenti archeologici, già diversi millenni prima dell’era cristiana venivano praticati giochi che adoperavano un tavoliere e un insieme di pedine. Il più antico fra i reperti di tale genere è stato rinvenuto in Egitto, nei pressi della città di El-Mahash e risale a più di 5.000 anni fa.
Le origini degli scacchi sono relativamente più recenti, anche se non del tutto accertate. Sembra comunque che il gioco sia arrivato in Europa nell’8° secolo, con la conquista della Spagna da parte degli Arabi. Si suppone che questo popolo lo avesse appreso dai Persiani, i quali, a loro volta, lo avrebbero ricavato da un gioco indiano, denominato chaturanga, risalente al 5° secolo. Ma se alcuni materiali ludici sono riusciti ad arrivare a noi, attraverso millenni di storia, la stessa cosa non è avvenuta per le regole con cui venivano utilizzati.
Il primo saggio che descrive in maniera approfondita storia, regole e strategie dei giochi di scacchiera, e in particolare degli scacchi, è rappresentato dal Libro dei giochi, redatto nel 1283 dal re Alfonso X di Castiglia, detto il Saggio.
Il tavoliere degli scacchi (scacchiera) è costituito da un quadrato suddiviso in 64 caselle, alternativamente chiare e scure. Diversamente da altri analoghi giochi, le pedine (chiamate più propriamente pezzi) non hanno tutte la stessa forma e ognuna di loro possiede una capacità di spostamento e di cattura diversa dalle altre.
All’inizio di una partita, ciascuno dei due giocatori dispone di 16 pezzi – che devono essere collocati sulla scacchiera in un modo definito – così assortiti: 1 re, 1 regina, 2 torri, 2 alfieri, 2 cavalli e 8 pedoni.
Il Bianco ha il diritto di effettuare la prima mossa; l’assegnazione del colore nella prima partita si effettua a sorte o d’accordo; nelle eventuali partite successive, viene attribuito in maniera alterna.
I due giocatori si avvicendano nelle mosse, prelevando ogni volta un pezzo a propria scelta e, nel rispetto delle regole, spostandolo in una casella vuota od occupata da un pezzo avversario (che, in tal caso, viene catturato e tolto dalla scacchiera).
Vince fra i due giocatori quello che riesce, per primo, a creare una situazione nella quale il re del proprio avversario non ha più alcuna possibilità di mossa ed è sotto presa dell’avversario.
In linea di massima, ogni potenziale mossa effettuabile da un determinato pezzo può essere eseguita esclusivamente se il tragitto intermedio da percorrere è completamente sgombro da altri pezzi; solo il cavallo ha la facoltà di non rispettare questo vincolo. Sinteticamente, le mosse eseguibili dai vari pezzi sono le seguenti:
re: si può spostare solo di una casella, avanti o indietro, in qualsiasi direzione (diagonale, orizzontale, verticale);
regina: si può spostare di quante caselle vuole, avanti o indietro, in qualsiasi direzione (diagonale, orizzontale, verticale);
torre: si può spostare di quante caselle vuole, avanti o indietro, ma solo in orizzontale e verticale;
alfiere: si può spostare di quante caselle vuole, avanti o indietro, ma solo in diagonale, quindi solo su caselle dello stesso colore di quella di partenza;
cavallo: si sposta di due caselle in orizzontale o in verticale e di una in direzione perpendicolare alla precedente, descrivendo un tragitto a forma di elle, e, diversamente dagli altri pezzi, può saltare qualsiasi ostacolo trovi sul suo tragitto;
pedone: si muove solo in avanti di un passo alla volta, ma può mangiare un pezzo avversario solo se questo si trova in una casella in diagonale; la prima volta che viene spostato, il pedone si può muovere, volendo, di due caselle in avanti.
Ogni gioco di competizione a due che, come gli scacchi, non prevede mosse nascoste o affidate al caso e termina sempre con un risultato netto (come avviene per la maggior parte dei giochi di scacchiera) viene detto determinato.
Un importante teorema matematico afferma che, per ogni gioco di questo tipo, esiste sicuramente una strategia ottimale che assicura a uno (e uno solo) dei due giocatori di conseguire, a seconda dei casi, o il pareggio o la vittoria. La garanzia dell’esistenza di una tale strategia non aggiunge, però, alcuna informazione, né sulla sua struttura, né su quale dei due giocatori favorisce. Finora, però, sono state scoperte strategie ottimali solo in relazione a giochi determinati estremamente semplici. Per la quasi totalità di quelli più complessi (come dama, scacchi, go) non è stato possibile ottenere un risultato del genere, neanche ricorrendo a sofisticate tecniche informatiche.
Backgammon. È un gioco di origine sumera, nato almeno 4.500 anni fa. Si effettua su un particolare tavoliere, sul quale sono riprodotte 24 caselle a forma di punta, con 15 pedine per ciascuno dei due giocatori, e due dadi cubici. Ciascun partecipante deve riuscire a contrastare non solo le scelte dell’avversario, ma anche i capricci della sorte dovuti al punteggio dei dadi.
Dama. La versione più popolare in Italia di questo gioco si effettua sul tavoliere di 64 caselle, con 12 pedine per ciascun giocatore. In molti paesi esteri, invece, il tavoliere è composto di 100 caselle e ognuno dei due partecipanti possiede 20 pedine. Mentre la dama a 64 caselle è nata in Francia, intorno all’anno Mille, la sua variante internazionale è stata ideata, sempre in Francia, agli inizi del 18° secolo.
Go. È un gioco di origine cino-tibetana, le cui origini sembrano essere anteriori al 1000 a.C. Si effettua su un tavoliere sul quale è tracciato un reticolo di 19319 linee, con un corredo di 361 piccole pedine a forma di lente: 181 nere e 180 bianche. Ciascun partecipante deve cercare di circondare il maggior numero possibile di intersezioni del tavoliere, mediante concatenazioni continue di pedine del proprio colore.
«Il gioco degli scacchi è il gioco che conferisce più onore all’intelletto umano» (Voltaire, scrittore e filosofo francese).
«Il gioco degli scacchi è uno stupido espediente per far credere a degli indolenti che stanno facendo qualche cosa di intelligente» (George Bernard Shaw, commediografo e scrittore irlandese).
«Il gioco degli scacchi è il metro di giudizio dell’intelligenza» (Johann Wolfgang von Goethe, scrittore tedesco).
«Gli scacchi sono il più cospicuo spreco di intelligenza umana che si possa riscontrare al di fuori di un’agenzia di pubblicità» (Raymond Chandler, scrittore di gialli statunitense).
«Il gioco degli scacchi non è solo un futile divertimento, la vita stessa è una specie di partita a scacchi» (Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense).
«Degli scacchi è stato detto che la vita non è abbastanza lunga per essi; ma questo è un difetto della vita, non degli scacchi» (Irving Chernev, scrittore russo di manuali scacchistici).