SAXA RUBRA
. Dalle rocce di tufo rossastro ebbe nome una stazione sulla Via Flaminia a 9 miglia da Roma. La località (oggi Prima Porta), nota per parecchi avvenimenti della storia romana, trae principalmente fama dal fatto che nei suoi pressi si sarebbe svolta la fase decisiva della battaglia fra Costantino e Massenzio (28 ottobre 312).
La questione è però controversa, perché, come già il Tillemont, moltissimi dei moderni (fra essi O. Seeck, K. Landmann) sono propensi a localizzare la sconfitta di Massenzio nelle vicinanze del Ponte Milvio. L'unico autore antico che ponga la fase decisiva della battaglia ad Saxa rubra è Aurelio Vittore (Caes., 40, 23); tutte le altre fonti o non fanno nomi di luogo o indicano il Ponte Milvio. C'è tuttavia da notare a questo proposito che l'indicazione del Ponte Milvio non è una prova sicura, come da molti è ritenuta, per la determinazione del teatro dello scontro principale; essa può essere derivata dal fatto che finì col dominare l'attenzione il luogo in cui Massenzio, come anche Vittore attesta, trovò la morte. Fa eccezione il solo Lattanzio il quale (De mort. persec., 44, 3) esplicitamente colloca la fase principale della battaglia nei pressi del Ponte Milvio; ma sulla veridicità del suo racconto sono stati levati non a torto gravi dubbî, per l'inverosimiglianza che esso presenta dal punto dí vista della strategia e per la tendenziosità a cui sembra ispirato. È parso quindi ad alcuni studiosi moderni miglior partito attenersi a Vittore (come già fecero E. Gibbon, lo Schiller, H. Moltke), perché nel suo racconto pur così stringato egli offre due dati precisi, collocando ai Saxa rubra lo scontro decisivo, al ponte Milvio l'episodio finale con la morte di Massenzio: così G. Biasiotti, F. Grossi-Gondi, F. Toebelmann, che considerano come teatro della vera battaglia la pianura che si apre nell'ansa del Tevere a destra delle colline di Prima Porta. Un tentativo ingegnoso di conciliare Vittore con le altre fonti è stato fatto dal Costa, col supporre che il primo abbia confuso la stazione sulla Flaminia a 6 miglia con quella a 9 miglia (la battaglia si sarebbe perciò svolta nella pianura di Tor di Quinto); ma non appare del tutto certa la confusione in cui Vittore sarebbe caduto.
Sul combattimento è difficile poter dire di più di questo: che lo schieramento delle forze di Massenzio, ammassate con il fiume alle spalle, fu poco felice; che dopo uno scontro violento ma rapido i massenziani, fra i quali i soli pretoriani resistettero eroicamente facendosi uccidere sul posto, travolti dal panico andarono in rotta, risoltasi in un disastro pei il crollo del ponte di legno, che Massenzio aveva fatto costruire a monte del Ponte Milvio, e perché Costantino pare avesse fatto occupare quest'ultimo. Tutte le ricostruzioni che si sono tentate della battaglia con precisione di particolari hanno molto di ipotetico per l'insufficienza delle notizie fornite dalle fonti.
Bibl.: H. von Moltke, Wanderbuch, 4ª ed., Berlino 1879, p. 115 segg.; O. Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, I, 4ª ed., Stoccarda 1921, pp. 131-134, 496-498; A. Monaci, La battaglia ad Saxa Rubra e il bassorilievo costantiniano, in Dissertazioni della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, s. 2ª, VIII (1903), p. 105 segg.; id., La campagna di Costantino in Italia nel 312, in Nuovo bull. di archeol. crist., XIX (1913), p. 55 segg.; G. Biasotti, La grande battaglia di Costantino contro Massenzio da Saxa Rubra al Pons Mulvius, in Boll. per il XVI Centenario della Pace della Chiesa, 1912, pp. 23-27; F. Grossi-Gondi, La battaglia di Costantino M. a "Saxa Rubra", in Civiltà cattolica, LXIII (1912), 4, pp. 385-403; id., in Letture costantiniane, Roma 1914, pp. 78-81; G. Costa, La battaglia di Costantino a Ponte Milvio, in Bilychnis, II (1913), pp. 197-208; id., ibid., III (1914), p. 87; K. von Landmann, in F. J. Dölger, Konstantin der Grosse und seine Zeit, Friburgo in B. 1913, pp. 147-150; F. Toebelmann, Der Bogen von Malborghetto, in Abhandlungen der heidelberger Akad. der Wissensch., Phil.-histor. Klasse, II, Heidelberg 1915, pp. 22-31, 38-41; J. Maurice, Constantin le Grand, Parigi, pp. 41-47. Cfr. H. Delbrück, Geschichte der Kriegskunst, II, 3ª ed., Berlino 1921, p. 269, n. 2; E. Groag, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, coll. 2477-2480; G. Tomassetti, La campagna rom., III, Roma 1913, pp. 249-250; E. Martinori, Via Flaminia, ivi 1929, pp. 62-3.